Lawrence Jarach

Perché il primitivismo (senza aggettivi) mi rende nervoso

L'anarco-primitivismo si oppone alla civilizzazione, il contesto in cui le varie forme di oppressione proliferano e diventano diffuse - e in effetti possibili… Lo scopo è di sviluppare una sintesi… tra gli aspetti dei modi di vita primitivi ecologicamente orientati, non statalisti, antiautoritari e tra le forme più avanzate dell'analisi anarchica dei rapporti di potere. Lo scopo non è replicare o ritornare al primitivo, bensì soltanto vedere i primitivi come fonte d'ispirazione, come forme esemplari di anarchia. - John Moore, A Primitivist Primer

Presentando una visione di un mondo senza l'ingombro di politiche gerarchiche e di dominio sulla vita umana e non umana da parte della tecnologia, l'anarco-primitivismo ha molto da contribuire a un discorso antiautoritario. Il valore analitico dell'anarco-primitivismo è che difficilmente qualche aspetto della cultura umana sfugge all'esame critico; dalle basi stesse dell'agricoltura e della produzione di massa fino alle interrelazioni fra questi fenomeni e le forme istituzionalizzate di gerarchia e dominio, molto poco è dato per scontato. Dove tradizionalmente gli anarchici hanno criticato le manifestazioni del pensiero gerarchico e dei rapporti sociali autoritari, gli anarco-primitivisti attaccano i presupposti che stanno dietro questo pensiero.

Gli anarco-primitivisti sono veloci nel rivolgersi al 99% dell'esistenza umana precedente l'avvento dell'agricoltura, il periodo del primato dell'economia di raccolta e caccia e del relativo accordo sociale. Questo primario modo di vita dell'uomo, caratterizzato dall'assenza di forme istituzionalizzate di potere, dimostra che qualcosa di radicalmente differente dell'attuale regime del capitalismo industriale transnazionale e delle sue politiche - di fatto un orientamento anarchico - non solo è possibile ma, dalla documentazione delle tracce, duraturo e ben riuscito. Inoltre, l'esistenza e la persistenza di queste culture anarchiche dimostra che lo sviluppo di un sistema economico gerarchico e predatorio non è né necessario né inevitabile.

Il comunismo, il sindacalismo, l'individualismo e il femminismo, tutti hanno anarchici che vi aderiscono in un modo o nell'altro. Ma senza "anarco" davanti queste ideologie sono delle mere variazioni di statalismo e autoritarismo. Il primitivismo non è diverso. La critica e il rifiuto del capitalismo industriale e della civilizzazione dominata tecnologicamente non è il monopolio di pensatori e attivisti antiautoritari. Alcuni che sono approdati al primitivismo sono partigiani della misantropia o di altre forme di dominio. Gli anarchici che sono interessati a estendere la rilevanza delle idee primitiviste devono allontanarsi da questi vicoli ciechi.

IL PRIMITIVISMO AUTORITARIO

Il primitivismo autoritario disprezza l'esempio della caccia/raccolta; ritiene irrilevante questa forma di cultura. Sono più interessati alla sopravvivenza culturale dell'euro-americano non tecnologizzato. (Molti di Ecologia Profonda e la prima generazione di Earth First! prima degli hippie/redneck andavano a popolare questa categoria). Le società dei villaggi sedentari dei coltivatori e cacciatori celti, teutonici e/o normanni sono viste come modelli rilevanti. Il fatto che quelli avessero delle caste di guerrieri e il saccheggio come parti integranti della loro cultura pare non preoccupi i primitivisti autoritari; anzi, molti lo considerano eroico. Questo sistema predatorio porta direttamente all'ordine europeo feudale; sembra che i primitivisti autoritari vogliano rivitalizzare questo ordine sociale ed economico con loro stessi a capo dei loro feudi. Non sono interessati all'abolizione della divisione del lavoro o dello Stato; il loro modello richiede l'adesione alla filosofia de la forza fa diritto.

