2001

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      2003

2001

18 aprile: Prime sommosse a Beni-Douala (regione di Tizi Ouzou, nella Grande Cabilia, a 100 km a est di Algeri) in seguito all'assassinio di un giovane liceale da parte dei gendarmi. Secondo la versione ufficiale sarebbe stato ucciso da una raffica di fucile mitragliatore caduto accidentalmente (sei pallottole!) dalle mani di un gendarme.

19 aprile: Le sommosse si estendono a diversi villaggi della Cabilia provocando, in certi casi, decine di feriti e causando ingenti danni materiali. Ad Amizour (regione di Béjaïa, nella Piccola Biblioteca, 250 km a est di Algeri), la manifestazione di protesta contro il fermo e l'arresto di tre liceali che scandivano slogan ostili al potere si trasforma in sommosse e scontri in tutta la Piccola Cabilia.

21 aprile: A Douala, El-Kseur e Amizour assalti con molotov, pietre, pneumatici incendiati ai commissariati della gendarmeria.

22 aprile: Ad Amizour, malgrado gli appelli alla calma lanciati dai dirigenti del FFS (Fronte delle Forze Socialiste) venuti a fare da pompieri, alcuni manifestanti attaccano il distaccamento a pietrate, incendiando due veicoli della gendarmeria, la sede della Daira (sottoprefettura), l'anagrafe, il tribunale.

23 aprile: Unità antisommossa vengono inviate da Tizi Ouzou (capitale della Cabilia) verso Beni-Douala, a 20 km di distanza.

24 aprile: Nel tentativo di calmare le acque le autorità annunciano la sospensione del vice-capo della Sicurezza della wilaya (prefettura) di Béjaïa, l'arresto del gendarme autore degli spari mortali a Beni-Douala e l'istituzione di un programma speciale di aiuto economico a questa regione, diffondendo nel contempo gli appelli alla calma dei genitori del liceale assassinato decisi a "intentare un'azione giudiziaria".

25 aprile: Scontri nelle città di Sidi Aïch, El-Kseur, Tazmalt, Barbacha, Seddouk e Timezrit, incendiate le sedi dei partiti nazionalisti cabili. A Barbacha dato alle fiamme anche il palazzo dell'ufficio delle imposte. Incendiata la sede della Daira di Ouzellaguen. La strada statale tra Algeri e Béjaïa viene picchettata. Gli sbarramenti eretti dagli insorti impediscono la circolazione per una sessantina di chilometri.

26 aprile: Il rifiuto delle rappresentazioni politiche è una delle costanti dell'insurrezione, ed anche uno degli aspetti maggiormente calunniati. Le sedi dei due partiti RCD (Ragruppamento per la cultura e la democrazia) e FFS - che avrebbe potuto nutrire una qualche speranza di trarre vantaggio da un tale movimento - sono stati tra i primi ad essere dati alle fiamme a Tizi Rached, insieme alla banca, la sede della Sécurité sociale e l'esattoria, ad essere dati alle fiamme.

Alla fine di una settimana di scontri la lotta si è estesa a quasi tutta la Cabilia. Il numero dei bersagli presi di mira aumenta (incendio del palazzo delle imposte, della prefettura, delle sedi dei partiti per la tutela dell'identità nazionale ...). Si moltiplicano anche i saccheggi: gli sfruttati fanno razzia delle merci di cui hanno bisogno. In pochi giorni la totalità delle città e dei villaggi della Cabilia è in ebollizione.

28 aprile: Scontri nelle piccole città e nei villaggi. Imponenti manifestazioni a Béjaïa: vengono distrutte la casa della cultura, la direzione del Demanio, la stazione degli autobus. Nel complesso questa è la giornata più sanguinosa dall'inizio della sommossa (una trentina le vittime tra i manifestanti). Un giornalista di "Libération" osserva che "da 40 a 60 membri delle forze di sicurezza sarebbero stati uccisi il 26 aprile in uno scontro a sud di Tébessa".

