Le scarpe che van di più

Le scarpe che van di più sono gli anfibi dei poliziotti: così cantava Boris Vian in una famosa canzone, ed a Lecce negli ultimi tempi questa affermazione è tornata di prepotente attualità. Il primo dicembre sono infatti iniziate per le vie del centro le ronde “anti-abusivi”, squadracce interforze composte da poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani, che vanno in giro a comminare multe salatissime (dell’ordine di alcune migliaia di euro) agli ambulanti, prima di farli andare via.

Mentre il governo nazionale di centro-sinistra vara col Pacchetto Sicurezza nuove norme contro gli ambulanti abusivi, l’amministrazione cittadina di centro-destra ne predispone di uguali. Le differenze tra gli schieramenti si manifestano per quello che realmente sono, cioè una mera questione di disposizione delle poltrone in Parlamento, mentre di fatto quello che entrambi stanno facendo è trasformare in reato la povertà. Provare a guadagnarsi da vivere senza dover sottostare alla regolamentazione statale o al ricatto salariale, diviene sempre più pratica pericolosa.

A Lecce probabilmente in questa faccenda c’è lo zampino della Confcommercio o di qualche altra organizzazione di categoria, preoccupata di una possibile flessione nelle entrate dello shopping natalizio, perchè è risaputo che chi si reca ad effettuare un acquisto è sempre molto combattuto tra l’acquistare un profumo griffato o una collana di semi di anguria. Ma se l’atteggiamento dei bottegai preoccupati per le proprie entrate è chiaro, ciò che fa paura è il comportamento della gente comune, che continua tranquillamente a guardare le vetrine mentre sono in atto dei veri e propri rastrellamenti, e a passeggiare in delle piazze trasformate in caserme a cielo aperto. Se da un lato ci stanno preparando, un passo alla volta, l’equivalente di quelle che un tempo furono le leggi razziali, ma che oggi sono evidentemente leggi classiste perchè riguardano indistintamente italiani e stranieri, dall’altro ci si abitua sempre di più a questa sconcertante normalità, a volgere lo sguardo altrove mentre accanto accade qualcosa che fino al giorno prima avremmo considerato inaudito. Quella che Primo Levi definiva la zona grigia del collaborazionismo, appare ormai come un velo che si stende a ricoprire sempre più ogni angolo del globo.

Alcuni solidali il primo giorno delle ronde non hanno taciuto alla vista di quanto stava accadendo, ed il loro intervento ha richiamato quello di altri individui capaci ancora di provare sdegno, che hanno accerchiato una squadraccia e dato solidarietà al tartassato di turno. Nella breve concitazione che si è creata, la parte peggiore è stata interpretata da una sincera democratica, intervenuta a dire che quei poveretti bisognava sì lasciarli lavorare, ma che era inutile attaccare le forze dell’ordine “che facevano solo il loro lavoro”. La difficoltà di questi figuri, con la bandiera della pace esposta al balcone, di capire che per fermare la guerra bisogna fare qualcosa, arriva ad essere imbarazzante, così come non riuscire a capire che tra chi emana un ordine e chi lo esegue esiste un unico filo di continuità: quello del dominio. Se così non fosse, di sincero democratico in sincero democratico, dovremo un giorno arrivare a considerare, per esempio, i morti in un lager come responsabilità unica di chi ha promulgato la legge per mandarceli, perchè in fondo chi li gasava “faceva solo il proprio lavoro”, cioè eseguiva degli ordini.

Ma obbedire senza pensare implica complicità, esattamente come blaterare senza capire o sdegnarsi senza muovere un dito. Comprendere, disertare ed agire, sono sicuramente tre buoni punti di partenza, per evitare di avere, in occasione delle prossime festività natalizie, i blindati per le strade, il coprifuoco a mezzanotte e le ronde che marciano a passo d’oca, pur di difendere gli incassi dei bottegai dalle borse contraffatte e dalle collanine colorate.