Per giungere alla ricchezza e alla grandezza bisogna derubare i poveri e assassinare i deboli.

G.B. Shaw

Ci sono cose che si imparano in un libro, o forse a scuola - certo non guardando la TV - ma ci sono altre cose che si imparano solamente nella dura realtà della vita quotidiana. Tra queste c'è la vita dello straniero, quello immigrato, non il turista: una persona che ha lasciato le sue radici, la sua comunità; che per un motivo o per un altro è stata costretta a cambiare, in cerca di lavoro, per sfamare sé e la sua famiglia, o in cerca di tranquillità o di una nuova vita, per sfuggire alla miseria o alla repressione di una dittatura, o di una presunta democrazia.

Ma anche qui in Italia - in Europa - in questa presupposta società democratica, l'immigrato ritrova lo stesso cielo che aveva lasciato sopra la sua casa: lavorare duramente per il profitto di un padrone. Ma qui la sua condizione di precarietà e l'isolamento lo obbligano ad accettare un salario più basso, a condizioni più svantaggiose che gli altri lavoratori italiani. Questi saranno costretti a loro volta ad accettare condizioni sempre più svantaggiose, perché la libertà del singolo di vendersi sul mercato del lavoro fa la mancanza di libertà di tutti i lavoratori e soprattutto un profitto maggiore per chi sfrutta questo lavoro. A dispetto di chi pensa, o vuol far credere, che di questo siano responsabili gli immigrati.

Gli immigrati, come gli italiani, vanno a lavorare e pagano le tasse, ma hanno in più il timore continuo di essere licenziati, per qualunque motivo. Inoltre, finito il turno di lavoro, non sanno nemmeno dove andare a lavarsi né dove andare a dormire perché nessuno è disposto ad affittargli un appartamento a prezzi "quasi" normali, senza chiedergli sei mensilità anticipate o altri vincoli assurdi, o perché i dormitori dove è spesso costretto ad "abitare" altro noti sono che topaie/galere a pagamento (150 Euro al mese a testa per una camerata da 14 posti letto, senza poter ricevere altre visite che quelle della polizia per il controllo delle proprie poche cose). Eppure, nonostante questa condizione di precarietà, l'indomani dovrà tornare lo stesso a lavorare, pena il licenziamento, o addirittura l'espulsione. Già perché, finché è al lavoro, non importa se un immigrato non si lava: il maiale puzza, ma la sua carne è buona da mangiare.

E a mangiare ci pensa anche qualche sciacallo che specula sulle sue difficoltà spacciando per aiuto un'elemosina che realizza solo i suoi interessi politici (come nel caso di "Fratelli d'Italia", che avendo fiutato l'affare degli immigrati si è precipitata a intascare centinaia di migliaia di Euro provenienti da fondi europei e governativi, stanziati per risolvere i problemi degli immigrati, ma ai quali non è arrivato nessun beneficio) o economici, come nel caso delle cooperative sociali tipo "Vita Nuova", "Nomisma" e molte altre, autentici racket generosi solo nello spillar sangue agli immigrati stessi.

A quei sindaci che si sono resi famosi per il razzismo nei nostri confronti; a quelle opposizioni che si sono nascoste dietro il razzismo di questi sindaci per non fare niente; ai politici di tutti i colori per i quali non contiamo se non in vista delle elezioni; a tutti gli sciacalli che vogliono trarre profitto sulle nostre spalle noi immigrati abbiamo risposto occupando la ex "Secco", la fabbrica abbandonata di via Pozzette a San Trovaso di Preganziol, senza chiedere l'elemosina a nessuno. Anche se non è una casa vera e propria per noi vale come una casa, un tetto sotto cui dormire, così come ce l'hanno tutti gli abitanti di questo paese.

Il diritto di vivere non si mendica. Lo si prende

Immigrati Seccati

 
 

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