#lang it #title *Caricare…puntare…fuoco! E il soldato Masetti sparò, ma al suo capitano*. *Caricare…puntare…fuoco! E il soldato Masetti sparò, ma al suo capitano*. Ho sempre profondamente disprezzato Jovanotti, sia sotto il profilo musicale che umano, per una serie interminabile di buoni motivi: per ciò che è stato, per ciò che è; per quello che pretenderebbe rappresentare, e per ciò che realmente rappresenta. Eppure…devo ammettere che quando ho ascoltato il brano “Mi fido di te”, tratto dal suo ultimo album, l’ho trovato bello. L’ho apprezzato perché, a mio avviso, è costruito secondo tutti i crismi di una buona canzone. Per cominciare, ha una bella linea di basso, intrigante e piacevole, che apre il brano e prosegue per tutta la sua durata, in un incedere ritmico costante, che si fissa subito in testa. Poi, sul ritornello, ha un bel motivo di archi, che inizia basso e sale man mano di tono, in un crescendo epico. Anche da un punto di vista lirico, il brano descrive immagini interessanti, per un romantico come me; in particolare mi piace la parte del ritornello che denota quasi una voglia di “osare”, recitando testualmente frasi come (…) “stendermi sopra il burrone e di guardare giù, la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”. Successivamente mi è capitato di vedere il video-clip, passato spesso in tv. Il suo svolgersi è completamente monopolizzato dal passaggio di vari oggetti, di mano in mano, di persona in persona, a cominciare da una chitarra che per primo porge lo stesso Jovanotti: mi ha dato la sensazione quasi di una forma di costante protendersi, donare all’altro; al centro di ciò c’è anche un senza tetto, che dorme per strada, e che si alza a donare il suo scialle, con cui si ripara dal freddo, ma viene rifiutato dai passanti, ed infine entra in una chiesa e ne avvolge le spalle del Cristo in croce. I colori, per tutta la durata del video, sono piuttosto anonimi, smorti, sbiaditi, solo leggermente scostati da un semplice bianco e nero, con l’unica eccezione della scena finale, in cui appare una bambina vestita con un abitino rosso sgargiante, seguendo un artificio scenico e retorico simile a quello utilizzato da Spielberg nel film “Schindler’s list”. La bambina, si avvicina ad un reparto di soldati schierati, gli consegna una collanina ed in cambio ottiene una pistola, che punta contro Jovanotti, sopraggiunto attraversando un ponte (e questo attraversamento è filmato con vari zoom, a distanze differenti, montate seguendo il ritmo della musica). Dopo qualche istante di esitazione, la bambina non preme il grilletto ma consegna il revolver a Jovanotti (e qui già qualcuno avrà avuto rimpianti…), il quale, cosa fa? Perde l’occasione per lanciare un messaggio realmente intelligente, come invece pretende di fare. Anziché svuotare l’intero caricatore sui soldati che ha di fronte, Jovanotti prende la bambina per mano e ritorna da dove era venuto, riattraversando il ponte. Non solo: ad un certo punto si ferma, e getta la pistola nel fiume sottostante. Insomma, anziché comunicare quello che è un messaggio di pacifismo buonista e tolstojsmo qualunquista, avrebbe potuto dargli un senso più provocatorio e pregnante, coraggiosamente antimilitarista. Perché essere antimilitaristi non significa essere necessariamente contro le armi ma più semplicemente, utilizzarle in modo opportuno, al servizio della giusta causa! *Luigi Masetti*