Con rabbia ed ostinazione
Qualche giorno prima di Natale è stato arrestato Marco Martorana. Accusato di aver spaccato una bottiglia sulla testa di un funzionario della Digos durante uno dei cortei che hanno percorso Torino il 6 dicembre scorso, ora è in isolamento alle Vallette.
Noi Marco non lo conosciamo. E non sappiamo se, effettivamente, quel giorno un questurino abbia ricevuto o meno una bottigliata sul capo, né chi sia stato a fargliela arrivare. Quello che sappiamo con assoluta certezza è che, quel giorno, la testa ad un questurino noi l'avremmo spaccata volentieri: noi, con le nostre mani. E, statene certi, quel giorno la testa ad un qualunque uomo in divisa l'avrebbero spaccata volentieri in tanti: qui a Torino come in Valsusa. In migliaia siamo stati svegliati prima dell'alba dalla notizia delle ruspe sul presidio di Venaus, delle urla del vice questore, delle ossa rotte. In migliaia abbiamo maledetto Pisanu e Lunardi, abbiamo maledetto gli uomini armati che ne rendono concreto il potere.
Il 6 dicembre eravamo tutti incazzati neri: per questo è importante dare solidarietà a Marco, perché, anche se non lo conosciamo, è uno di noi. E sarà la solidarietà del movimento No Tav a liberarlo, non solo il lavoro del suo avvocato.
Ma non c'è solo questo. Dopo l'arresto, i giornali hanno etichettato Marco come un punk, violento ed ubriacone: il solito estremista, estraneo al movimento. Se non lo liberiamo, però, succederà presto che altri verranno fermati per aver demolito l'auto della Bresso o sfasciato i macchinari della Cmc. Estremisti anche loro, per carità, anche loro estranei al movimento. E se li lasciamo fare, i soliti questurini si sentiranno liberi di fermare gli estremisti che hanno divelto le reti ed invaso i cantieri, di far processare tutti quelli che hanno bloccato le strade e le stazioni. Poi sarà il turno di chi ha fatto lo sgambetto ai tedofori olimpici e poi ancora di quegli estremisti che, in faccia a Lunardi e a Pisanu, continuano a far sventolare la bandiera No Tav dal proprio balcone.
Difendere Marco vuol dire, allora, difenderci tutti. Difendere Marco vuol dire difendere un movimento intero che, con rabbia ed ostinazione, si oppone al Tav.
Alcuni no-tav presenti a Torino il 6 di dicembre scorso
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