Salento, terra di frontiera
- L’IMMAGINARIO SOCIALE CAMBIA COSI’ COME CAMBIA IL VENTO MEDIATICO E MERCANTILE -
Negli ultimi anni il Salento, da realtà meridionale tra le tante, da terra di sbarco privilegiata per i nostri vicini in fuga dalle barbarie, è oggi soprattutto meta per chi i soldi ce li ha e li vuole spendere bene tra buon cibo e tradizioni esotiche, pizzica e reggae, sagre e tanto vino. Il mare, frontiera invisibile, è cornice tanto naturale quanto perfetta per l’accoglienza del buon viandante, il turista.
La Giamaica d’Italia offre divertimento e "cultura" anche per il no global dell’ultima e della prima fila. E il No-Border contro i C.P.T. dell’estate scorsa è stato il culmine di chi - tra leader e gregge - la festa non l’ha voluta solo per egoistico divertimento, ma l’ha offerta a chi di festeggiare non lo pensava per niente. Processione, sound system, un paio di coglioni al megafono (in attesa di voti e carriera politica), e palloni con scritte dementi ed egocentriche verso i reclusi del momento - quasi sicuramente minacciati, o sotto psicofarmaci -. Una solidarietà che sembrava al mio occhio cinico una mezza compiacenza, una forma di ipocrita umanitarismo.
Comunque tra queste righe è di due cose che vorrei parlare, una amata e una odiata. Una è la terra in cui sono nato e cresciuto, e l’altra è uno tra i tanti lager di questa società. Due referenti della mia vita che sono entrambi nel cuore, ma agli opposti. Uno vorrebbe rispetto - specie per quel poco di natura che ci è rimasta, e che l’invasione turistica falsamente preserva, incitando invece alla devastazione e alla cementificazione -, l’altro chiama odio. Odio per ciò che rinchiude e per chi è carnefice, torturatore, lucratore di vite umane disperate, e che in più marcia sotto la protezione di uno Stato assassino e all’ombra di un cadavere appeso in croce, guarda caso anche lui a suo tempo torturato e ucciso per essere stato un "destabilizzatore", una persona non voluta né desiderata.
La terra amata ma gestita dal Capitale assomiglia così ad una calamita, che attrae e respinge secondo convenienza e calcolo economico; una calamita su uno dei confini sud orientali dell’IMPERO EUROPEO DELLE MERCI che fa uso di assassini in divisa e mandanti in giacca e cravatta - le tuniche insanguinate del caso sono al centro, come "strumenti"... Una calamita che respinge gente, affamata dai piatti traboccanti di quei porci - con tutto il rispetto per gli intelligentissimi maiali - che ci sfiorano camminando per le strade. Una calamita, che in nome della "sicurezza", usa armi e navi militari per respingere, lager per rinchiudere e confinare, psicofarmaci per annullare e lobotomizzare senza bisturi, manganelli per torturare… meravigliatevi gente per le violenze militari in Iraq, mai per quelle a pochi passi dal proprio cubo di plastica e vetro…
Sono tempi incerti questi che viviamo, qualcuno li ha definiti TEMPI DI GUERRA. E di fronte alla guerra si può disertare, ma quando il campo di battaglia è il mondo intero, dalle bombe sarà sempre difficile scappare, come anche dalle proprie responsabilità.
Necessario allora diviene capire chi ha dichiarato questa guerra e verso chi. C’è da capire qual’è la posta in gioco, perché se questa è la nostra libertà, se è la vita di oggi e di domani, se è la natura che ogni possibilità offre, allora l’unica cosa da fare è dichiarare GUERRA ALLA GUERRA, che non è uno slogan di comodo, ma l’unico modo per essere partigiani oggi, dove UN FUORI NON ESISTE. Siamo immersi quasi sino al collo, ma finché un po’ d’aria ci arriverà ai polmoni, qualche possibilità ci potrà essere…
C’è chi coltiva l’ottimismo fino ad accecarsi e sostenere le cause stesse della guerra che vorrebbe far cessare per sempre…
Io coltivo l’odio di classe e verso le autorità, che non è indiscriminato come qualcuno vorrebbe far credere…
**PER LA LIBERTA’ DI MOVIMENTO DI TUTTI/E
IL REGINA PACIS DEVE CHIUDERE
CONTRO OGNI LAGER
FINO ALLA LIBERAZIONE TOTALE
*Gatto***
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