5 maggio: Il movimento inizia a strutturarsi a Tizi Ouzou, si riuniscono i primi coordinamenti dei villaggi e dei quartieri.

7 maggio: Imponente manifestazione a Bejaia

12 maggio: Il FFS, meno compromesso con il potere, fa in maniera di disilludere chiunque presentando a Bouteflika, al capo di Stato Maggiore dell'esercito e al capo della DRS (Dipartimento di Sicurezza) un "memorandum" che consiste essenzialmente nel proporre il proprio appoggio nell'organizzazione di una "transizione democratica".

21 maggio: Il coordinamento delle aarch organizza una manifestazione a Tizi Ouzou (circa 500.000 persone).

23 maggio: A Kherrata gli enormi depositi di merci scoperti a casa di un ex-ufficiale della gendarmeria vengono bruciati.

10 giugno: A Khenchela un sottufficiale che si pavoneggiava al volante di una auto di grossa cilindrata si rivolge in modo sprezzante ad una ragazza. Aggredito dai giovani del quartiere accorsi per difenderla, egli esclama: "Ma che vi prende oggi?", sentendosi rispondere: "Niente è più come prima". Il militare viene picchiato e la sua automobile distrutta. Un'ora dopo ricompare con una trentina di soldati in borghese armati di fucili d'assalto. Dopo una battaglia campale i militari sono costretti a ripiegare, ma la rivolta si estende a tutta la città: vengono erette barricate e il municipio, la sede delle imposte, la prefettura e due supermercati vengono saccheggiati. La città intera è devastata.

11 giugno: I rappresentanti delle Wilaya [provincie] di Sétif, Bordj Bou Arrédj, Bouira, Boumerdès, Bgayet, Tizi Ouzu, Algeri e del Comitato collettivo delle Università di Algeri, adottano a El Kseur una piattaforma comune di rivendicazioni.

12 giugno: Scoppiano delle sommosse a Khenchela (550 km a est di Algeri), nelle Aurès (un morto), ad Aïn Fakroun (550 km a est di Algeri) e a Sour El Ghozlane (130 km a sud di Algeri).

14 giugno: Violenti scontri ad Algeri. Verso l'una di pomeriggio in piazza I maggio, tra sfruttati in rivolta e polizia antisommossa, vengono anche saccheggiati alcuni capannoni. Secondo le diverse fonti questa manifestazione avrebbe riunito dalle 500.000 ai 2.000.000 di rivoltosi. La rivolta ha largamente superato i confini della Cabilia, dove non si placa da ormai 45 giorni.

Metà giugno: Le classi dirigenti non possono che constatare la perdita di ogni controllo della situazione in Cabilia. Praticamente tutti i distaccamenti della gendarmeria nazionale offrono lo stesso spettacolo: portoni ammaccati, mura sventrate, facciate incendiate, porte sfondate... e tutto attorno resti di pneumatici bruciati, piloni divelti, alberi abbattuti bloccano tutte le strade che portano ai distaccamenti. Ovunque i commercianti si rifiutano di servire i gendarmi. Il boicottaggio è totale. I 36 distaccamenti che conta la Cabilia vengono approvvigionati da Algeri (via elicottero o con convogli estremamente armati).

18 giugno: Il consiglio del governo vieta ogni forma di manifestazione nella capitale (Algeri).

29 giugno: Il coordinamento interprovinciale rifiuta, durante una riunione, di ricevere il rappresentante del governo, mandato dalle autorità del Paese.

Metà luglio: Il coordinamento della wilaya di Tizi Ouzou adotta un "codice d'onore" dei delegati attraverso il quale costoro s'impegnano, tra l'altro, a "non portare avanti nessuna attività e azione che miri ad allacciare legami diretti o indiretti con il potere", "a non utilizzare il movimento per fini di parte e a non trascinarlo in competizioni elettorali o in opzioni di presa del potere", "a non accettare qualsiasi tipo d'incarico politico nelle istituzioni del potere" e a "non dare al movimento una dimensione regionalista di qualsiasi forma".