Questa tendenza è caratterizzata da una concezione mitica della terra; il bioregionalismo (l'idea che solo la flora e la fauna indigena appartengano al proprio ecosistema natio) è fatto per essere applicato anche agli esseri umani. I primitivisti bioregionalisti promuovono la cosiddetta appartenenza naturale e organica di un particolare popolo/nazione/etnia a un'area geografica particolare. Il populismo xenofobo e il razzismo nazionalista impliciti in una prospettiva simile è facilmente individuabile. È altrettanto facile vedere le similitudini tra il primitivismo autoritario e gli aspetti dell'ideologia nazista del volksgemeinschaft e del blut und boden. Questo non significa che tutti i primitivisti siano cripto-fascisti, ma ci sono molte caratteristiche del primitivismo autoritario che sono condivise dal nazionalsocialismo.

Il primitivismo autoritario è caratterizzato anche dalla promozione dell'idea che c'è troppa gente al mondo rispetto alle poche risorse. Questa prospettiva si presume sia basata su analisi scientifiche. L'elevazione della Scienza (non l'empirismo, ma la credenza che la scienza sia una sorta di sforzo naturale e obiettivo, un metodo puro per giungere alla verità) a ideologia lascia irrisolte questioni molto più ampie. Presupposti politici e ideologici informano ogni scienza, e nessuna conoscenza è separabile dall'uso che per essa è previsto. Il campo della biologia non fa eccezione. Il Biologismo, la fede cioè nell'esattezza della biologia euro-americana, gioca un ruolo principale nelle peggiori manifestazioni di autoritarismo e di primitivismo volgare. Se l'assunto è che la moltitudine della gente tradizionalmente spossessata sia una minaccia per quella poca che possiede tanto, allora ogni scienziato - specialmente quello biologicamente determinista - fornirà la giustificazione logica al mantenimento di questa espropriazione.

Il mantra delle "troppe bocche da sfamare" è tanto vecchio quanto falso. La ricerca biologica non ha nulla a che fare con la distruzione deliberata di enormi quantità di grano per mantenere al massimo i profitti, con lo spreco dell'acqua e degli alimenti vegetali per mantenere l'industria della carne, o con i sussidi governativi all'industria casearia: queste sono tutte scelte politiche ed economiche. Ma ha completamente a che fare con il campo della modificazione genetica delle sementi, che pretende di nutrire le moltitudini ma è usata solo per massimizzare i profitti dei detentori dei brevetti di qualsiasi tipo di cibo Frankenstein ne risulti. Evidentemente la biologia non è una via neutrale per esaminare la vita. Così, il primitivismo autoritario si richiama alle dichiarazioni più reazionarie dei biologi neo-malthusiani come se fossero l'unico punto di riferimento valido. Siamo talmente presi da certi termini memorabili come "portata" che non analizziamo cosa "comporta" questa creatura. Non è la popolazione umana e non umana di un dato ecosistema; ovviamente è l'organizzazione attuale del capitalismo industriale e i profitti dei suoi beneficiari.

IL PRIMITIVISMO VOLGARE

Il primitivismo volgare può essere innanzitutto caratterizzato da un'idealizzazione romantica delle culture originarie. Da questo tipo di primitivismo possiamo sentire delle celebrazioni acritiche della cultura della raccolta/caccia come persone egualitarie e pacifiche che vivono senza alcuna divisione del lavoro, in totale armonia con loro stessi, tra di loro e con l'ambiente. È certo che in questo tipo di culture lo Stato non esiste, e raramente l'istituzionalizzazione della detenzione del potere che è quasi sempre distribuito orizzontalmente. Ci sono altri tipi di culture che condividono le stesse caratteristiche. Le culture di pastorizia possiedono animali domestici e attuano un'agricoltura su piccola scala e di sussistenza, e nemmeno loro hanno strutture di potere istituzionalizzate; questo tipo di cultura è sicuramente valida come oggetto di studio per le stesse ragioni che lo è quella della raccolta/caccia. Ma il primitivismo volgare ha poco interesse nei confronti delle culture di pastorizia e agricole su piccola scala. Questo è un uso selettivo (qualcuno potrebbe dire manipolatorio) della letteratura antropologica.

