#lang it #title INCONTRI/DIBATTITI su MONTAGNA E RIVOLTA Per dare respiro storico alla critica delle nocività ambientali
*Per dare respiro storico alla critica delle nocività ambientali, proponiamo un ciclo di serate sul rapporto tra eresie, montagna e ribellioni popolari*
**INCONTRI/DIBATTITI su MONTAGNA E RIVOLTA**
*nave dei folli* - per contatti: [[mailto:navedeifolli@gmail.com][navedeifolli@gmail.com]]
“Le nostre montagne sono state, da sempre, roccaforti di resistenza e di libertà”: così avevamo presentato questo ciclo di incontri. Non potevamo non concluderlo – almeno fino a quest’autunno – con una serata sul rapporto fra montagna e lotta partigiana. Le montagne sono state, per gli antifascisti, allo stesso tempo rifugio, comunanza e scelta strategica. Non a caso l’espressione “andare in montagna” è rimasta a lungo sinonimo di resistenza e di guerriglia. Non a caso molti partigiani nelle loro autobiografie parlano dello strano effetto che fece loro rimettere i piedi sull’asfalto delle città… Oggi che il fascismo (in abiti diversi) è di nuovo una minaccia; oggi che le montagne sono spopolate e aggredite dai signori del cemento e del profitto – vogliamo tornare a parlare di resistenza e di partigiani, fuori dalle commemorazioni, come stimolo per una lotta che non è mai finita.
**MARTEDI’ 6 GIUGNO, ORE 20.30, A TRENTO**
**Università di lettere e filosofia - Via S. Croce, 65**
**MONTAGNA E LOTTA PARTIGIANA**
con FAUSTO SCHIAVETTO *(ricercatore all’università di Padova e autore di numerosi saggi sulla lotta antifascista e sulla formazione – sociale, psicologica e organizzativa – delle bande e delle brigate partigiane )* Preparata da numerose rivolte di contadini e minatori, nel 1524 scoppia in Germania l’insurrezione del “pover’uomo comune” contro i nobili, la Chiesa e un intero sistema sociale fondato sulla miseria. Questo potente movimento – che ha nell’anabattista radicale Thomas Müntzer un agitatore di primo piano – si estende ben presto in Austria e nel Tirolo, fino alla Val Lagarina. Insurrezione sociale e contemporaneamente grande trasformazione culturale, alla rivolta si mescolano artisti come Grünewald e Ratgeb, e medici come Paracelo. È in questo periodo che nasce, ad esempio, come strumento di conoscenza e di sedizione, il moderno volantino. Solo un grande massacro di poveri in battaglia, seguìto da una forte ondata inquisitoriale e da una massiccia emigrazione, permetterà alla Chiesa e ai ricchi di imporre il proprio potere nei borghi e nelle campagne. Figura di spicco di questo movimento è Michael Gaismair, abile stratega militare e propugnatore di un *Tiroler Landesordnung* (*Ordinamento regionale del Tirolo*) che prevede, tra l’altro, l’abolizione della Chiesa e la distruzione degli edifici di culto, la costituzione di una libera comunità di eguali senza servi né padroni, l’abbattimento di castelli, mura cittadine e fortilizi, nonché l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Insorto con i contadini di Bressanone e poi in guerra contro gli eserciti imperiali per mezza Europa, imprigionato ed evaso, complice di tutti i moti repubblicani dell’epoca e fratello degli anabattisti più puri, verrà ucciso con quarantadue pugnalate da alcuni sicari degli Asburgo, a Padova, nel 1532.
**MARTEDI’ 2 MAGGIO, ORE 20.30, A TRENTO**
**Università di lettere e filosofia - Via S. Croce, 65**
**Michael Gaismair e l’insurrezione tirolese del 1525**
con TAVO BURAT *(fondatore e animatore del Centro Studi Dolciniani, autore di numerosi saggi sul rapporto fra “eresie” ed emancipazione sociale )*
**Le immagini in rivolta. Gli artisti nella guerra dei contadini in Germania**
*con PAOLO THEA (storico dell’arte, autore de* Gli artisti e gli "spregevoli" )

Tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, numerosi movimenti religiosi e sociali allo stesso tempo contestano il potere e la ricchezza della Chiesa, predicando e vivendo il ritorno al cristianesimo delle origini, comunistico ed egualitario. Dichiarati “eretici” dall’autorità ecclesiastica, furono repressi a suon di massacri e di roghi. Nel contesto di queste “eresie”, la particolarità del movimento ispirato da fra Dolcino, seguace e continuatore di Gherardino Segalello e dei suoi Apostolici, è stato il suo incontro con la resistenza dei montanari della Val Sesia, i quali si riconobbero in quelle idee di libertà spirituale e comunanza materiale. Questo incontro – a lungo negato dalla storiografia – diede vita ad una guerriglia contro i soldati inviati dal Papa e dai signori vercellesi che durò più di due anni. Bruciati sul rogo il 1° giugno 1307, Dolcino e Margherita da Arco sono diventati, nonostante la censura della storia ufficiale, due emblemi della rivolta e dell’emancipazione.
**GIOVEDI’ 6 APRILE, ORE 20.30, A TRENTO**
**Università di lettere e filosofia - Via S. Croce, 65**
**ERESIA DOLCINIANA E RESISTENZA MONTANARA**
*con CORRADO MORNESE (autore, tra l’altro, dell’omonimo libro, animatore del Centro Studi Dolciniani e redattore della “Rivista dolciniana” )*

Le nostre montagne sono state, da sempre, roccaforti di resistenza e di libertà.
L'arroganza del potere e del denaro, secolo dopo secolo, ha scatenato una vera e propria guerra permanente contro ogni forma di autonomia e di diversità. Le donne – in quanto cuore pulsante della vita nelle comunità alpine – sono diventate le vittime sacrificali in questo processo di sradicamento e di omologazione, fatto di persecuzioni di eretici, caccia a banditi e vagabondi, roghi di streghe... Uno sguardo critico su queste vicende, rimosse dalla "storia ufficiale", mostra oggi più che mai, tra repressione e resistenza, tutta la sua attualità.
**LUNEDI’ 6 MARZO, ORE 20.30, A TRENTO**
**Università di lettere e filosofia - Via S. Croce, 65**
**DONNE DELINQUENTI. Storie di streghe, eretiche, ribelli, rivoltose…**
*con MICHELA ZUCCA (antropologa, studiosa della storia e delle culture alpine)*
**DIETRO LE QUINTE DEI PROCESSI ALLE STREGHE. Riflessioni a partire da Luciano Parinetto**
*a cura del Centro di documentazione Porfido di Torino*