Concluso il primo grado del processo per l’inchiesta “Nottetempo”, rimangono ancora in piedi contro alcuni anarchici salentini tre procedimenti “minori” presso il Tribunale monocratico di Lecce: per affissione abusiva, per blocco stradale e per aver fornito generalità non esatte durante un fermo di polizia. Un quarto processo per manifestazione non autorizzata davanti all’ex Cpt Regina Pacis si è concluso con l’assoluzione dei compagni imputati, e un altro ancora, sempre per lo stesso motivo ma in diversa circostanza, si è chiuso per prescrizione. In caso di condanna, da questi procedimenti conseguiranno solo delle pene pecuniarie, ma sono indicativi dello zelo repressivo messo in campo dai cani da guardia della Questura leccese nel tentativo di stroncare ogni singola espressione della battaglia contro l’odiato lager per immigrati di San Foca.

Inutile ripetere che minacce e repressione non ci faranno abbassare la testa.

Inoltre, un paio di mesi fa il Quotidiano di Lecce ha dato notizia della conclusione di indagini contro due compagni, uno leccese ed uno bolognese. Le indagini riguardano il danneggiamento dei bancomat di due filiali di Banca Intesa a Bologna. Questi due attacchi sono citati anche negli atti del processo “Nottetempo”: gli sportelli sarebbero stati danneggiati col fuoco il 23 aprile 2004 e qualche giorno dopo ad una delle agenzie sarebbe arrivato un foglio di rivendicazione contenente riferimenti al Regina Pacis e al suo direttore don Cesare Lodeserto e firmato “Nemici dei lager e dei loro finanziatori”.

Va ricordato che Banca Intesa gestiva i fondi del Cpt salentino e i questurini chiamati a deporre nel processo leccese citano altre simili attenzioni per le filiali della stessa banca, che di seguito riportiamo. Di alcuni di questi fatti, nessuna notizia era apparsa all’epoca sulla stampa: forse a volte il potere e i suoi servi scribacchini preferiscono occultare le notizie riguardanti azioni di attacco ai responsabili di questo ordine iniquo, nella speranza di limitarne la diffusione.

8 novembre 2003, Lecce e Lequile. Incendiati i bancomat di due filiali Intesa.

16 marzo 2004, Maglie (Le). Incendio fallito. Sul posto viene rinvenuto un volantino con la scritta: “Nessuna pace per i complici del Regina Pacis: libertà per i reclusi”.

23 aprile 2004, Bologna.
26 giugno 2004, Milano
. Un ordigno rudimentale inesploso viene ritrovato all’ingresso di una filiale, insieme ad un biglietto di rivendicazione: “Banca Intesa complice nella gestione del Cpt. Fuoco a ogni lager, fuoco a ogni carcere, fuoco a ogni Stato”.

14 luglio 2004, Riva del Garda (Tn). Danneggiato il dispositivo di accesso alla sala bancomat.

15 luglio 2004, Milano. Ancora un’azione e stavolta l’ordigno esplode. Anche in questo caso viene ritrovata una rivendicazione: “Solidarietà per gli immigrati nei Cpt”, “Contro gli sfruttatori”, e un riferimento ad un compagno arrestato a Lecce.

24 luglio 2004, Milano. Un altro ordigno esplode contro una sede di Banca Intesa. In un biglietto si fa riferimento alla lotta contro i Cpt e si esprime solidarietà ad alcuni anarchici arrestati a Trento.

31 ottobre 2004, Sannicola (Le). Imbrattati con vernice il bancomat e la vetrata dell’agenzia, lasciata una rivendicazione in solidarietà con i detenuti in sciopero nel carcere di Lecce.

6 gennaio 2005, Taviano (Le). Incendio dello sportello bancomat.

9 gennaio 2005, Taranto. Incendiati i bancomat di tre distinte filiali, mandando in fumo oltre ai terminali anche 70.000 euro.

1 e 23 marzo 2005 a Milano e 15 giugno a Firenze. Ancora attacchi contro Intesa.

3 febbraio 2006, Viareggio. Ennesimo incendio. Nel comunicato lasciato si solidarizza con gli anarchici accusati della lotta contro i Cpt.

5 marzo 2006, Milano. Nella notte sono messi fuori uso 12 bancomat di Intesa.

 
 

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