#lang it #title Raoul Vaneigem, *Avviso agli studenti* [Da "Canenero" - settimanale an11 ottobre 1996 - numero 34 Raoul Vaneigem *Avviso agli studenti* (Nautilus, Torino 1996, 44 pp.) *La scuola è vostra. Dedicato agli studenti* (con una nota a margine di Domenico Starnone) (Marco Tropea Editore, Milano 1996, 96 pp.) Di Raoul Vaneigem, membro dell'organizzazione rivoluzionaria Internazionale Situazionista dal 1961 al 1970, saranno probabilmente in molti a ricordare una frase che riscosse un certo successo in un'epoca tristemente carente di passione ma densa di dogmi ideologici: “Chi parla di rivoluzione senza far riferimento alla vita quotidiana si riempie la bocca di un cadavere”. Sono trascorsi quasi trent'anni da allora e oggi Vaneigem non è più un situazionista, né un rivoluzionario. Dei suoi scritti giovanili ha mantenuto soltanto lo stile, brillante e piacevole come sempre, ora messo al servizio di ciò che un tempo combatteva. Il suo ultimo libro, pubblicato qui in Italia in due diverse edizioni, ne è una agghiacciante dimostrazione. Dietro l'apologia del “vivente” (quale?) e della lotta di questo fantasma contro la morte (quale?), Vaneigem ci presenta l'ennesima tiritera riformista sulle possibilità fornite dalle nuove tecnologie di salvare l'istituzione scolastica dalla mediocrità imperante. Gli argomenti adottati sono talmente banali da non meritare nemmeno una confutazione. A Vaneigem si può soltanto ricordare che, parafrasando le sue stesse parole, chiunque parli di vita quotidiana senza far riferimento alla rivoluzione si riempie la bocca di un cadavere. Si fa una certa fatica a pensare che l'autore di questo testo sia l'ex situazionista che tanto metteva in guardia contro i pericoli insiti in ogni forma di contestazione parziale. Che fine ha fatto il teorico dell'organizzazione che nell'opuscolo *Della miseria nell'ambiente studentesco* sosteneva: “La critica radicale del mondo moderno deve avere come oggetto e come obiettivo la totalità”? Siamo davvero di fronte a quel Raoul Vaneigem che nel maggio `68 prese parte al Consiglio per il Mantenimento delle Occupazioni che in un suo volantino scriveva: “Non ha senso criticare l'università quando è tutta questa società che va distrutta”? Oggi ciò che è rimasto di quell'uomo - e non ci pare molto - è capace solo di elencarci tutte le nocività prodotte dall'istituzione scolastica, senza spendere una parola sul fatto che questa non fa altro che rispecchiare il sistema sociale che la ospita. Come si può criticare la struttura gerarchica della scuola se si accetta la gerarchia presente in tutti gli ambiti della società? Strano davvero che sia proprio Vaneigem a tralasciare queste *banalità di base*. Forse che i “magistrati coraggiosi” salutati in questo libretto da Vaneigem per aver rotto “l'impunità di cui godeva l'arroganza finanziaria” non hanno nulla a che vedere con il potere, la gerarchia, lo Stato, sul cui conto di tanto in tanto Vaneigem brontola? E ancora, è davvero il cantore della rivolta di Los Angeles del 1965, l'estimatore dei fuorilegge romantici alla Lacenaire, a prendersela con chi compie atti di vandalismo nelle scuole, accusati di giovare solo “agli avvoltoi delle società immobiliari”? Quanto buon senso, quanto lucido disincanto, quanta rassegnazione in queste analisi. La festa è finita, torniamo al lavoro. Il sogno dell'impossibile, la libertà assoluta, la rivolta: tutte cose belle, è vero, ma ora basta. Ora non abbiamo più vent'anni, dobbiamo essere seri, dobbiamo mettere la testa a posto. Altro che rendere appassionante la vita, altro che godere senza limiti. Abbiamo solo scherzato. Meglio rendere omaggio ai “magistrati coraggiosi” alla Di Pietro e cercare di dare buoni consigli agli amministratori: ne va della nostra pensione. Che voltastomaco, che tristezza. Il gusto del cambiamento soddisfatto da un cambiamento di gusto, come diceva un certo Vaneigem. E finiamo proprio con un'altra sua citazione. Ma non diamo la parola al rivoluzionario del `68, ormai morto e sepolto, bensì al recuperatore del '96 che in un sussulto di sincerità ammette: “se tante idee generose si sono trasformate nel loro contrario, è perché il comportamento di chi militava per imporle ne era la negazione”. Basta così, signor Vaneigem. Ormai abbiamo capito.