Il piacere del viaggio, inteso come avventura e scoperta, è una cosa; la necessità, imposta, di spostarsi il più velocemente possibile, è tutt’altro. L’Alta Velocità non è altro che la risposta a questa falsa necessità: quella di percorrere il maggior spazio nel minor tempo possibile. Ma di quale spazio e di quale tempo si sta parlando? Su e giù come la pelle del cazzo da Torino a Parigi e da Parigi a Torino, ciascuno, aggrappato alla sua ventiquattrore, alla stazione di arrivo troverà lo stesso hamburger, la stessa Coca-Cola e la stessa noia che ha lasciato alla stazione di partenza.

Con l’Alta Velocità sarà possibile raggiungere la stessa noia, la stessa Coca-Cola e lo stesso hamburger in cinque ore piuttosto che in dieci.

Embè?! È tutto qui il progresso, la cui ideologia tanto spesso ferma la critica, e che ci fa spalancare la bocca stupiti e ammirati? Ebbene sì. Ed è questa la prima menzogna che va smascherata.

Il risparmio di tempo, spacciato come bisogno umano e desiderabile da chiunque, non risponde, invero, che agli interessi del Capitale e della sua reputazione: la riduzione della vita quotidiana ad una rincorsa di momenti del tutto equivalenti, una corsa necessariamente veloce ed affannosa per non lasciar spazio a pensieri e desideri che non siano soddisfabili con una nuova merce da consumare, sia essa un pic-nic

in famiglia, una pizza con gli amici o una giornata di sci.

Tutta qui la nostra vita? Parerebbe di sì. Paradossalmente, solo quando ogni istante è diventato uguale all’altro, solo quando ogni luogo è diventato uguale all’altro, lo spostarsi il più velocemente possibile è diventata una conquista.

C’è chi lamenta che l’Alta Velocità sventrerà delle valli, devasterà degli orti, seccherà i gerani sulle finestre e terrà sveglio chi avrà la sfiga di vivere nei dintorni del suo passaggio.

Vero, ma c’è molto di più.

Con l’Alta Velocità non si perpetua solo un attacco alla vita di alcune vallate, ma al senso della vita stessa.

L’Alta Velocità è un inequivocabile segno dei tempi in cui la menzogna è necessaria al Capitale per la sua conservazione. E proprio qui sta il punto.

Progresso, economia e produzione, esaurita la loro funzione di ottimizzare le risorse umane, vengono mantenute in vita e fatte girare a vuoto, per una folla di creduloni impauriti che non osano liberarsene. A chi amministra tutto ciò, non è rimasto più nulla di buono da fare; per continuare ad esistere deve perciò accontentarsi di fare qualcosa di nocivo: i treni ad Alta Velocità, per esempio.

Essi, come il Capitale, corrono all’impazzata su un binario morto.

Riusciremo a far deragliare entrambi?

 
 

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