“Se si accetta il principio che la proprietà è necessaria,

si può ben discutere se sia necessario o meno che resti nelle stesse mani”

Lettera aperta di Luciano Benetton, la Repubblica 13.07.04

Compagne e compagni,

quello che state leggendo è l’ultimo comunicato firmato dalla Campagna Contro Benetton.

E’ dal 1996 che alcune individualità libertarie hanno deciso di seguire e di rilanciare le denunce che venivano dalla Patagonia in merito alla presenza del gruppo Benetton in quei luoghi. Nel corso degli anni, con notevoli difficoltà, si è dato vita a questo gruppo informale denominato Campagna Contro Benetton nella convinzione che le multinazionali vanno colpite alla radice e quindi anche nei luoghi di origine, anche laddove nessuno immaginerebbe i danni che esse provocano.

Si è trattato di un approccio diverso da quello utilizzato da altre campagne contro le multinazionali, con le petizioni, la proposta di dialogo e la trattativa con la controparte.

La Campagna si è sempre caratterizzata proprio per il contrario, ossia per il rifiuto del dialogo. In tale ottica sono apparse più che interessanti tutte quelle azioni di sabotaggio effettuate, non solo sul territorio italiano, da parte di individualità che hanno così attaccato in maniera diretta e senza mediazioni la proprietà di una multinazionale.

Ma non basta, nel corso degli anni sono venuti fuori molti altri aspetti del gruppo veneto, come abbiamo documento in diversi comunicati o iniziative. La grande scalata della Edizione Holding, finanziaria dei Benetton, ad una serie di attività come lo smembramento di SME, l’acquisizione della Società Autostrade e l’entrata nel campo della telefonia ha fatto capire che ci troviamo dinanzi ad un impero economico con il quale abbiamo a che fare tutti i giorni, volenti o nolenti.

Questo impero che si è costituito nell’arco di pochi anni non ha incontrato ostacoli di sorta, se non fosse per quei folli anarchici che gli spaccavano le vetrine o stavano ore a protestare davanti agli spacci dei colori uniti dello sfruttamento.

Ebbene dopo tanti sforzi ci troviamo di fronte ad una iniziativa della quale siamo venuti a conoscenza solo a giochi fatti. Di seguito si riporta il programma della visita di alcuni mapuche che stanno per venire in Italia per incontrarsi con i Benetton, proprio per discutere della restituzione di un lotto di terra dalla quale una famiglia è stata sgomberata un paio d’anni fa. Ad organizzare il viaggio sono i Verdi assieme ad altri partiti o movimenti.

Non sappiamo se ci sarà questo incontro tra Benetton ed i mapuche e se la terra sarà effettivamente restituita. La Campagna sa solo che non si presterà in alcuna maniera a questa trattativa in cui per un misero terreno il gruppo Benetton avrà pubblicità gratuita all’interno del variegato mondo del sinistrume nostrano.

Ci preme solo sottolineare un aspetto piuttosto inquietante. Noi non riusciamo a capire la funzione di deputati e senatori dei seguenti partiti: Ds, Pdci, Rc e Verdi in tutto questo. Sono dei mediatori o sono degli oppositori alla multinazionale italiana? In ambo i casi non sono affatto credibili.

Qualche esempio, tanto per capirci: sarebbe sin troppo facile attaccare i Ds per la storia di Telekom Serbia- Telecom Italia (40% Benetton) e poi è un argomento che piace molto alla destra di regime.

Allora come la mettiamo con quanto accadde durante la guerra al Kosovo voluta dal governo di centrosinistra italiano? Durante quella sciagurata spedizione “umanitaria” le associazioni pacifiste parteciparono ad un ambiguo programma di aiuti umanitari. Quel programma che vide assieme Acunr, Missione Arcobaleno, Consorzio italiano di solidarietà e Associazione per la Pace, venne promosso proprio da Benetton (il manifesto, 27.4.99) con una campagna pubblicitaria ad hoc.

E la Banca Etica? Dal numero 13 di Carta apprendiamo che “Etica Sgr, la società che gestisce fondi per la Banca Etica, ha appena deliberato l’investimento nelle azioni Telecom” (cioè Benetton al 40%). Ossia che alla fin dei conti i signori Benetton arrivano a finanziare la protesta che i signori deputati e movimentisti fanno contro di loro.

Come la mettiamo con Amnesty International? Questa associazione che per anni ha vissuto di rendita sequestrando gli obiettori di coscienza in servizio civile non ha detto nulla quando il gruppo Benetton ha sborsato 50.000 dollari al Fondo per il risarcimento delle vittime del crimine dello Stato del Missouri quale indennizzazione della campagna pubblicitaria “We on death Row”, in cui vennero utilizzate le foto dei condannati a morte. Piccolo dettaglio: il risarcimento era dovuto perché all’America forcaiola non piacquero quei manifesti (corriere della sera, 17.06.01). E ancora, non ci pare che Amnesty si sia pronunciata contro lo sfruttamento dei detenuti italiani nei call center Telecom installati nelle prigioni.

Ancor meno credibili ci paiono tutti quegli organi di informazione tanto cari a questi movimentisti (il manifesto, Alias, Carta, Vita…) che non esitano ad accettare la pubblicità Benetton e delle società da questa controllate.

No, questa trattativa è una farsa e ci dispiace moltissimo che i fratelli mapuche si siano lasciati fuorviare dalla spettacolarizzazione della lotta. Noi li abbiamo seguiti in ben altre situazioni, noi siamo e saremo sempre al loro fianco quando lotteranno concretamente lasciando da parte il ciarpame costituito da parlamentari e professionisti della miseria altrui. Non ci servono master per capire come stanno le cose, non abbiamo bisogno della cultura accademica per lottare.

In questo momento siamo a fianco dei fratelli e sorelle mapuche che in Cile hanno deciso di darsi alla clandestinità piuttosto che sottostare ad un processo per “associazione terrorista”, così come siamo vicini ad altri mapuche che stanno scontando condanne di decine di anni di galera per aver osato lottare contro le multinazionali, con tutte le armi a loro disposizione.

Ma siamo anche vicini ai compagni che nel corso di questi anni sono stati accusati degli atti di sabotaggio contro Benetton, come degli altri che hanno delle denunce in corso. Una di queste riguarda i compagni che pochi mesi fa hanno manifestato ad Arezzo contro Benetton e che adesso sono imputati per “corteo non autorizzato, blocco stradale, aver gettato ortaggi contro centri commerciali, aver gettato petardi contro le forze dell’ordine”. Certo i parlamentari movimentisti non rischieranno così tanto per esprimere democraticamente il proprio dissenso!

Prima di chiudere, una ultima cosa. La fine della Campagna Contro Benetton non significa affatto che adesso è finita la nostra lotta contro le multinazionali. Anzi, è proprio vero il contrario! Da adesso si lavorerà con più rabbia contro questi imperi soprannazionali capaci di influenzare la vita di ognuno di noi.

In fondo Luciano Benetton ha maledettamente ragione nella sua lettera aperta: “se si accetta il principio…”. E’ proprio questo principio di proprietà che noi Anarchici non accettiamo!!!

***Campagna Contro Benetto***n

 
 

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