Titolo: QUALE LOTTA PER QUALE VITA?
Note: Nuova pagina 1 [Genova, 15 dicembre 2003]

Lunedì 1 dicembre abbiamo salutato con entusiasmo il ritorno di una pratica che molti consideravano appartenere ad un passato ormai esorcizzato e lontano, lotta che invece è stata fatta rivivere con forza dai ferrotranvieri milanesi: lo sciopero selvaggio.

Sciopero che è stato capace di danneggiare e mettere in scacco non solo l'azienda responsabile della misera condizione materiale dei suoi lavoratori, ma anche l'economia di sfruttamento e la vita alienata dell'intera metropoli. Nella sua realizzazione questo sciopero è riuscito anche e soprattutto a scavalcare tutte quelle forze burocratiche e politiche preposte al contenimento della rabbia degli sfruttati: sindacati, "sinistri" e partiti che non possono tollerare chi esce dai ranghi.

I cori di condanna che si sono prevedibilmente levati dai palazzi del potere sono stati amplificati dalla complicità infame dei mass-media che hanno tentato di trasformare l'autorganizzazione di una lotta contro l'arroganza e lo sfruttamento padronale in un attacco indiscriminato alla cittadinanza.

Esprimendo la nostra solidarietà a tutti quelli che hanno ripreso diretto controllo dei propri problemi dei metodi per risolverli vogliamo opporci ad ogni tentativo di reprimerli - in primis tramite la precettazione -, criminalizzarli e isolarli.

Oggi, 15 dicembre, con lo sciopero generale e legale, livello minimo dal quale può partire il recupero della lotta, le dirigenze sindacali rivendicano il loro ruolo storico d'imbrigliatori dei conflitti per portarli in canali funzionali alla perpetuazione dell'ordine attuale di sfruttamento.

E' evidente infatti che gli infiniti vincoli ai quali governi e sindacati hanno nel tempo legato gli scioperi hanno il solo scopo di renderli inoffensivi per il capitale.

La lotta spontanea supera questi rischi, ma si trova di fronte altri problemi di carattere repressivo (vedi la precettazione preventiva suggerita da quell'infame di Furio Truzzi - presidente Assoutenti - e attuata al volo dal prefetto) contro i quali l'autorganizzazione della lotta stessa dovrebbe sviluppare adeguati strumenti di autodifesa.

Gli sfruttati hanno dimostrato di possedere enormi forze a disposizione ma a questo punto sorgono alcune importanti questioni. Se venisse concesso l'aumento salariale quanto impiegherebbe il padronato ad annullarlo tramite l'aumento dei prezzi dei beni al consumo? E poi, soprattutto, la miseria delle nostre esistenze si esaurisce esclusivamente nella miseria economica?

Crediamo che la miseria non sia determinata solo dai centosei euro negati ai ferrotranviari (o da ogni altra rivendicazione non soddisfatta) ma soprattutto dalle forme di vita imposte a tutti dal capitale e che questa lotta così rischiosa non vada legata solo ad un aumento salariale bensì al progetto e alla conquista di una vita non più subordinata al ciclo forzato: lavoro-salario-consumo. Desideriamo farla finita con questa vita caratterizzata da costrizioni, nocività e falsi bisogni.

Noi auspichiamo il collasso del sistema mercantile, e ci appelliamo a quanti sentono l'insopportabilità di questa sopravvivenza affinché continuino ed estendano le lotte selvagge alla quotidianità e totalità della vita, abbracciando la pienezza distruttrice e creatrice della guerra sociale.

AMICI DEL GATTO SELVAGGIO
perennemente ispirati alla diffusione del disordine

 
 

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