Questo, come noto, è il motto dei carabinieri. Fedeli a cosa? Cerchiamo di rispondere con qualche esempio.

Questa piccola mostra non ha certo pretese di completezza.

Per dare conto di tutte le violenze perpetrate dall'Arma dei carabinieri dalla sua costituzione ad oggi non basterebbero i pannelli di cento mostre. Per raccontarne la storia, bisognerebbe raccontare allo stesso tempo la storia di questo paese, delle sue classi dominanti, dello Stato, del conflitto sociale tra industriali e operai, agrari e braccianti, ricchi e poveri. Bisognerebbe raccontare le responsabilità di questo corpo miliare nell'ascesa e nel consolidamento del fascismo, così come la sua partecipazione alle operazioni coloniali all'estero per difendere gli interessi dei padroni, dei petrolieri, dei capitalisti.

Ci limitiamo a riportare una breve cronologia, dal 1945 al 1980, di manifestazioni di protesta in cui i carabinieri hanno aperto il fuoco nelle piazze. Offrirà uno spaccato di cos'è stata la pubblica repressione dei lavoratori e dei rivoluzionari in Italia, e permetterà di intuire cos'è avvenuto nel chiuso delle caserme o lontano, nei territori di guerra, contro gli stranieri.

Non metteremo foto raccapriccianti: quelle delle torture compiute dai carabinieri paracadutisti in Somalia hanno fatto il giro del mondo. Qualcuno si è scandalizzato cinque minuti, poi basta. Se le immagini di guerra di cui siamo bombardati fossero sufficienti a scuotere le coscienze, i genocidi sarebbero finiti da molto. Preferiamo far riflettere.

In un pannello mostriamo, con un paio di esempi, come la guerra abbia sempre un nemico interno e uno esterno; come la repressione del dissenso e l'aggressione militare internazionale siano due facce di un unico potere.

Non ci si opporrà mai efficacemente alla guerra se non ci si opporrà alle cause che la scatenano. Non si coglierà mai l'orrore dei massacri in Iraq se non lo si saprà scorgere anche nelle violenze compiute dai carabinieri a Genova.

Nessuna festa per gli eserciti. Nessuna festa per chi è uso ad obbedir tacendo.

I carabinieri in piazza
1944
31/01 Partinico (PA).

Contadini e braccianti scendono in piazza per protestare contro gli accaparratori del grano. I carabinieri sparano e uccidono un ragazzo di sedici anni. Vengono poi arrestati numerosi comunisti, ritenuti responsabili dei disordini.

28/05 Licata (AG). Dimostrazione di mietitori disoccupati contro l’ufficio di collocamento. Una colonna di braccianti entra in paese sventolando bandiere rosse e innalzando cartelli su cui è scritto "pane e lavoro". Un camion di carabinieri venuto da Agrigento spara su di loro. Tre uccisi, diciotto feriti, centoventi arrestati.

15/10 Ortucchio (AQ). Tentata occupazione dell’incolto "appezzamento n. 5" di proprietà del principe Torlonia da parte dei contadini. I carabinieri delle stazioni di Ortucchio e Gioia di Marsi, assieme a quattro guardie campestri, aprono il fuoco. Viene ucciso subito Domenico Spera, militante comunista. Dei cinque feriti gravi, uno morirà in seguito.

1945
1/7 Minervino Murge (BA).

Tempo prima i carabinieri hanno arrestato dodici rapinatori. Poi dieci giorni dopo i primi arresti, fermano anche il segretario del movimento giovanile comunista e un altro intervenuto a sua difesa. Grazie al Cln i due sono rilasciati, ma i rapporti tra i carabinieri e la popolazione sono ormai tesi. Il giorno dopo, in occasione di un trasferimento di due detenuti comuni a Trani, i carabinieri escono dalla caserma e sparano a scopo intimidatorio verso gruppi di persone, che rispondono. Poco dopo la popolazione assedia la caserma. Negli incidenti viene ucciso dai carabinieri uno degli assedianti.