17 luglio: A Béjaïa forti atriti provocano una scissione nel comitato cittadino, a causa dei tentativi di infiltrazione dei sindacalisti e dei "sinistri" (i quali conservano il nome di "comitato popolare"). Il coordinamento intercomunale denuncia il tentativo di "caporalizzare" il movimento e l'abbandono degli obiettivi iniziali. Il coordinamento chiama con successo uno sciopero generale per il 26 luglio: è la piazza a decidere e uno degli slogan della manifestazione è "Fuori i traditori! Fuori i sindacati!".

8 agosto: La manifestazione nazionale delle aarch viene impedita e bloccata alle porte di Algeri.

20 agosto: Si tiene a Ifri Uzellaguen una manifestazione con la partecipazione di folle provenienti da tutta la Cabilia. La data è il luogo hanno un significato: nel 1956 si tenne infatti il congresso della Soummam, nel corso del quale Abbane Ramdane, prima di venir assassinato, si era opposto al predominio dell'"esercito dell'esterno" sul FLN. Questo ritorno al passato non è banalmente commemorativo, come riassume il 14 agosto nel corso di un meeting a El Kseur un delegato di Akfadou (dopo aver ricordato che in quel congresso era stata decisa la supremazia del civile sul militare e dellinterno sull'esterno): "Noi siamo dei civili, loro dei militari. Noi siamo all'interno, loro all'esterno". Gli slogan adottati per questa marcia ("1956-2001, la lotta continua", "Restituire al popolo la sua storia") assumono appieno il loro senso con la decisione di "vietare agli ufficiali" la vallata della Soummam poiché costoro non contano solamente di tenervi l'abituale celebrazione annuale (che verrà organizzata all'altro capo del paese, a Mascara), ma tramite loro emissari, hanno iniziato anche a contattare alcuni delegati non meglio identificati del coordinamento delle wilaya, sostenitori dell'idea di un negoziato. La manovra ha, però, l'effetto opposto a quello sperato: rafforzare la determinazione a "proibire la presenza di qualsiasi ufficiale in Cabilia". Lo stesso ministro dei Mujaheddin deve rinunciare a recarsi a Tizi Ouzou e, alcuni giorni prima, il ministro dell'interno, giunto a insediarvi il nuovo prefetto, era stato accolto a sassate.

5 ottobre: La manifestazione chiamata per deporre tra le mani del presidente algerino Bouteflika le 15 rivendicazioni della Piattaforma di El-Kseur viene fermata alle porte della capitale da un imponente schieramento di reparti antisommossa. Due cortei indetti per il 5 luglio e l'8 agosto erano stati vietati dal governo. In risposta all'ennesimo divieto la tensione monta in tutta la regione.

10 ottobre: Scontri tra gruppi di giovani e il Corpo Nazionale della Sicurezza a El-Kseur. Ad Amizour i manifestanti erigono barricate sulle strade principali del paese. Ad Aokas sono ancora dei ragazzi a innescare scontri all'uscita dalle scuole.

11 ottobre: Il Coordinamento Interwilayas (che riunisce tutti i delegati delle aarch e dei comitati cittadini e di paese della regione) decidono di non rimettere più a nessun rappresentante dello Stato le rivendicazioni della Piattaforma, che a questo punto diventa non negoziabile, e di bandire dal movimento chiunque accetti il dialogo con il governo. La disobbedienza è totale: tasse non pagate, fatture del gas e dell'elettricità che non vengono saldate, chiamate al servizio militare ignorate, rifiuto di tutte le scadenze elettorali venture.

1 novembre: Il coordinamento interprovinciale organizza una manifestazione nazionale a Ighil Imoula (Tizi Ouzou).

