“Peggio” e’ composto da pagine salentine, ma ogni tanto ci sembra giusto parlare di storie che accadono altrove, come quella che mi appresto a raccontare. Storie che si consumano lontano dalla terra salentina ma che stabiliscono con essa dei legami molto profondi; storie che, come alcune di quelle salentine, sono trasportate dal vento della rivolta, The Warrior Wind, come recita il titolo di un foglio di controinformazione uscito nel febbraio scorso grazie ad alcuni compagni negli Stati Uniti. Il sottotitolo, Against a Society of Confinement: ‘Blow, wild wind, blow!” (contro una societa’ di segregazione: “soffia, vento selvaggio, soffia!”) riflette bene lo spirito del giornale. Il primo e finora unico numero parla approfonditamente dell’ondata di repressione che ha colpito recentemente, ed in modo abbastanza pesante, il movimento di liberazione degli Animali e della Terra in alcuni degli Stati Uniti. L’Operation Backfire, condotta dall’Fbi, ha portato il 7 dicembre 2005 all’arresto di sei attivisti in quattro stati diversi e alla perquisizione e messa sotto indagine di molti altri. Questa operazione, volta a colpire gli insorti del luogo, il cosi’ detto “nemico interno”, presenta delle inquietanti analogie con alcuni fatti italiani dei nostri giorni. Negli ultimi dieci anni lo Stato americano, che come ben si sa ha sempre esercitato sorveglianza e repressione contro coloro che considera suoi nemici, ha intensificato il suo potere di spionaggio contro gli attivisti piu’ radicali del movimento ambientalista. Quando nel 2001 Jeff “Free” Luers fu condannato a 22 anni di prigione per atti di sabotaggio contro una societa’ americana, molti pensarono che si trattasse di un’anomalia giudiziaria. Invece, altri attivisti arrestati dopo di lui sono stati condannati a pene eccezionalmente lunghe. Il capo di accusa che sta alla base dell’operazione “Backfire”, poi, suonera’ certamente familiare a tutti voi che leggete: e’ la presunta appartenenza ad un “eco-terror network” (“The Family”) i cui membri avrebbero compiuto una serie di sabotaggi nella parte nord occidentale del paese dal 1996 al 2001. Le azioni in questione, alcune delle quali rivendicate da Earth Liberation Front e da Animal Liberation Front, includono attacchi contro l’ingegneria genetica, contro vari programmi governativi di “recupero ambientale”, contro aziende impegnate nella macellazione del bestiame e contro tutto cio’ che genera eco-disastri. Nessuna di queste azioni ha mai provocato danni fisici a persone, ma il danno economico che esse hanno inflitto al governo e all’industria assume proporzioni impressionanti.

Le prove in mano all’Fbi si basano quasi esclusivamente sulle dichiarazioni rese da informatori infiltratisi nel movimento, come Jacob Ferguson (di Eugene, Oregon) e Stanislas Meyerhoff, per citare i casi piu’ eclatanti. I redattori di The Warrior Wind sottolineano come l’ipotesi dell’esistenza di un “eco-terror network” sia pura finzione e di come le dichiarazioni degli informatori siano assolutamente inaccurate per giustificare gli arresti. Lo Stato, infatti, preferisce creare il mito dell’esistenza di un’associazione piuttosto che ammettere che decine e decine di individui commettono ogni anno atti di sabotaggio in tutto il territorio nazionale. Non mi dilunghero’ sui particolari della vicenda giudiziaria, ma vorrei ricordare che a poche settimane dagli arresti del 7 dicembre, Bill Rodgers, uno degli attivisti rapiti dallo Stato, e’ stato trovato morto nella sua cella. Secondo la versione ufficiale, Bill sarebbe morto soffocato per aver volontariamente infilato la testa in una busta di plastica.

Probabilmente non avremo mai la certezza che Bill si sia effettivamente suicidato ma, come The Warrior Wind commenta, “l’unico assassino di Bill e di tutti quelli che muoiono in carcere è lo Stato”. A questo punto il giornale mette in evidenza le similitudini tra il teorema dell’ “eco-terror network” americano e le pratiche repressive che gli inquisitori italiani attuano contro gli anarchici in Italia. E sebbene il modo di procedere del governo americano sia in qualche modo diverso da quello del governo italiano, The Warrior Wind conclude: “Da Lecce (Italia) a Eugene (Oregon), bisogna che ci impegniamo in risposte immediate e decise contro la repressione, soprattutto bisogna che passiamo dalla difesa all’attacco. Le proteste e gli appelli possono forse aiutare a ridurre le sentenze dei prigionieri, ma la distruzione di tutte le prigioni puo’ scaturire solo dall’azione diretta e da una lotta collettiva contro tutto l’ordine sociale. In tutto il mondo ci sono gia’ stati molti atti di solidarieta’ con gli anarchici imprigionati in Italia, comprese manifestazioni e azioni contro le ambasciate italiane. La solidarieta’ deve ora manifestarsi anche verso gli arrestati negli Stati Uniti, in memoria di Bill Rodgers e per tutti gli uomini e le donne rinchiusi nelle prigioni e nei campi di detenzione. I nostri atti di solidarieta’ non hanno bisogno di assumere una forma ‘militante’, cio’ che conta è che vengano portati avanti. Non facciamoci illusioni: lo Stato ha dichiarato guerra a coloro che si ribellano contro la forzata marcia verso l’estinzione di questa societa’. Dobbiamo lottare per chi e’ stato arrestato, ma questa lotta è anche per la nostra stessa vita”.

E allora, che il vento della rivolta continui a soffiare sempre piu’ forte, da Lecce a Eugene, e in ogni angolo della terra.

B. Porkoddio

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