L’occupazione dell’ex-Peterlini avrebbe dovuto dar vita ad uno spazio autogestito in cui sperimentare, organizzarsi e lottare insieme a chi, come noi, detesta lo stato delle cose . L’occupazione come forma di azione diretta per decidere collettivamente dei propri bisogni. Di fronte a centinaia di case sfitte, di fronte agli affitti sempre più esorbitanti e alle tante famiglie che faticano a campare sotto la pressione di mutui vergognosi, occupare significa infischiarsene della legalità (dei padroni) e mettere gli uomini al di sopra delle cose. Di fronte all’assenza di ogni spazio collettivo in cui discutere o anche solo fare musica senza tessere o soldi, occupare significa esprimere un’esigenza che le città-supermercato e le città-carcere non hanno ancora soppresso.

Un punto di partenza, dunque, nient’altro. Dello schieramento poliziesco e mediatico, dell’ignobile e patetica passerella di procuratori, sindaci, assessori, consiglieri, funzionari provinciali, l’unico aspetto che vogliamo sottolineare è il rifiuto, da parte degli occupanti, di ogni mediazione istituzionale. Nel suo piccolo, si tratta di uno scontro fondamentale: da una parte il potere con i suoi sgherri in uniforme e ferraglia o in doppiopetto, dall’altra individui determinati ad agire fuori dalle gerarchie e liberi dal profitto. È uno scontro vecchio come questo vecchio mondo: o la libera assemblea, o la politica dei funzionari; o la discussione reale, o il silenzio imposto dai manganelli. Il "dialogo" di cui parlano politici e giornalisti è il contrario della discussione reciproca e pratica fra individui liberi. Il loro "dialogo" funziona così: prima decidono della nostra vita, prima ci tolgono la capacità di esprimerci, poi ci chiedono il nostro parere – come in un interrogatorio in questura o in un sondaggio di mercato. Se non ci sta bene, c’è la repressione. In un involontario momento di verità, un giornalista così ha commentato l’operazione di un centinaio di sbirri in tenuta anti-sommossa venuti a sgomberare una casa: "Ha vinto il dialogo".

Di spazi, di autogestione, di solidarietà e altro ancora avremmo voluto parlare durante l’assemblea annunciata per il 22 settembre nello spazio occupato. Non sarà uno sgombero a fermarci. Prendiamoci le piazze.

Benvenuto sia chiunque cerchi reciprocità. Alla larga politici, dirigenti sindacali, sbirri, giornalisti.

ASSEMBLEA PUBBLICA
MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE, ALLE ORE 18.00

IN PIAZZA DELLA PACE, AL BRIONE (ROVERETO)

 
 

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