25/9 Lecce. Il 24, sciopero della Lega muratori contro il carovita. I manifestanti si recano in corteo alla prefettura, forzano i cordoni di polizia e accedono agli uffici. Una delegazione viene quindi ricevuta dal prefetto. Il giorno dopo circa diecimila dimostranti si ammassano di nuovo di fronte alla prefettura, della quale infrangono i vetri e cercano di forzare l’ingresso. Due carabinieri sparano, ma vengono disarmati da contadini che rispondono al fuoco. Tra i dimostranti vengono uccisi Francesco Schifa, Oronzo Zingarelli e Nicola Favatano; molti i feriti.

20/10 Piazza Armerina (EN). I lavoratori organizzano un comizio per chiedere pane e lavoro e un nuovo sindaco. La manifestazione inizia il 29 settembre. L’uno ottobre arrivano in paese carabinieri e polizia. Il due effettuano numerosi arresti.

Durante una grande protesta popolare del venti ottobre le forze dell’ordine assalgono il corteo e sparano sui lavoratori in fuga. Viene ucciso dai carabinieri l’operaio Giovanni Pivetti.

1946
11/03 Palermo.

Manifestazione di protesta di disoccupati e reduci di guerra. La folla assalta la prefettura, l’ufficio delle imposte e delle tasse comunali per l’ispettorato della revisione dei dazi e i consumi, l’esattoria comunale, l’ufficio distrettuale delle imposte dirette. Scontri davanti alla prefettura con i carabinieri a cavallo, devastazione della pretura urbana e sparatoria mentre la folla si reca all’ufficio carte annonarie: un operaio ucciso e dieci feriti tra i dimostranti. La folla contrattacca e viene ucciso il commissario di polizia Calderone, mentre si tenta di linciare il carabiniere che ha sparato per primo. Un tentativo d’assalto anche all’intendenza di finanza, con tre feriti tra i dimostranti. In via Maqueda un autocarro carico di manifestanti tenta di superare un cordone di carabinieri, che spara. Restano sul terreno diciassette feriti e i carabinieri a cavallo li caricano. La folla risponde con le armi.

21/03 Messina. Manifestazione di protesta contro la disoccupazione e l’inerzia del governo. I dimostranti assaltano e incendiano l’esattoria. I carabinieri sparano e uccidono un soldato e un bambino, ferendo gravemente altri cinque dimostranti.

5-6/8 Caccamo (PA). In seguito alla requisizione del grano per l’ammasso, si verifica una vera e propria battaglia tra tremila contadini da un lato e seicento poliziotti e carabinieri dall’altro, appoggiati da autoblindo e carri armati. I contadini sequestrano trenta carabinieri, mentre arrivano rinforzi dai paesi vicini. Diciotto uccisi e un centinaio di feriti tra i contadini, quattro uccisi e quindici feriti fra i carabinieri.

9/10 Roma. Sciopero egli operai dei cantieri del genio civile, intorno ai quali viveva miseramente gran parte della cittadinanza impoverita dalla guerra e dalla disoccupazione, contro una serie di licenziamenti improvvisi e ingiustificati. Le promesse del Viminale si rivelano solo menzogne. Il giorno 9 gli operai si recano al Viminale e lo trovano presidiato; ciò inasprisce gli animi, il portone viene forzato, altri scavalcano i cancelli e il Viminale viene invaso. La polizia fa fuoco a scopo intimidatorio. Gli operai, che rispondono con sassi e bastoni, si impossessano tra l’altro anche di armi e qualche camionetta. Mentre salgono ai piani superiori del palazzo del governo, nelle adiacenze del Viminale prosegue il disarmo degli agenti. Ma l’arrivo della cavalleria, poi dei carabinieri e di qualche autoblindo obbliga i dimostranti a rinculare. Alle 15 tutto sembra finito e gli operai stanno sfollando. E’ allora che le forze dell’ordine attaccano improvvisamente e sparano.

