IL MITO DELLA MEMORIA, LA REALTA’ DEL PRESENTE
Volantino diffuso in occasione della partenza da Lecce di un treno diretto ad Auscwitz
[Volantino diffuso in occasione della partenza da Lecce di un treno diretto ad Auscwitz, oggi museo, nella giornata della memoria]
IL MITO DELLA MEMORIA, LA REALTA’ DEL PRESENTE
Quello dell’olocausto è, e rimarrà sempre, l’elemento essenziale dell’esperienza europea, una condizione di responsabilità storica non liquidabile solo con l’argomento della “follia dei capi”.
La partecipazione delle masse, il loro coinvolgimento, la loro complicità sono aspetti, non certo marginali, che continuano a mandare in crisi ogni tentativo di comprensione.
Oggi, la tanta retorica del “non dimenticare” vorrebbe, paradossalmente, risolvere il problema seppellendolo per sempre sotto il peso di monumenti e celebrazioni…imponenze gelide e voute con cui la coscienza collettiva usa spesso liberarsi dalla Storia.
Il vero potenziale della memoria, che è coscienza del passato, è invece, nella sua azione critica sul presente, è nel coraggio di guardarsi intorno, capire, agire di conseguenza.
Sei milioni di ebrei sterminati dalla civiltà europea. Come è potuto accadere tutto ciò?
Seppure è vero che furono i nazisti a commettere il crimine, è innegabile che ovunque, uomini e donne hanno usato la parola “razza” ne loro linguaggio quotidiano, comprendendone e giustificandone il senso. In milioni hanno assistito attoniti alla preparazione e alla realizzazione di ciò che fu l’olocausto.
Anche oggi l’indifferenza sociale allestisce il tetro scenario in cui un’umanità giudicata “irregolare” dagli Stati Occidentali, viene depredata dalla propria terra , rinchiusa in Lager, deportata fuori dalle frontiere di un’Europa sempre più simile ad una fortezza.
Oggi i lager si chiamano Centri di Permanenza Temporanea, le deportazioni avvengono non più nei vagoni merce ma con gli aerei dell’Alitalia, rapidi e “invisibili”, i perseguitati non sono più gli ebrei, ma tutti coloro che il mercato considera eccedenti, non utilizzabili nemmeno come manodopera sottopagata, i diseredati dalle guerre con cui l’Occidente stesso si arricchisce.
Oggi come ieri, i gestori dei lager accumulano enormi profitti e talvolta coprono la loro attività di sciacalli e carcerieri sotto la maschera di benefattori. E’ il caso della curia leccese che per anni ha gestito un Cpt a S.Foca, fin quando le violenze del direttore e segretario del vescovo, di sbirri e altri collaboratori, sono venute a galla in modo così plateale che il Centro ha dovuto chiudere (ma la curia continua tuttora a “investire” sulla disperazione dei migranti). Poco dopo, alcuni giovani che con generosità e coraggio si sono opposti a quel Lager, che ne hanno denunciato il carattere detentivo e razzista, sono stati arrestati nel maggio scorso con l’accusa di associazione sovversiva con finalità terroristiche; tuttora sono agli arresti in attesa di giudizio.
Questo accade qui ed ora, non nella Germania degli anni 30.
Oggi, la mistica del nazionalismo, fondamento dei totalitarismi di un tempo, si è solo aggiornata in stereotipi nuovi: l’appartenenza e l’identità da proteggere, il binomio immigrazione-malavita ne costituiscono solo alcuni.
La retorica della memoria, il luogo simbolico di un passato sempre più sbiadito, non serve che a dirottare gli sguardi all’indietro, col rischio reale di inciampare di uno spaventoso presente.
Oggi la consapevole coscienza del passato deve aiutare a lottare nel presente, riconoscendo i vecchi avvoltoi anche sotto le nuove sembianze di colombe.
No lager No espulsioni. LIbertà per Saverio, Marina, Salvatore, Cristian.
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