Nella notte fra il 14 e il 15 aprile [2005] ignoti hanno incendiato, nei pressi di Rovereto, un ripetitore della telefonia mobile da poco installato. Stando ai giornali, l’azione ha completamente bruciato i cavi, provocando un danno di qualche centinaio di migliaia di euro.

La mattina seguente, i carabinieri del Ros si sono presentati a casa di una compagna anarchica per eseguire – con l’autorizzazione orale del pubblico ministero trentino Paolo Storari – dei prelievi dai sedili e dai tappetini della sua auto grazie a degli appositi tamponi. Non si tratta di una novità: anche in un’altra occasione auto, un motorino e vestiti di diversi compagni erano stati sottoposti invano allo stesso trattamento.

Questa volta, il tutto è avvenuto mentre a Trento e dintorni si sta svolgendo il raduno nazionale dell’Arma dei carabinieri.

Nel portare a pubblica conoscenza le operazioni dei servi in divisa, salutiamo con gioia un’altra azione diretta contro queste installazioni inquinanti, strutture base del capitalismo nonché strumento di controllo sociale (pensiamo alla gigantesca schedatura delle conversazioni e degli spostamenti degli utenti che la Telecom realizza per conto dello Stato). La crescente ostilità verso antenne, tralicci e ripetitori trova ogni tanto la via dei fatti. Questi incendi non si spengono con i tamponi.

alcuni anarchici roveretani

 
 

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