Le attuali condizioni di vita e di lavoro possono essere imposte solo con un uso sempre più massiccio del terrore. Terrore di rimanere disoccupati, terrore di non poter pagare gli affitti sempre più esorbitanti, terrore della polizia, terrore del carcere. Perché in fondo, ultima carta e ultima dea, è sempre la repressione la garante dei presenti rapporti sociali. Anche quando questa si abbatte su individui ben precisi, è all’insieme della popolazione che lancia i suoi messaggi. Sbaglia i suoi conti chi pensa di non essere coinvolto: di fronte all’indifferenza, i padroni pretendono sempre di più (salari ancora più bassi, contratti ancora più precari, controllo ancora più diffuso, ecc.).

Un esempio è quello che sta succedendo a Rovereto. Non contente di aver sgomberato uno spazio occupato, di aver arrestato 9 persone e di averne condannate 7 a 6 e 8 mesi di carcere; non contente di tenere in galera un anarchico accusato di aver allontanato un fotografo dei giornali da uno spazio autogestito; non contente di aver ordinato l’espulsione a vita dall’Italia di un compagno spagnolo che vive in città da un anno; non contente di aver dato un foglio di via di 2 anni da Bolzano a 16 persone per un saluto ai prigionieri del carcere di quella città – autorità e forze dell’ordine arrivano ora alle misure tipiche del Ventennio. 4 anarchici, tutti residenti in comuni limitrofi (tipo Isera e Villa Lagarina), si sono visti notificare un foglio di via di 3 anni da Rovereto. Non spieghiamo neanche cosa vuol dire concretamente un simile divieto di permanenza e di transito (affetti, lavoro, corvé burocratiche, "vita sociale", spostamenti in treno, ecc.). La polizia sa perfettamente che tali misure di "ordine pubblico" cadono di fronte ai ricorsi amministrativi. Ma questi ultimi costano milioni e durano anni. Intanto, si mettono al bando gli indesiderabili che non piegano la testa. Nella loro assoluta discrezionalità, questi provvedimenti possono colpire chiunque, anche in assenza di reati precisi. E questo ci ricorda che la sorte dei tanti immigrati senza documenti rinchiusi ed espulsi a vita su sola decisione della polizia si allarga a tutti gli individui scomodi (per quello che dicono, per chi frequentano, ecc.). Questo ci ricorda che viviamo tutti in uno stato di eccezione permanente, che la "guerra di bassa intensità al terrorismo" è ovunque perché i suoi Nemici – dall’Iraq ai paesini della Vallagarina – sono ovunque: nemico è chiunque ostacoli, in un modo o nell’altro, il radioso cammino del capitale, degli eserciti, dei petrolieri in Iraq o dei costruttori di un inceneritore a Ischia Podetti.

Questa guerra ha trovato nel nuovo questore di Trento, Francesco Colucci, il suo alfiere e il suo funzionario. Già questore a Genova durante il G8, massimo responsabile delle bastonature in piazza, dell’irruzione alla scuola Diaz, delle torture a Bolzaneto, dell’assassinio di Carlo Giuliano, ha spostato qui il suo sporco lavoro. La repressione contro i compagni è il suo biglietto da visita. Colpisce noi, ora, ma domani potrebbe colpire chiunque dissenta dalla propaganda mediatica, sui luoghi di lavoro o nelle piazze. Che tutti, ognuno a suo modo e coi suoi mezzi, reagiscono a questo nuovo fascismo democratico. Il silenzio è complicità.

Non subiremo a testa bassa questa dichiarazione di guerra. Nessun foglio di via espellerà la nostra rabbia e la nostra gioia di lottare.

anarchici roveretani

(21 novembre 2003)



 
 

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