NON SOLO DIOSSINA
Il diffuso allarme creatosi per la presenza di diossina nei polli e in altri prodotti animali del Belgio ha portato nuovamente a galla un problema da non sottovalutare: l’avvelenamento quotidiano attraverso il cibo. Un problema che non si manifesta solo in pochi eccezionali casi, ma che si può considerare fisiologico nel nostro moderno stile di vita.
Forzare gli animali erbivori ad una dieta carnivora, gonfiare di ormoni le carni, considerare erroneamente la terra come fonte inesauribile di prodotti tanto esteticamente attraenti quanto insipidi e per niente genuini, imbottire gli alimenti di conservanti, coloranti, coagulanti, stabilizzanti, emulsionanti ed esaltatori di sapore a tonnellate per cercare di nascondere la pessima qualità, è oggi la norma. Non c’è proprio nulla di cui meravigliarsi se si verificano casi di intossicazione alimentare. Né c’è d’altronde da indignarsi se il pollo, oltre che con le solite dosi di ormoni e antibiotici è condito anche con un pizzico di diossina. Se ci si vuole proprio indignare, che lo si faccia per lo sfruttamento di ogni forma di vita da parte del cinico potere della scienza e dell’economia capitalista. Non può essere una soluzione continuare a chiedere maggiori controlli alle autorità, quando le stesse concedono beneplaciti a protezione del nostro avvelenamento.
Nuovi veleni — spacciati ipocritamente come miracolosa soluzione alla fame nel mondo e al largo uso di pesticidi — sono gli O.G.M. (organismi geneticamente modificati) o alimenti transgenici. Dopo i disastri del petrolio e del nucleare il nuovo esperimento è quello di stravolgere gli esseri viventi nella loro struttura genetica, modificando parte del loro DNA. Piante, animali ed anche esseri umani transgenici diventeranno così nuova merce per l’industria della vita.
Le applicazioni più controverse degli OGM sono in agricoltura: alcune multinazionali agrochimiche hanno immesso sul mercato e diffuso nell’ambiente piante transgeniche pericolose per il consumatore e dai dubbi guadagni per il coltivatore, ma dagli introiti assicurati tramite astute manovre commerciali per le loro larghe tasche.
In Italia queste piante non possono essere coltivate per uso commerciale, ma ne è consentito l’uso a fini sperimentali. Porzioni di territorio vengono utilizzate come laboratorio di ricerca a cielo aperto dai numerosi rischi, tra cui la riduzione della biodiversità, la diffusione incontrollata dell’elemento manipolato, lo sviluppo di insetti super-resistenti, possibili allergie, nuove malattie e inefficacia degli antibiotici sull’uomo, nonché l’aumento — e non certo la riduzione — dell’uso di erbicidi e pesticidi.
Già in molti paesi europei il pericolo biotech è stato più volte smascherato e attaccato come processo nocivo per la salute di tutti gli esseri viventi. Anche qui dovremmo opporre il nostro rifiuto totale, senza incertezze e titubanze, ad ogni tentativo di dominio da parte di poche multinazionali sulle risorse alimentari e sulla unicità di ogni essere vivente.
NO AGLI O.G.M.
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