L'accusa mossa al primitivismo di voler tornare "indietro all'Età della pietra" è applicabile nella misura più grande al primitivismo volgare. Certi primitivisti proclamano con orgoglio che vogliono vivere davvero in questo modo, se vogliamo credere a molti articoli comparsi nella stampa anarchica oggi più diffusa. I più seri teorici del primitivismo che io conosco e dei quali ho letto i testi, perorano una vita più semplice e non industriale, con un minore impatto sull'ambiente; si interessano di permacoltura, toilet compost, cibi selvatici, autosufficienza e generalmente di una vita "oltre le inferriate". Il livello tecnologico di una cultura del genere assomiglia moltissimo alla vita rurale dell'era precedente la rivoluzione industriale combinata con l'etica del "ritorno alla terra" del tardo XX secolo in America. Gli strumenti e i modi di produzione adoperati nel XVI secolo e fino agli inizi del XIX potrebbero essere del tutto appropriati per questo genere di vita. Questo modello si adatta bene anche all'idea di comunità locali, piccole e autonome, che si riuniscono in federazione o si aggregano in una rete - un modello anarchico tipico anche se non l'unico.

Anche il primitivismo volgare si ricollega al biologismo. Si può notare in qualche discorso primitivista riguardante la sovrappopolazione. Qui entra in gioco l'accusa antiprimitivista di una "moria di massa", e il primitivismo più volgare è riluttante a rispondere a questa accusa, apparentemente perché non pensa che una "moria di massa" di esseri umani sarebbe poi tanto male. Per gli antiautoritari la misantropia inerente a questa prospettiva è un auto disfattismo. La misantropia arriva molto facilmente a prestare orecchio alle idee e alle pratiche autoritarie; se in genere le persone sono intrinsecamente stupide e distruttive, non è sensato avere una qualche guida illuminata a sovrintenderci in modo da non fare del male all'ambiente e a noi stessi? Questa è una delle menzogne basilari dell'autoritarismo. Inoltre, in questa misantropia generalizzata che vige nel bel mezzo del primitivismo c'è un'evidente contraddizione: come può il primitivismo volgare giustificare l'idea di un'implacabile deriva umana verso la distruzione se gli esseri umani hanno resistito così bene per centinaia di migliaia di anni - senza distruggere né il loro ambiente né loro stessi?

Quelli che dovrebbero essere direttamente responsabili per la distruzione dilagante del mondo naturale sono gli scienziati che ne (ri)costruiscono la struttura genetica, i capitalisti che traggono profitto dal suo sfruttamento e gli ideologi che giustificano il tutto. Questa è una piccola parte dell'umanità (sia storicamente sia oggi); anche se la maggior parte di quelli che abitano nel Nord del mondo beneficiano della continuazione di questo regime di distruzione, la responsabilità dovrebbe essere attribuita laddove c'è - presso coloro che creano e mantengono questo regime. I primitivisti discreditano sé stessi quando biasimano "l'umanità" (come se fossimo una sorta di piaga). Questo distrae l'attenzione dai veri colpevoli.

Il primitivismo volgare ha preso come una prova d'onore le accuse urlate al primitivismo da parte dell'antiprimitivismo. Quindi promuove l'idea reazionaria secondo cui ci sono troppe bocche da sfamare, e che una critica della tecnologia industriale significa necessariamente il ritorno a un'esistenza paleolitica. Sono degli anti-antiprimitivisti a riflesso condizionata con pressoché nessuna capacità di pensiero critico indipendente, né sembrano capaci di tracciare una loro strada tramite una discussione coerente di che cosa significhi attualmente rifiutare la società tecnologica.

