Un film già visto. Perquisizioni, arresti, intimidazioni e di fondo la solita montatura repressiva con l’avallo dell’art.270 bis del codice penale, studiato ad hoc per inglobare tutti gli atti di ribellione possibili, tacciandoli però di terrorismo.E’ questa l’accusa per la quale cinque nostri compagni sono stati arrestati ed altri sono indagati qui a Lecce come nel resto d’Italia. Il punto però è un altro. Lo Stato ha paura delle voci di dissenso, dei gesti di insofferenza che quotidianamente gli sfruttati gli esclusi pongono in essere, alzando la testa contro le sempre più schiaccianti condizioni di precarietà; tutto ciò potrebbe rappresentare una scintilla che accende la solidarietà tra gli sfruttati considerata dallo Stato un pericoloso crimine.

Ci vorrebbero docili, proni, rassegnati ai soprusi e alle ingiustizie che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle, eppure nonostante molti abbiano accettato la "pace terrificante" di una vita trascorsa a inebetirsi davanti all’ultimo "reality show", molti altri hanno deciso di riprendersi la vita e di muovere la protesta. Questo hanno deciso di fare i popoli nativi di tutto il mondo che difendono la loro esistenza contro la prepotenza dell’economia capitalista che attraverso le multinazionali devasta territori, smembra le società, sfrutta gli individui. Questo hanno deciso di fare i popoli che resistono all’occupazione del loro territorio, come gli irakeni, insorti alla guerra e al massacro perpetrato nei loro confronti dalle potenze occidentali. Questo hanno deciso di fare molti indesiderabili stranieri, ai quali non è riconosciuta neanche la condizione di esseri umani, solo perché sono sprovvisti di un documento in regola. Ogni giorno donne, uomini e bambini vengono deportati e reclusi nei centri di permanenza temporanea, i lager dell’indifferenza e dell’impenetrabilità dove la loro condizione di clandestinità li espone ad ogni sopruso e umiliazione. Nella migliore delle ipotesi dopo la reclusione verranno rimpatriati nel loro paese d’origine da dove erano sfuggiti a causa di miseria o guerra; in caso contrario anche questa possibilità verrà loro negata, così come è accaduto a due immigrati uccisi dalla polizia in questi giorni a Torino durante un rastrellamento e ad un posto di blocco.

Eppure, nonostante questa situazione di terrore, sempre più spesso si verificano rivolte e proteste all’interno dei Cpt, come accade da settimane in quello di via Corelli a Milano.

Rispediamo al mittente l’accusa di essere terroristi, consapevoli che tali sono coloro che bombardano milioni di persone, che torturano e uccidono, che imprigionano ribelli ed esclusi, coloro che si insinuano nella nostra intimità e coloro, infine che da sempre servi del potere, montano campagne medianiche tese a denigrare e isolare le lotte e i gesti di rivolta quotidiana.

Possiamo fare finta di non essere coinvolti dalla guerra che è stata dichiarata contro gli individui, oppure possiamo smettere di voltare la testa dinanzi agli abusi e alle sofferenze perpetrati nei confronti di miliardi di persone. Possiamo rinchiuderci nei bunker delle nostre case, rassicurati dall’illusione che noi, clandestini non lo saremo mai; oppure possiamo scendere in strada, armare il cuore e la voce e riprenderci l’esistenza che ci spetta. Nessuno è straniero!

LIBERTA’ PER SALVATORE, SAVERIO, CRISTIAN, MARINA, ANNALISA.

LIBERTA’ PER TUTTI GLI ESCLUSI E I RIBELLI. BASTA LAGER, BASTA GALERE!


Anarchici.

 
 

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