6 dicembre: Per protestare contro un secondo incontro tra il Capo del governo Ali Benflis e il gruppo di delegati autonominatisi rappresentanti delle aarch viene proclamato in Cabilia lo sciopero generale e si organizzano sit-in davanti a tutte le caserme dell'odiata gendarmeria. In poche ore questi sit-in si trasformano in violenti scontri con le forze dell'ordine che in molte città e altri piccoli centri durano per ben tre giorni. Ad Amizour i rivoltosi, non contenti, bruciano la sede della Sonelgaz (compagnia algerina del gas), dell'ufficio delle imposte e dell'Organizzazione Nazionale dei Mudjahidin. A El-Kseur sono il tribunale e la casa di un magistrato a essere presi di mira e saccheggiati nonostante l'intervento del CNS.

29 dicembre: Molte manifestazioni di collera in diversi comuni e località della provincia di Aïn Berda, a causa della cronica mancanza d'acqua potabile, del gas e dell'elettricità, a cui i giovani reagiscono innalzando barricate sulle arterie principali.

2002

22 gennaio: Bloccate dai rivoltosi le principali arterie stradali della regione di Annaba, al confine con la Tunisia.

7 febbraio: Una delegazione delle aarchs viene arrestata davanti alla sede dell'Onu di Algeri. Non appena la notizia giunge a Tizi Ouzou gruppi di giovani assaltano la sede della Sonelgaz. I CNS che si trovano all'interno rispondono con i lacrimogeni. I manifestanti si dirigono verso il distaccamento della gendarmeria per lanciare ancora molotov e pietre. Gli scontri proseguono fino a sera.

12 febbraio: Il coordinamento dei comitati della provincia di Tizi Ouzou lancia la parola d'ordine di sciopero generale in tutta la Cabilia, per protestare contro la riapparizione della gendarmeria nelle strade, messa al bando dopo i tumulti dell'aprile 2001 repressi nel sangue. La regione è paralizzata: aziende e scuole chiuse, uffici pubblici deserti, serrata dei negozi, trasporti fermi. Gli assembramenti davanti le caserme della gendarmeria si trasformano presto in scontri, in particolare a Tizi Ouzou, Azazga, Fréha, Akbou, Seddouk e Sidi Aïch.

26 febbraio: Il movimento degli insorti risponde all'annuncio del presidente Bouteflika della data delle elezioni (fissate per il 30 maggio) confiscando e bruciando urne elettorali e documenti amministrativi.

Inizio marzo: Viene lanciato l'appello a tutti gli algerini affinché si uniscano al boicottaggio delle elezioni.

12 marzo: Bouteflika annuncia che il berbero sarà riconosciuto come una delle lingue nazionali, anche se non ufficiale; i reparti della gendarmeria saranno dislocati lontano dalle città ma non lasceranno la regione; uno statuto di "vittima" (e non "martire") verrà attribuito a tutti i caduti a seguito degli eventi dell'aprile 2001 (per questo detto dai cabili "Primavera nera"). Queste risoluzioni non soddisfano la popolazione: dopo alcuni giorni le dichiarazioni presidenziali nei capoluoghi e in molti altri comuni si scatenano vere e proprie battaglie intorno ai distaccamenti della gendarmeria. Un morto e decine di feriti a Tizi Ouzou.

23 marzo: Lo Stato algerino sembra fare un altro passo verso la soluzione della crisi. Movimenti di reparti militari a Tizi Ouzou e Béjaïa annunciano la partenza della gendarmeria dalle due città e il suo trasferimento in località vicine. Poi, improvvisamente, vengono disposti arresti di massa contro i delegati delle aarch.

25 marzo: Il teatro "Kateb-Yacine" di Tizi Ouzou, sede del coordinamento cittadino, viene assaltato da reparti dei CNS che arrestano 21 delegati per detenzione di armi proibite e occupazione illegale di beni pubblici. Numerosi altri delegati si danno alla clandestinità dopo la perquisizione dei loro domicili da parte della polizia. La città sembra in stato d'assedio. Alcune ore dopo gli arresti, con la polizia ancora all'interno della sede del coordinamento, si hanno i primi violenti scontri.

26 marzo: Vengono spiccati altri 400 mandati d'arresto contro altrettanti delegati di tutte le province (le accuse vanno dalla partecipazione agli scontri alla costituzione di organizzazione non autorizzata).