PRIMITIVISMO ANARCHICO

Un primitivismo anarchico auto cosciente ha bisogno di cominciare con un esame critico delle culture della raccolta/caccia che sono affrontate nei diversi studi etnografici. L'anarcoprimitivismo ha bisogno di mostrare che questo tipo di cultura è una guida teorica e filosofica valida per vivere senza la tecnologia industriale, il capitalismo e lo Stato.

Ci sono comunque molte questioni a cui è necessario rispondere quando si fa tanto affidamento alla letteratura antropologica. Quanto dell'etnografia è basato sulle interpretazioni (possibilmente idealizzate) degli antropologi che lavorano sul campo? Quanto è riconoscibile come anti autoritario il supposto egualitarismo dell'attuale cultura? È per noi riconoscibile la mancanza di violenza? I differenti campi di attività basati su sesso, età e capacità sono per noi riconoscibili come esempi positivi di assenza dello Stato e di cultura non gerarchica?

Cosa succede se le culture di caccia/raccolta non ci forniscono dei modelli completamente positivi di culture anarchiche? Cioè culture che un anarchico autentico riconoscerebbe come un bel posto in cui vivere? Se c'è poco o nessun riferimento alle etnografie delle culture di caccia/raccolta, viene a mancare la terra sotto i piedi alla critica primitivista? Probabilmente no; nessun serio anarcoprimitivista promuove un'emulazione acritica o un'adorazione delle culture di caccia/raccolta, di pastorizia o di quelle agricole su piccola scala. È necessario un esame critico di queste culture e dei vari modi con cui le persone di queste culture prevenivano ed evitavano la formazione di strutture istituzionalizzate di dominio e sfruttamento. Combinato con un'analisi anarchica altrettanto critica del banale sistema di capitalismo industriale tecnologizzato nel Nord e del regime di brutale accumulazione ed estrazione di risorse dal Sud, l'anarcoprimitivismo potrebbe diventare la struttura analitica più coerente per capire e combattere l'attuale tendenza di "globalizzazione".

PER UN ANARCOPRIMITIVISMO ANTI IDEOLOGICO

Molti primitivisti aderiscono a idee tratte da una o più delle tre tendenze che ho identificato in questo testo. È di cruciale importanza per l'anarcoprimitivismo promuovere l'auto esame e una critica delle posizioni insostenibili assunte da parte di vari primitivisti. Quando certi primitivisti parlano di una relazione spirituale o viscerale con la terra, le piante e gli animali chi ci vivono, l'anarcoprimitivismo deve metterle in guardia sul rapporto che questo tipo di misticismo ha con le ideologie autoritarie. Se il primitivismo parla di sovrappopolazione e di "portata", l'anarcoprimitivismo deve dare risalto alla natura reazionaria del malthusianesimo.

Allo steso modo se l'anti primitivismo accusa il primitivismo di essere in favore di una "moria di massa", l'anarcoprimitivismo deve ricordare che sono le persone del Sud non ancora o parzialmente industrializzato (che gli antiprimitivisti, con condiscendenza, vogliono proteggere) che sopravviveranno a ogni collasso temporaneo o permanente del capitalismo industriale. Sono loro che possiedono le migliori risorse per sopravvivere a una tale disintegrazione. Infatti sarebbero quelli pienamente integrati nel e dipendenti dal capitalismo transnazionale euro-americano a soffrire quando i supermercati saranno vuoti e l'elettricità finita.

Un primitivismo anarchico con delle basi solide rifiuterà lo scientismo, il biologismo e l'abbraccio selettivo e acritico della ricerca antropologica sulle culture di caccia/raccolta. Rifiuterà anche la misantropia reazionaria che incolpa tutti gli uomini del dominio e dello sfruttamento portato avanti dai ricchi e dai potenti. Inoltre, rifiuterà l'umanesimo istintivo del liberalismo e del socialismo in favore di un equilibrio tra i bisogni attuali degli esseri umani e la conservazione e l'integrità del mondo naturale.