Vengono uccisi tre operai e feriti ottantadue dimostranti, cinquantanove tra gli agenti.

1947
15/11 Cerignola (FG).

Sciopero generale dei contadini e protesta contro il neofascismo. Posti di blocco attorno al paese ad opera dei braccianti disoccupati. Vengono assalite la casa dell’agrario M. Cirillo e le sedi della DC, della Fuci, della Democrazia del lavoro, della cooperativa Don Minzoni e dell’Unione agricoltori. La polizia pone in stato d’assedio il paese. Negli scontri celere e carabinieri sparano. Muoiono i contadini Domenico Angelini e Onofrio Perrone, e due agenti. Numerosi i feriti.

20/11 Camposalentino (LE). Manifestazione per la terra. Organizzatori democristiani aizzano contadini crumiri contro gli scioperanti. i carabinieri sparano e uccidono i contadini Antonio Augusti e Santo Niccoli, ferendone altri sette. La folla reagisce e alcuni carabinieri vengono presi e quasi linciati.

1948
9/2 S. Ferdinando di Puglia (FG).

Cerimonia inaugurale del Fronte democratico popolare. Fascisti e guardie campestri degli agrari mitragliano la popolazione in festa, uccidendo tre persone e ferendone altre venticinque. Gli aggressori poi rastrellano molte case, le sedi dei partiti, della Camera del lavoro, dell’Anpi. In quest’ultima il fascista Umberto Valerio uccide con il mitra il vecchio socialista Nicola Francone e Raffaele Riondino, un bimbo di sette anni già ferito in piazza. A pochi passi della sezione del Fronte, i fascisti accendono un falò di bandiere rosse. Quando gli spari tacciono, compaiono i carabinieri, che hanno la stazione a trecento metri da dov’è avvenuto l’eccidio.

20/5Trecenta (RO). Sciopero bracciantile nell’azienda dei conti Spoletti. Alle 17 i carabinieri sopraggiungono con un camion e, poco fuori dall’abitato, caricano alle spalle a colpi di sfollagente e di moschetto dei contadini in bicicletta. Poi fracassano le biciclette e arrestano senza ragione il contadino Bruno Barberini. Quando giungono in paese con l’arrestato trovano però la piazza gremita ad attenderli. Allora caricano, sparano da un camion e uccidono il mezzadro comunista Evelino Tosarello, ferendo gravemente anche i braccianti Vanilio Pagaini e Silvio Berterelli.

24/11 Bondeno (FE). Manifestazione per la difesa della gestione diretta del collocamento. Avvengono scontri in piazza, la Celere e i carabinieri sparano e uccidono il contadino Ferdinando Ercolei, ferendo altri dieci manifestanti.

1949

4/4 Mazara del vallo (TP). Il bracciante Francesco La Rosa, convocato il giorno prima alla caserma dei carabinieri per un interrogatorio, viene strozzato nella notte in camera di sicurezza.

4/6 Migliaro (FE). Durante lo sciopero generale, nella mattinata sette braccianti che avevano minacciato una guardia giurata vengono arrestati dai carabinieri. Alle 18 centinaia di braccianti si portano davanti alla caserma per protestare. Arrivano dei camion di carabinieri che cominciano a picchiare. Poi sparano e tirano bombe a mano ferendo otto lavoratori.

12/6 Gambara (BS). Sciopero dei braccianti. Alla cascina Gardione, durante uno scontro tra scioperanti e carabinieri, un carabiniere fracassa il cranio con una fucilata a marziano Girelli, in quel momento disarmato.

13/6 Bolognina di Crevalcore (BO). L’agrario Leonida Patrignani e la sua personale squadra di armati sparano dalle persiane contro un gruppo di operai che canta e minaccia nei pressi dell’aia della sua casa. Feriscono undici braccianti. Celerini e carabinieri, per alleggerire nella zona la pressione dei braccianti sui crumiri, fracassano con i calci dei fucili le biciclette dei manifestanti. Ad altri braccianti che picchettano vengono sottratte le scarpe, mentre le donne sono costrette a stare lungamente a bocconi sull’asfalto infuocato e insultate.