27 marzo: Viene impedito e represso il corteo a Béjaïa per esigere la liberazione immediata dei detenuti.

28 marzo: Per impedire la manifestazione chiamata dalle aarch a Tizi Ouzou vengono sparati nelle vie della città, fin dalle prime ore del mattino, gas lacrimogeni in modo da trattenere la gente nelle case. Il corteo si svolge comunque con slogan contro il potere, barricate e violenti scontri. Tra i manifestanti 3 morti e decine di feriti.

Aprile: Si susseguono arresti e iniziative di lotta per ottenere la liberazione dei detenuti (sit-in all'esterno dei tribunali, attacchi a caserme, cortei degli studenti universitari, migliaia di alunni si rifiutano di andare a scuola finché non verranno rilasciati gli insegnanti arrestati).

Inizio maggio: Riprende la campagna anti-elettorale del movimento delle assemblee con appelli, cortei e distruzione di urne elettorali.

20 maggio: Il presidente Bouteflika, giunto all'università di Algeri per festeggiare l'"anno dello studente", viene accolto con un fitto lancio di pietre da parte degli studenti che richiedono la liberazione dei detenuti. Seguiranno vari arresti.

21 maggio: Gli studenti occupano l'università per richiedere la liberazione dei loro compagni. Il presidente li grazia come gesto per invitare alla calma e andare a votare.

30 maggio: In Cabilia le elezioni praticamente non hanno luogo: barricate nelle strade, uffici delle prefetture e municipi occupati, urne arse sulla pubblica via per dire no alle "elezioni della vergogna". Uno sciopero generale paralizza tutta la regione, tumulti e scontri con la polizia che provocano altri morti e centinaia di feriti. A Tizi Ouzou scoppia la collera non appena le urne fanno la loro apparizione negli uffici elettorali, che vengono assaliti e distrutti da migliaia di rivoltosi. Scene simili in molte altre città, nonostante il massiccio schieramento delle forze dell'ordine. Alla fine della giornata le percentuali dei votanti saranno dell'1,84% in Cabilia e del 46,9% nell'intera Algeria. Il rifiuto delle elezioni, sebbene non nei termini verificatisi in Cabilia, ha superato i confini della regione.

Giugno: Non solo in Cabilia, ma anche in altre regioni dell'Algeria, la situazione è sempre esplosiva e i tumulti non hanno fine. Ad est e a sud del paese e in alcuni quartieri della capitale la collera è scoppiata violentemente a causa della mancanza d'acqua. Strade bloccate, edifici pubblici incendiati.

17 giugno: La città di Boukadir (210 km ad ovest di Algeri) è teatro di tumulti senza precedenti.

19 giugno: I detenuti del movimento vengono autorizzati a riunirsi in una sala del penitenziario per discutere della proposta informale di un emissario del governo giunta con la mediazione di due sedicenti delegati, poi sconfessati dal movimento. Rifiutano di scrivere una lettera ai delegati del coordinamento di Tizi Ouzou per chiedere di accettare un negoziato sulla Piattaforma di El Kseur in cambio della libertà provvisoria per tutti gli arrestati. In un comunicato, invece, i detenuti ribadiscono la loro fiducia nel coordinamento cittadino e l'indisponibilità a negoziare la Piattaforma di El Kseur così come la loro liberazione e di tutti gli altri detenuti.

Agosto: A seguito di violenti scontri e ripetuti incidenti e dell'ultimatun lanciato dal movimento il 25 luglio, il presidente Bouteflika grazia tutti i delegati delle aarch detenuti, i quali all'uscita del carcere dichiarano che la lotta continua...

5 ottobre: Anniversario dei moti sanguinosi dell'ottobre del 1988: sciopero generale accompagnato da varie manifestazioni alla vigilia delle elezioni. Le marce programmate nei vari capoluoghi delle province vengono impediti dalla forze dell'ordine. Duri scontri con la polizia in tutte le località: si contano molti feriti da arma da fuoco, decine di arresti, in particolare a Bouira e a Bejaia.

