Professori, cineasti, opinionisti dell’ultima ora, tutti sono attratti dall’analizzare il fenomeno culturale legato alla "valorizzazione del Salento come risorsa", iniziative pseudo-artistiche, rassegne, pubblicazioni di ogni specie fanno in modo che il viandante rimanga abbagliato dalla vivacità culturale di questi luoghi… eppure chi vive in zona per tutto l’anno sa bene che, giunto il mese di ottobre tutta la vivacità culturale torna nelle celle frigorifere pronta per essere scongelata a giugno dell’anno dopo e si scivola così, verso la solita, e più autentica, aria di noia, rabbia e malessere sociale. D’altronde solo gli allocchi possono non accorgersi che i tanti panegirici che ci parlano di "risorse culturali" altro non sono che progetti speculativi, volti essenzialmente a fare soldi e ad entrare nei circuiti del fiorente "mercato della cultura", niente di più lontano-se non antitetico- all’idea di "vivacità culturale". Un termine di eco leghista (!), esemplifica al meglio la tensione alla vendibilità delle caratteristiche socio-culturali di questa terra: "Salentinità".

Fa venire i brividi il solo pensare all’orgoglio dell’appartenenza con cui viene usato questo termine, e all’avida prospettiva di un ritorno economico. "Salento, terra e libertà" è lo slogan che attira tanti allegri visitatori, sarebbe bello -se fosse vero-, ma il fatto è che viviamo in una terra di fortissimo controllo sociale, di mafie grandi e piccole, di repressione, di sfruttamento del lavoro, (e la lista potrebbe allungarsi a dismisura) e chi vive qui lo sa, come lo sa chi è stato costretto ad andarsene e a tornare solo quando il padrone lo permette. Tutta la tensione alla libertà che si respira in questi giorni potrebbe tradursi felicemente in molti gesti di ribellione di fronte all’opprimente controllo sbirresco, a gesti di riappropriazione dei luoghi e degli spazi che ci sono stati tolti dagli imprenditori del turismo, e via dicendo, invece si assiste alla completa mancanza di reazione, fino a conoscere episodi di docile collaborazione dei "Punkabbestia" con le forze dell’ordine!!!

Ottundersi con i ritornelli dell’"è tutto bello", fa parte dei programmi di quei signorotti che dal fresco dei loro yacht lavorano con zelo per dare soddisfazione alla loro avidità e lustro alla loro rispettabilità mondana; permette loro di stare più tranquilli e sereni nelle loro sempre più esclusive ed inespugnabili fortezze.

Intanto, lontano dalle vite dei signori, per questioni "di ordine pubblico" le pizziche vengono tolte dalle strade per essere isolate sui palchi, le attitudini proprie di questa terra vanno rapidamente perdendo ogni senso di utilità sociale, schiacciate, come dappertutto, da esigenze economiche globalizzate, e certo non potrà essere una sagra agricola o una mostra di artigianato, per quanto ben fatta, a restituire il maltolto. Utile sarebbe invece, accanto alla rievocazione dei tempi che furono, parlare dell’oggi, dei "baroni" di oggi, di chi la pietra leccese la tira fuori dalle cave, di chi la terra la vorrebbe lavorare oggi. Parlare del presente è fare cultura; parlare con consapevolezza di come qui ed adesso si muore di povertà e di lavoro non è facile, ma si può fare anche in agosto.

 
 

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