Nei prossimi giorni, ed esattamente mercoledì 13 novembre [2002], la città di Lecce ospiterà 11 terroristi.

Loro si fanno chiamare Ministri dell’Interno ma noi, da persone semplici quali siamo, amiamo chiamare le cose con il loro vero nome… Più esattamente, Lecce è la città prescelta per l’incontro fra 11 pericolosi criminali che rappresentano altrettante Nazioni dell’area adriatico – jonica, Italia compresa, e sede di tale incontro sarà il castello Carlo V.

Già tale notizia dovrebbe essere sufficiente a farci sobbalzare dalla sedia e a farci preparare ad opporre a tutto ciò, o quantomeno ad invogliarci a far sapere a costoro che cosa ne pensiamo noi di loro e dei loro vertici; ma c’è dell’altro, perché questi uomini di potere non solo s’incontreranno, ma dovranno anche discutere, e quando degli uomini di potere parlottano tra loro c’è da preoccuparsi, perché è certo che stanno tramando qualche complotto ai danni della gente comune.

Questi undici lugubri figuri in doppiopetto saranno a Lecce per discutere, come da loro stessi stabilito in una riunione tenutasi a Trieste il 29 ottobre scorso, “le misure più urgenti da adottare per potenziare il Piano di Allerta e Reazione Rapida contro l’immigrazione illegale”. Come già si evince dal gergo militaresco da loro stessi adottato, dovranno discutere di come porre rimedio in maniera rapida ai continui arrivi sulle coste del Bel Paese – e salentine in particolare – da parte di migliaia di sfruttati, esclusi da qualsiasi privilegio e dal diritto a condurre una esistenza decorosa nelle loro terre d’origine, diritto negato loro – che sia chiaro – dal ricco Occidente che vuole solo sfruttarne le risorse ed i mercati.

A dire il vero a noi sembra che tali misure i Governi le abbiano già prese da tempo, e sono di vario genere, ma tutte facenti capo alla stessa; dall’affondamento di carrette del mare per mano di navi militari che presidiano i “nostri” mari, ai naufragi causati dalle cattive condizioni meteorologiche, dagli esseri umani morti per mano di scafisti senza scrupoli che non esitano a buttarli a mare, a tutti coloro che riescono a sbarcare ma vengono per questo braccati, rinchiusi, ed infine espulsi, tutto ciò fa parte della stessa identica misura adottata: l’esibizione di un documento d’identità. È solo per la mancanza di questo, infatti, che individui disperati tentano quotidianamente di arrivare sulle nostre coste con i mezzi più disparati e rischiando la propria vita.

Ma, i potenti, parleranno anche d’altro…

Discuteranno del “potenziamento delle polizie dei vari Paesi e di una maggiore collaborazione tra di esse”. In pratica si stanno preparando per servirci in tavola sempre più polizia, sempre più controllo, sempre più repressione, con conseguente restringimento delle nostre già risicate libertà individuali e collettive, ma per farlo in maniera indolore hanno bisogno che la gente accetti queste misure, pur se a malincuore, e quindi gli immigrati, i “clandestini” che sbarcano sulle nostre coste sono il giusto capro espiatorio, il giusto nemico pubblico per farci sentire – nel nulla dell’attuale stile di vita – parte di un qualcosa, per la precisione per farci sentire membri di un fantasma chiamato Nazione, e per questo in qualche modo superiori ai “nuovi barbari” che sbarcano sulle nostre coste.

E discuteranno, costoro, anche “dell’importanza dello sviluppo del commercio e degli investimenti internazionali nella zona”. Come sempre. Come è stato finora, parleranno di come far fruttare i loro denari e quelli dei loro amici industriali ed imprenditori; di come incrementare i loro guadagni spremendo le genti di tutti i paesi, sfruttando gli esclusi di sempre (ridotti al lavoro salariato e costretti ad accettare condizioni di vita e di sfruttamento sempre peggiori), grazie all’incredibile sviluppo tecnologico che ha permesso il decentramento produttivo ed alla globalizzazione dei mercati, per cui se produrre qualcosa in un posto non è più conveniente, semplicemente ci si sposta, lasciando così una scia di milioni di persone a cui non rimane null’altro da fare che fuggire. E sono, queste, le stesse persone nei confronti delle quali “adottare le misure più urgenti per potenziare il Piano di Allerta e Reazione Rapida”.

Un cerchio che si chiude, semplicemente. Con noi nel mezzo.

Nemici di ogni frontiera


 
 

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