10 ottobre: Il 50% degli algerini boccia il governo di Algeri boicottando le elezioni comunali e provinciali. In Cabilia, nonostante la partecipazione del FFS, i votanti sono meno del 10%.

13 ottobre: La polizia fa irruzione nel palazzo di giustizia di Tizi-Ouzou, in un'aula dove alcuni delegati degli Aarch stanno assistendo ad un ennesimo processo politico, e li arresta dopo aver percosso chiunque cerca di opporsi, tra cui diversi avvocati. Sono accusati di aver impedito lo svolgimento delle elezioni di qualche giorno prima.

26 novembre: 27 detenuti, di cui 7 delegati, iniziano lo sciopero della fame a Bugia.

3 dicembre: Settimo giorno di sciopero a Bugia, inizia lo sciopero della fame a Tizi-Ouzou (5 detenuti).

6 dicembre: Inizio dello sciopero della fame a Bouira (7 detenuti).

2003

4 gennaio: Uno sciopero generale, proclamato dal coordinamento degli Aarch per esigere la liberazione dei detenuti d'opinione, paralizza l'intera regione della Cabilia. I detenuti (arrestati dopo le elezioni locali dello scorso ottobre) hanno iniziato uno sciopero della fame il 3 dicembre.

Inizio febbraio: Gli abitanti del comune di Tadjenant, nella provincia di Mila (400 chilometri ad est di Algeri), saccheggiano gli edifici della Daira (sotto prefettura) e del comune, distruggono i locali amministrativi della sede dell'Ugta (Unione nazionale del sindacato algerino) e le sedi dei partiti politici. Anche la sede della Sonelgaz (la società nazionale dell’elettricità e del gas) viene interamente incendiata dai manifestanti. Sempre nella regione est del Paese, nella provincia di Skikda, la popolazione del comune di Salah Bouchaour scende in strada bloccando il traffico. Gli abitanti di questo comune rivendicano una rete elettrica che è stata a loro promessa dalle autorità ma che non è ancora stata realizzata: gli abitanti ritengono inammissibile che dopo 40 anni dall’indipendenza il loro comune sia senza energia elettrica mentre i responsabili locali hanno costruito costose ville per loro e per i loro famigliari con il denaro dello stato.

Nella provincia di Chlef, a 200 Km ad ovest di Algeri, la tensione è altissima in questi giorni. Nel comune di Zeboudja, a 20 Km dal capoluogo della provincia, migliaia di abitanti saccheggiano le abitazioni del capo della Daira e del sindaco. I manifestanti hanno circondato le loro abitazioni dopo avere constatato che vengono alimentate da un gruppo elettrogeno del comune, mentre la zona soffre ancora della mancanza dell'energia elettrica in questo rigido inverno.

Nella provincia di Ain Defla, 250 km ad ovest di Algeri, gli abitanti chiudono il municipio e vietano l'accesso al sindaco ed ai suoi collaboratori. Protestano per il fatto che le loro preoccupazioni sono ignorate dall’indipendenza del paese (1962). Secondo loro la strada che porta alla loro località e impraticabile, sia per i veicoli che per i pedoni, soprattutto in questo periodo invernale. Il loro douar (villaggio) è privo di acqua potabile, di scuola elementare, e di collegamenti con i mezzi di trasporto. I bambini sono costretti a percorrere una lunga distanza per raggiungere le classi.

Nella regione della Cabilia continua il braccio di ferro tra il movimento degli Arch e il governo. Un sit in quotidiano si svolge davanti alle prigioni della regione per esigere la liberazione dei detenuti politici, mentre si prepara ad organizzare una manifestazione ad Algeri per il 2 Marzo, giorno della visita ufficiale del presidente francese Chirac in Algeria.

28 febbraio: Sciopero generale di due giorni proclamato dal sindacato Ugta.

24 maggio: Il presidente Bouterflika in visita in una delle regioni più colpite dal terremoto viene cacciato e termina così la sua visita dopo soli cinque minuti.

 
 

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