1 + 1 = 2. Su G8, arresti e solidarietà

Per tutto è sotto il cielo una stagione
Per ogni evento un'ora
...
Un'ora per abbattere
un'ora per costruire
...
Un'ora per il lutto
un'ora per le danze
Un'ora in cui scagli pietre
un'ora in cui le accatasti

Qobélet

Dopo aver archiviato l'assassinio di Carlo Giuliani, lo Stato incarcera otto oppositori al G8, ne sottopone una ventina a misure restrittive (arresti domiciliari o obbligo di firma), organizza perquisizioni in tutta Italia e notifica avvisi di garanzia con accuse di devastazione, incendio, resistenza eccetera. L'unica voce rimasta sugli scontri del 20 e 21 luglio 2001 è quella di sbirri e magistrati?

Non basta ricordare la repressione brutale, i pestaggi, le torture e la loro deliberata pianificazione. Nell'esprimere solidarietà nei confronti dei compagni arrestati, contro questa ennesima mossa repressiva, va sopratutto affermato il senso di quei giorni.

Quella che è avvenuta a Genova è stata una frattura fra la protesta concordata con governo e polizia e l'opposizione reale, fuori da ogni mediazione istituzionale. Una frattura tra chi chiede sovvenzioni allo Stato, cerca la rappresentazione mediatica, si allea con partiti e sindacati, e chi invece fa dell'autorganizzazione il fine e il mezzo del proprio agire.

In troppi hanno cercato di ricucire quella frattura, con le posizioni più ambigue e l'opportunismo più sfacciato. Ora è quanto mai necessario essere chiari. Se la repressione va attaccata, indipendentemente dagli individui o dai gruppi su cui s'abbatte, per farlo fino in fondo bisogna affermare la propria prospettiva.

Al di là delle accuse contro i singoli compagni, al di là delle loro posizioni, al di là di quello che possono fare sul piano difensivo, è il senso dell'azione diretta esplosa in quei giorni che va rivendicato forte e chiaro. L'attacco generalizzato alle strutture del capitalismo (banche, sedi di multinazionali, concessionarie, agenzie interinali), lo scontro con gli assassini in divisa, la fine di ogni contestazione concordata.

Dopo che ci hanno triturato le orecchie per giorni, in seminari a pagamento, sui massacri quotidiani perpetrati dalle multinazionali, mancano forse gli argomenti per rispondere ai tanti sedicenti "nonviolenti", quando questi condannano sui mass media i gesti di chi attacca quelle stesse multinazionali? 1+1 continua a fare 2, anche se tutti i pensatori di Stato dicono il contrario, anche se la politica "disobbediente" raggiunge falsificazioni sempre più orwelliane... Non è forse orwelliano, infatti, sfilare, come è successo a Torino il 30 novembre, contro i lager per immigrati clandestini assieme a chi lo ha fatto costruire (i DS)? Qualcuno, facendo ancora 1+1, aveva sfasciato nella notte le vetrine di qualche sede dei DS. Un piccolo gesto, ma chiaro, ed oltretutto ben lontano da una situazione di piazza (come dire: niente ritornello sui "gesti irresponsabili" le cui conseguenze repressive ricadono su tutti). La chiarezza, appunto... Per tutta risposta, i Disobbedienti e il Torino Social Forum hanno espresso la loro piena solidarietà ai... DS, prima di proporre all'amministrazione comunale di tinteggiare il lager di giallo per renderlo più "umano".

Solo abbattendo ogni complicità con questi ignobili pompieri di ogni rivolta si potrà ricostruire il senso della nostra autonomia e insieme dello scontro in atto. Solo così tornerà l'ora delle danze e delle pietre.

LIBERI TUTTI, FUOCO ALLE CARCERI!

[Rovereto, 5 dicembre 2002]