Non sempre disobbedire a un ordine equivale a opporsi in toto allo stato di cose presente: chi disobbedisce può anche fondare la propria azione sulla considerazione che da eliminare non sia il potere in sé bensì semplicemente il suo assetto attuale.

“Agendo” conseguentemente in base a tale presupposto, si può anche simulare (nella migliore delle ipotesi) di lottare contro un’autorità costituita (mettiamo un Impero) ponendosi alla testa del “movimento dei movimenti” mentre, nella struttura e nelle pratiche adottate, si palesano le medesime caratteristiche autoritarie.

Pare sfuggire un impercettibile dettaglio: la totale inesistenza di un vero movimento antagonista.

Invece di tentarne la costruzione, si assiste al triste spettacolo di un’opposizione spettacolare: ex-collaboratori di ex-ministri che, vestendo il ruolo di portavoce, partecipano a trasmissioni televisive, pseudo-battaglie condotte considerando come “alleati” partiti e sindacati, “centri sociali” che devono la loro esistenza ai fondi generosamente elargiti dagli stessi governi contro cui pretendono di lottare.

I cosiddetti new global più che il rovesciamento dell’esistente teorizzano, e per quanto possono mettono in pratica, la partecipazione alla gestione delle nocività presenti e future.

A chi invita a “non odiare i media, ma a diventare media” [!] è inutile sottolineare il loro ruolo certamente repressivo; attraverso la creazione di un uomo di massa, passivo, atomizzato e intorpidito si gettano le fondamenta di un nuovo regime totalitario: quello agito dalla società tecnologica che attenta a ogni pratica umana fino a rendere inessenziale l’uomo stesso.

A chi propone di “controllare dal basso gli OGM”, è inutile ricordare la natura intrinseca della tecnologia industriale: uno strumento di dominio.

A chi si attribuisce il merito (se tale lo si vuole definire) di aver contribuito in questo modo a una crescita quantitativa del movimento, è arduo far notare la mancanza di una qualsiasi qualità rivoluzionaria.

A chi replica alle critiche mossegli lamentando l’assenza di tesi propositive, è d’obbligo rispondere che è innanzitutto necessario partire da una chiara scelta di campo.

**A**ssociazione **C**ontro la **R**ovinosa **A**vanzata della **T**ecnologia **I**ndustriale

Bologna, giugno 2003

 
 

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