#title AGLI INSORTI DELLA VOLONTÀ DI VIVERE #lang it #notes Volantino diffuso a Rovereto, 17-18 luglio 2003 Questo mondo è una polveriera. Il capitalismo gronda sangue dalle sue merci e dalle sue macchine. Per il profitto si devastano interi paesi, si deportano popolazioni, si appesta l’aria e si vende l’acqua nelle bottiglie dopo aver lottizzato e inquinato quella delle fonti. Non è un problema di personale dirigente (che la contestazione addomesticata vorrebbe semplicemente sostituire), è un problema di rapporti sociali: o li si sovverte o li si subisce. Sempre più uomini e donne non sono disposti ad essere sepolti vivi nelle baraccopoli o nei casermoni dei quartieri popolari, nelle prigioni o nelle bare di pietra dei caseggiati, nei nuovi campi di concentramento o dentro le automobili comprate a rate. Un piccolo esempio sono gli incontri fra i potenti (Seattle, Napoli, Genova, Evian…) che si trasformano in occasioni di rivolta e non solo in esperimenti polizieschi di blindatura di città e vallate. Se chi è al potere le decisioni le prende tutti giorni in luoghi molto meno mediatici, questi vertici dimostrano tuttavia che sono i padroni sempre più spesso a vivere asserragliati nelle loro fantascientifiche zone rosse, protetti dai loro robocop. Attorno sono danze di pietre e di fiamme contro le banche, i Mc Donald’s, le agenzie interinali, le sedi delle multinazionali… È quanto è accaduto anche a Salonicco, in Grecia, il 21 e il 22 giugno, durante il vertice dell’Unione europea. Anche lì le forze della repressione hanno rastrellato, torturato, arrestato e già condannato a vari anni di carcere. Tra le decine di detenuti rilasciati su cauzione, sette compagni sono ancora imprigionati (qualcuno con accuse come “costituzione di banda armata”, per trovare dei capi a una ribellione senza capi che ha coinvolto migliaia di persone…). Tra loro, un compagno siriano rifugiato politico in Grecia perché condannato a morte nel suo paese. Le autorità greche minacciano di estradarlo, il che equivarrebbe a un’esecuzione capitale. In più città d’Europa ci sono iniziative in sua solidarietà e per il rilascio di tutti gli insorti di Salonicco. Il conto corrente aperto dai compagni a sostegno dei detenuti è stato chiuso (e i soldi sequestrati) dallo Stato. Se la solidarietà è un crimine, siamo tutti criminali.