Non perché il nucleare sia un’anomalia, un’aberrazione dentro una società altrimenti razionale, ma perché è l’ineluttabile prodotto di un’organizzazione economica che genera solo nocività.

Non perché vogliamo una Sardegna pura da godere come pausa dalla miseria quotidiana accettando che lo sporco venga dirottato altrove, ma perché troviamo inaccettabile una produzione che ci è ovunque ostile, dannosa e, nel caso del nucleare, mortalmente e per sempre pericolosa.

Non perché il nucleare sia un modo sbagliato tra tanti per ottenere energia, ma perché è il sistema tecno-industriale che produce un con­tinuo e insaziabile bisogno di elettricità e l’inevitabile distruzione a rit­mo accelerato dell’ambiente, nonché la dipendenza da esperti e tecnici per la nostra sopravvivenza.

Cittadini! La società tecnologica ci rende dipendenti dai suoi prodotti, in un circolo vizioso che sembra impossibile da rompere: que­sti giorni di black out hanno dimostrato la nostra impotenza di fronte all’assenza di elettricità.

Ma potrebbe essere proprio il rifiuto di una nocività particolare il punto di partenza per liberarci e lasciarci dietro le spalle tutte le mer­de che ci asfissiano: tesserini magnetici, scienziati, cellulari, tele­visori, ecc… Una lotta anche parziale è un momento privilegiato per radunare tutte le forze che si battono nel loro particolare per cercare un’alternativa alla catastrofe incombente, purché non si perda di vista la radice del proble­ma: l’unica società degna è quella in cui l’uomo ha padronanza dei mezzi di sussistenza.

Denunciamo subito i progressisti e i burocrati che propongono mezze soluzioni che non fanno che rafforzare la logica del sistema!

Facciamo della lotta diretta (e non solo delle petizioni) la nostra arma!

Fuori le scorie nucleari dalle nostre vite!

Fuori dalle nostre vite la società che le produce!

**A**ssociazione **C**ontro la **R**ovinosa **A**vanzata della **T**ecnologia **I**ndustriale

Per contatti: M. Martino, C.P. 278, 40100 Bologna; oppure acrati@yahoo.it

 
 

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