MALATO DI NIENTE
…per stupire mezz’ora basta un libro di storia, io cercai di imparare la Treccani a memoria, e dopo "maiale", "Majakowki" e "malfatto", continuarono gli altri fino a leggermi "matto ". - F. De Andrè, "Un matto. Dietro ogni scemo c’è un villaggio"
La notizia mi ha raggiunto con la stessa violenza di un pugno, non atteso sulla faccia. In un paese in provincia di Lecce, pare che un uomo sia stato visto andare in giro nudo a vergare delle scritte anticlericali su varie chiese. Gli sbirri pare siano riusciti ad identificarlo e lo hanno rinchiuso, coattamente, nel reparto psichiatrico di un ospedale. La notizia è stata per me particolarmente dolorosa perché quell’uomo è un mio caro amico e compagno, e come me frequentava abbastanza regolarmente quello che era il Capolinea Occupato. Purtroppo non è il primo ricovero psichiatrico che subisce, ed anzi da oltre venti anni è costretto a confrontarsi con la psichiatria; al contrario però di quanto vuol dare ad intendere la propaganda medica e di quanto comunica il luogo comune, il mio amico conosce molto bene se stesso e la psichiatria: è in continuo contatto con vari gruppi antipsichiatrici, ed era arrivato ad una drastica autoriduzione degli psicofarmaci, riappropriandosi in ottimo modo della sua vita. Il suo odio religioso ed il suo anticlericalismo viscerale non sono il frutto di una mente disturbata, ma al contrario un andare alla radice e riscoprire la sua normalità, se è vero quello che lui stesso afferma, e cioè che il primo ricovero lo ha subito per una crisi mistico-esistenziale.
Dall’oppio dei popoli, dal consumo indotto di droga religiosa, all’uso forzato della droga chimico-farmaceutica, il passo è stato breve. Del resto, in entrambi i casi si tratta di forme di dominio, di due diversi aspetti di controllo mentale, per mezzo dello svuotamento della coscienza, lo spegnimento del pensiero critico e l’annullamento della propria individualità.
E proprio a proposito di individualità, non posso fare a meno di ricordare la nostra discussione su Stirner, così come pure l’infinita gentilezza e compostezza dei suoi modi, la sua galanteria quasi d’altri tempi, i suoi "omaggi floreali" alle donne a cui vuole bene, o lo stesso amore che abbiamo per alcune isolate località di mare del Salento, dove ci eravamo ripromessi di recarci insieme quest’estate. Lo Stato purtroppo, in forme diverse, ce lo ha impedito. Almeno per ora.
Dico questo perché non posso fare a meno di credere che anche quanto è successo a lui sia collegato alla ondata repressiva che ha colpito coloro che ruotavano attorno al Capolinea Occupato. Questo amico e compagno infatti frequentava piuttosto regolarmente il nostro gruppo anarchico e la nostra sede, ed aveva trovato persone con cui relazionarsi in maniera aperta, orizzontale, alla pari, senza nessuno che pensasse di essere un gradino più in alto di lui e del suo supposto "disagio". Forse non è molto, ma non è neanche poco quando si vive in una società in cui si viene inevitabilmente marchiati a fuoco per i propri comportamenti, e in cui si viene considerati matti e trattati come lo scemo del villaggio, ogni qualvolta il pensiero o i gesti sfuggono a quelle che sono le interpretazioni della normalità. Quello che io so per certo, perché l’ho vissuto, è che questo amico stava molto bene finchè ha avuto qualcuno che lo ha accettato senza riserve di nessun tipo, con cui poteva confrontarsi, mangiare e bere, guardare un film o semplicemente discorrere, per il puro piacere della chiacchiera. Probabilmente è solo questo ciò di cui ha bisogno, è la cosa più vecchia del mondo: affetto, solidarietà, rapporti umani, e non farmaci utili solo a tamponare degli effetti senza andare a smascherare le cause. Saperlo quindi ora sdraiato in un letto, imbottito di gocce e pillole colorate somministrategli da professori in camice bianco, con lo sguardo perso nel vuoto e nuovamente espropriato di se stesso, non può che contribuire ad aumentare la mia rabbia nei confronti di una società che ha ormai smarrito completamente il senso e la bellezza dei reali rapporti umani e delle relazioni sociali tra individui liberi.
Un imbarcato su
La nave dei folli
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