Negli ultimi giorni si è scatenata nel Salento, attraverso i media locali, una campagna criminalizzatrice contro coloro che pennivendoli, politici e amministratori hanno definito "gentaglia", vandali, immeritevoli di cittadinanza, ecc., associando in maniera più o meno esplicita tali definizioni agli anarchici, rei a loro dire di qualsiasi cosa "turbi" la monotonia quotidiana. Prima di andare oltre vorremmo rassicurare sindaca, cittadini e forze dell’ordine che a provocare il maremoto nel sud-est asiatico, non sono stati gli anarchici!

La caccia alle streghe scatenatasi a Lecce è scaturita dalle scritte apparse sui muri della città contro i Centri di Permanenza Temporanea per immigrati, e la "decapitazione" della testa del bambinello che si trovava nell’anfiteatro di piazza S. Oronzo. Decapitazione che, secondo alcune ipotesi, potrebbe essere stata opera di cani randagi (anarchici anch’essi?). Ciò è stato il pretesto per gettare discredito su chi non ha voglia di accettare i soprusi che si perpetuano giorno per giorno sulla sua testa e su quelle di tutti gli sfruttati, e per creare allarme e terrorismo mediatico senza sapere come siano andati i fatti. Tra l’altro su chi siano i veri vandali e i veri violenti non abbiamo dubbi. Da un lato chi in questi giorni ha dato in escandescenze per questi avvenimenti, ma con molta tranquillità nel resto dell’anno privatizza la città, distrugge viali e alberi secolari; saremo dei romantici, ma l’abbattimento di un albero è per noi molto più che un simbolo. Dall’altro lato chi rinchiude gli individui nei Centri di Permanenza Temporanea; individui la cui unica colpa è quella di essere poveri, e per questo motivo non essere in grado di avere tutti i requisiti richiesti dalla legge per poter entrare regolarmente in Italia. Anche loro vengono continuamente criminalizzati dagli stessi che hanno vomitato fandonie in questi giorni a Lecce e che sono in grado di mostrare solo la loro ipocrisia. Chi avrebbe il coraggio di recludere un essere umano che arriva in Occidente, abbandonando la sua terra per fuggire da una catastrofe; oppure un uomo che sfugge alla guerra e che per forza di cose non può avere un documento in regola. Il Regina Pacis, si pone in quest’ottica: rinchiude gli individui alla stregua delle merci, non li accoglie. Anche i giornali sono stati costretti a smentire la propria opera di mistificazione condotta in questi anni, quando hanno dovuto ammettere che questo centro non avrebbe più rinnovato la convenzione con lo Stato come CPT, allo scadere del 2004. Nonostante l’annuncio ciò non è accaduto, perché ancora fino a marzo la struttura rimarrà tale, e i suoi gestori sono molto vaghi sulla sua destinazione futura nel timore, forse, di fare scelte troppo affrettate che facciano perdere gli introiti ricavati in questi anni.

Dal canto nostro, ciò che ci preme è stare a fianco di chi quotidianamente subisce violenze sulla propria pelle. Dal ricatto della perdita del lavoro, alla paura di vivere una vita sempre più precaria, o alla paura di essere deportato e recluso, se straniero, per non avere un pezzo di carta in tasca.

Si tengano pure i loro valori e la loro cittadinanza, noi stiamo dalla parte degli individui.

Alcuni Monelli, Vandali, Teppisti, Apolidi, nonché gioiosi animatori delle vostre grigie esistenze

Per contatti: Capolinea Occupato Via Adua, 5 - Lecce

[28 gennaio 2005]

 
 

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