A DISPETTO DI TUTTO

Ci sono momenti in cui è difficile rimanere lucidi. Momenti in cui la realtà ti sembra semplicemente incredibile.

Domenica 6 marzo, attorno alle 23, vengono incendiati i portoni di due case abitate da nostri compagni. Per poco qualcuno non ci rimane. Mentre in tutta Italia gruppi neofascisti, con evidenti coperture istituzionali, aggrediscono e accoltellano rivoluzionari e militanti di sinistra, oppure incendiano spazi sociali, è difficile pensare che quello di Rovereto non sia un attacco squadrista. La presentazione, il giorno prima a Trento, di un libro di un ex militante di Terza Posizione (un’organizzazione stragista nera degli anni Settanta), contestata da numerosi antifascisti e protetta dalla celere, sembra una conferma. Lo stesso vale per le forze di polizia: subito dopo l’attentato, gli sbirri cercano di identificare e portare via, pistole alla mano, dei compagni − e solo la determinazione di questi ultimi glielo impedisce. E per la stampa: un giornalista – Luca Marsilli, del Trentino – arriva a scrivere che le nostre sarebbero case semiabbandonate e che l’incendio sarebbe stato appiccato dall’interno (come dire, gli anarchici se le sono bruciate da soli); eppure, anche fra quelle schifose menzogne, non si esclude del tutto che siano i fascisti.

Poi spunta la figura, dicono gli sbirri, di “un balordo che avrebbe agito senza alcun fine politico”. Non ci crediamo. Rimaniamo in attesa di capire meglio, senza scrivere nulla. Poi esce il nome di qualcuno che conosciamo, un amico per alcuni di noi. Proviamo sentimenti così personali e diversi che solo il silenzio può proteggere.

Se è vero che è stato lui ad appiccare il fuoco, senza manipolazioni poliziesche o di altro tipo, possiamo solo ribadire ancora una volta i nostri princìpi: non vogliamo che stia in carcere né in ospedale giudiziario, istituzioni totali che non fanno che unire dolore a dolore, disperazione a disperazione, soffocando ogni rapporto diretto. A differenza degli scribacchini della stampa e dei loro padroni, noi non abbiamo mezze verità né posizioni di comodo. Così come lasciamo i giudizi saccenti su simili gesti agli psicologi e agli altri esperti pagati per esserlo.

A dispetto del linciaggio mediatico che cerca costantemente di occultare le nostre iniziative e falsificare le nostre pratiche; a dispetto delle autorità che lavorano per ghettizzarci; a dispetto delle minacce poliziesche, l’odio che nutriamo per il dominio in tutte le sue forme è pari solo all’amore che proviamo per la libertà. E questo amore nessuna menzogna e nessuna repressione potranno mai avvelenarlo.

Rovereto, 7 marzo 2005

anarchici


PER FARLA FINITA CON LE MENZOGNE

Due parole per mettere fine ad uno stuolo di menzogne. Oggi la stampa locale è riuscita a dire che il ragazzo che si è – a quanto sembra – autoaccusato di aver bruciato i portoni di due case abitate da compagni nostri sarebbe un ex militante anarchico. Un modo ben noto per creare un clima torbido e confuso. Tutti in città conoscono questo ragazzo, le violenze che ha subìto nel corso degli anni da parte della psichiatria, i tentativi di dargli una mano. Tutti sanno che non è mai stato anarchico né ha mai partecipato alle nostre lotte. Qualcuno di noi ha avuto con lui rapporti di amicizia, più o meno profondi. E si può a stento immaginare cosa voglia dire spiegarsi un gesto simile compiuto da qualcuno a cui sei legato.

Sul momento, visto il clima generale, sfidiamo chiunque a non pensare che fossero attacchi fascisti. Così abbiamo detto durante un’intervista, al mattino, a Radio Black out. Avevamo già preparato un volantino e stavamo pensando ad alcune iniziative immediate, ma abbiamo fermato tutto non appena qualche voce ci ha fatto sorgere dei dubbi. Nulla abbiamo scritto fino alla sera tardi (cioè prima del comunicato dal titolo A dispetto di tutto, scritto e condiviso da anarchici di Rovereto, Trento e Bolzano), cercando nel frattempo di avvisare i compagni con cui avevamo parlato la mattina, dicendogli di aspettare. Su anarcotico.net è semplicemente uscita la notizia riportata dai giornali locali (i quali parlavano, persino loro, della probabile natura fascista degli incendi). Per temperamento non meno che per principio, non abbiamo − lo abbiamo già detto – né mezze verità né posizioni di comodo.

Ma le menzogne non sono purtroppo monopolio degli scribacchini di regime. Sappiamo che nei forum in rete si mescolano spesso, a testi seri ed argomentati, insulti anonimi, smargiassate, idiozie e provocazioni di sbirri o fascisti. Eppure leggere alcuni commenti ci ha fatto, forse per il momento che stiamo vivendo, letteralmente ribollire il sangue.

Chi insinua che abbiamo scientemente creato confusione o che ci siamo atteggiati a vittime per elemosinare l’altrui solidarietà, conosce forse se stesso, di certo non noi. Lo invitiamo ad avere il coraggio delle proprie idee e a venirci a dire certe cose in faccia.

Fortunatamente la rivolta anarchica vola più alta di queste ignobili bassezze.

8 marzo 2005

alcuni anarchici roveretani

 
 

Il sito guerrasociale.org non è più attivo da molto tempo. In queste pagine sono stati raccolti e archiviati in maniera pressoché automatica tutti i testi pubblicati. Attenzione: gli indirizzi (caselle postali, spazi occupati, centri di documentazione, email, ecc.) sono quelli riportati nella pubblicazione originale. Non se ne garantisce quindi in nessun modo l'accuratezza.