1950

21/3 Lentella (CH). Sciopero alla rovescia. I contadini disoccupati iniziano la costruzione di una strada deliberata ma mai realizzata. Ma già il 15 marzo la Celere effettua degli arresti. Il 21 i carabinieri sparano sui lavoratori mentre stanno recandosi a depositare gli arnesi da lavoro alla Camera del lavoro e uccidono i contadini Nicolantonio Mattia e Cosimo Mangiocco, ferendone altri nove

1951

18/1 Comacchio (FE). Manifestazione contro la venuta in Italia del generale Ridgway e le condizioni di vita dei braccianti. I carabinieri aggrediscono il corteo dei contadini sparando. Uccidono il bracciante Antonio Fantinuoli e ne feriscono gravemente altri due.

1954
17/2 Mussomeli (CL).

Manifestazione di protesta per la mancanza dell’acqua potabile. Polizia e carabinieri attaccano il corteo dei dimostranti, uccidendo tre donne e un ragazzo.

1956
20/2 Comiso (RG).

Assemblea di braccianti agricoli per il lavoro e la terra. Al termine c’è un’aggressione dei carabinieri che uccidono i contadini Paolo Vitale e Cosimo de Luca.

1960
7/7 Reggio Emilia.

Un preventivo comizio in teatro contro il governo Tambroni si trasforma in una grande manifestazione di piazza. La questura nega l’autorizzazione a mettere microfoni per le ventimila persone che stanno fuori dal teatro. Poi carica con caroselli i manifestanti, appoggiata dai carabinieri. Le forze dell’ordine sparano per ammazzare e uccidono cinque operai: Lauro Ferioli, Ovidio Franchi, Marino Serri, Emilio Reverberi e Afro Tondelli; ventuno feriti tra i dimostranti, tre contusi tra le forze dell’ordine.

1961

11/5 Sarnicco (BS). Manifestazione di protesta degli operai della locale manifattura. I carabinieri intervengono e uccidono a colpi d’arma da fuoco l’operaio disoccupato Mario Savoldi, del tutto estraneo alla manifestazione.

1962

28/5 Ceccano (FR). Gli operai del saponificio Scala sono in sciopero da 34 giorni per aumenti salariali. Manifestano per il mancato accoglimento delle richieste e per l’illegale assunzione di sei operai con funzione di crumiraggio. I carabinieri aggrediscono il corteo e sparano. Viene ucciso l’operaio Luigi Mastrogiacomo. Sette feriti d’arma da fuoco tra i dimostranti.

1968
12/9 Lodè (NU).

nel corso di una manifestazione i carabinieri sparano e uccidono l’operaio Vittorio Giua.

31/12 Viareggio (LU). Movimento studentesco e Potere operaio di Pisa organizzano una manifestazione di protesta davanti alla Bussola delle Focette, dove si svolge il veglione di capodanno. Centosessanta giovani lanciano frutta e ortaggi vari, fronteggiati da 55 carabinieri. Avviene una carica con esplosione di colpi d’arma da fuoco. I manifestanti fanno barricate ma le cariche e i colpi si susseguono. Viene colpito alla colonna vertebrale Soriano Ceccanti, che resterà paralizzato. Altri due feriti. Seguono decine di arresti.

1969
3/7 Torino.

Alla Fiat da un mese e mezzo si ripetono in continuazione scioperi programmati e selvaggi, fermate a scacchiera, occupazioni e cortei di reparto, sabotaggi e pestaggi di crumiri. Il giorno 3 è indetto uno sciopero generale per la riforma della casa. Gli operai della Fiat e la popolazione del quartiere Nichelino si scontrano, a partire dal primo pomeriggio fino alle 4 di mattina, con polizia e carabinieri nella zone intorno a corso Traiano. Lì convergono manifestanti un po’ da tutti quartieri della cintura operaia e dall’università.

1970
12/12 Milano

. Presidio degli studenti all’Università Statale nel primo anniversario della strage di Stato. Polizia e carabinieri caricano un corteo di anarchici che avevano preso parte a una manifestazione contro il processo di Burgos., in Spagna. Gli anarchici si rifugiano all’Università e le cariche della polizia si estendono contro i picchetti del Movimento Studentesco. In via Larga viene ucciso da un candelotto lacrimogeno lo studente del Partito comunista internazionalista Saverio Saltarelli. Due persone sono ferite dai colpi d’arma da fuoco della polizia.

1974

8/9 Roma. Occupazione di case a San Basilio. Polizia e carabinieri attaccano gli occupanti e sparano numerosi candelotti lacrimogeni ad altezza d’uomo. Un colpo di revolver della polizia uccide Fabrizio Ceruso, del Comitato proletario di Tivoli. Trenta feriti tra gli occupanti.

1975
17/4 Milano.

Manifestazione per la morte di Claudio Varalli (ucciso da un colpo di revolver da un militante di Avanguardia nazionale il giorno prima). Il corteo, dopo aver distrutto alcune sedi fasciste, assalta la federazione provinciale del Msi-Dn in via Mancini. Qui si scontra con la polizia che tira candelotti e spara. In corso XXII marzo sopraggiunge una colonna di camion dei carabinieri; uno di questi camion, salito sul marciapiede, travolge e uccide Giannino Zibecchi, dei Comitati antifascisti.

1976
7/4 Roma.

Extraparlamentari di sinistra lanciano molotov contro la parte posteriore del ministero di grazia e giustizia per protestare contro la condanna dall’anarchico Giovanni Marini. L’agente di custodia Domenico Velluto spara e uccide uno dei manifestanti, Mario Salvi. Il giorno dopo, nel corso delle manifestazioni di protesta per l’uccisione di Salvi, i carabinieri sparano tra la folla in Campo de’ Fiori.

1977
11-12-13/3 Bologna.

Durante gli scontri iniziati la mattina nella zona universitaria, il carabiniere Tramontani uccide a colpi di pistola Pier Francesco Lorusso, studente di medicina militante di Lotta Continua.

All’uccisione di Lorusso seguono tre giornate di scontri in cui polizia e carabinieri si accaniscono contro tutti coloro che sono nelle strade. La zona degli scontri si estende tra la cittadella universitaria e la stazione ferroviaria, di cui è tentata una occupazione. Viene chiusa "Radio Alice", radio di movimento.

Alle h.6 di mattina del giorno 13, per sgomberare l’università occupata, vengono impiegati 1000 carabinieri e i cingolati corazzati M113. Dall’11 al 13 marzo vengono arrestate 131 persone; da quel giorno, fino al convegno di settembre, la città sarà costantemente presidiata.

12/5 Roma. In piazza Navona si tiene la manifestazione indetta dal Partito Radicale, nonostante il divieto della questura. Nel primo pomeriggio vengono picchiati dai carabinieri i deputati radicali; poi incominciano le cariche contro i manifestanti, quel giorno tutti disarmati. Entrano in azione le squadre speciali di polizia e carabinieri: agenti, travestiti – che verranno smascherati da numerose testimonianze e dalle fotografie pubblicate da "Il Messaggero" e dal Centro di iniziativa Piero Calamandrei – sparano.

1978
13/1 Lameza Terme (CZ).

Cariche di polizia e carabinieri contro gli operai dei cantieri della Sir che scioperano per il posto di lavoro. Un operaio è ferito gravemente.

1980
23/2 Roma.

Il militante dell’autonomia Antonio Musarella viene colpito allo stomaco da una pallottola sparatagli da un metro e mezzo di stanza da un carabiniere in borghese contro il quale egli si era lanciato disarmato avendolo scambiato per un fascista. La sua ferita è gravissima.

(tratto da "Cronistoria degli eccidi delle forze dell’ordine in Italia dal 25 luglio 1943 al 1° maggio 1982" di Cesare Bermani, in Autori vari, 625. Libro bianco sulla legge reale: materiali sulla politiche di repressione e controllo sociale, a cura del Centro di iniziativa Luca Rossi, Milano, 1990)

Dalla Somalia a Genova

L'esercito italiano, dopo aver partecipato al bombardamenti targati Usa-Onu della popolazione irachena nel 1991 (bombardamenti che hanno provocato qualcosa come trecentomila morti), parte per la Somalia nel quadro dell'operazione Onu "Restore Hope" ("Riportare la speranza": così si chiama nella neolingua militare fare una guerra). Il comando delle truppe italiane è affidato al corpo paracadutisti della "Folgore", da cui dipende il battaglione paracadutisti "Tuscania" dei carabinieri.

Le violenze e le torture ai danni della popolazione somala fanno scalpore perché una giornalista, Ilaria Alpi, riesce a fotografarle. Nelle immagini si vedono paracadutisti mentre torturano con gli elettrodi, somali appesi come maiali ai pali di legno e altri esempi di "speranza" portata dai soldati italiani. Ilaria Alpi, che indagava anche su di un traffico d'armi, viene uccisa con un'esecuzione a bruciapelo.

Alcune forze politiche chiedono persino lo scioglimento della "Folgore". A finire imputati in un processo ben presto insabbiato sono, tra gli altri, il tenente colonnello Truglio e il capitano Cappello.

Truglio e Cappello saranno entrambi a Genova durante il G8: il primo sarà in piazza Alimonda, il secondo comanderà addirittura la compagnia in cui era arruolato Placanica, il carabiniere assassino di Carlo Giuliani.

Per non smentirsi, il perito balistico che si è inventato le tesi più inverosimili prima di imbroccare quella che ha fatto assolvere Placanica (il colpo è stato deviato da un estintore, anzi no, da un pezzo di muro, anzi da un sasso) è lo stesso Carlo Torre che ha fatto archiviare l'omicidio di Ilaria Alpi…

Missioni internazionali, gestione dell'ordine interno: i metodi sono gli stessi, stesse le coperture istituzionali, cambiano solo le dimensioni.

Sapendo quello che i carabinieri hanno fatto nella caserma di Bolzaneto, si può immaginare come gli orrori di Abu Ghraib non siano monopolio dei soldati americani…

Da Genova all'Iraq

Dopo i massacri in Kosovo voluti dal governo di centro-sinistra (1998) e tristemente celebri per l'uso dell'uranio impoverito, i carabinieri partono per l'Iraq mandati dal governo di centro-destra (2003). Anche questa volta è una "operazione umanitaria". Infatti il governo italiano stanzia 21 milioni di euro per costruire un ospedale a Baghdad e vi invia 27 carabinieri. Contemporaneamente, ne manda, con un'operazione che costa 232 milioni di euro, 3000 a Nassiriya, guarda caso là dove l'Ente Nazionale Idrocarburi (di cui è grosso azionista il ministro Tremonti) gestisce il quinto giacimento di petrolio in ordine di importanza fra quelli avviati negli ultimi anni in Iraq. La possibilità di sfruttare i pozzi è subordinata all'aiuto militare che gli Usa pretendono dai suoi tirapiedi italiani. I carabinieri rispondono, nei secoli fedeli.

Nei giorni precedenti le elezioni-farsa del 31 gennaio, gli ufficiali dei carabinieri in Iraq hanno tenuto un corso agli allievi su come fronteggiare eventuali sommosse popolari. Parte del corso è stata dedicata a visionare i filmati di… Genova 2001. Da mesi non si contano più i soldati americani che hanno deciso di disertare perché, raccontano, la democrazia agli iracheni viene portata radendo al suolo città e sparando su manifestanti inermi. Una Genova gigantesca, hanno pensato giustamente i carabinieri.

 
 

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