#lang it #title IL MART È MARCIO #notes [Da "Adesso - Foglio di critica sociale", numero 15 - Rovereto, 31 gennaio 2003] Così titolavano i manifesti che "alcuni nemici del migliore dei mondi" hanno affisso di giorno sui muri e sulle vetrine delle Aziende di promozione turistica a Rovereto, la vigilia [7 dicembre 2002]dell'inaugurazione del museo. Eccone il testo: *Nella sua totalità, l’avvenire è propaganda.* Josif Brodskij Il Mart è un monumento perfetto di questa civiltà. La costruzione è gigantesca, ma il terreno frana da tutte le parti. Esempio di sperpero ottuso e di imbecillità, è un manifesto del Progresso. A causa sua la roccia si sbriciola e le case si crepano. Ma lo show, si sa, deve andare avanti. Ecco allora un bel muro protettivo sulla collina circostante, da far pagare ovviamente agli abitanti delle case. Di fronte al gigantismo di politici, imprenditori e mercanti d’arte, le donne e gli uomini contano ben poco. Anzi, diciamolo: i bisogni umani, di fronte alla perfezione della tecnica, sono sempre cocciuti e inadeguati. Titanic immobile dell’arte e della cultura, le cupole e le gallerie del Mart illustrano alla perfezione cos’è la "creatività" in questo mondo: non la ricerca di ambienti più appassionanti e di rapporti più pieni, bensì un terreno per affaristi e amministratori. L’arte, divenuta sfera separata della vita, è ridotta a un insieme di *opere*, di oggetti da esporre e vendere ai turisti (cola-cola e hamburger, tutto compreso). L’Alitalia offre al prestigioso museo, ci dicono, i suoi aerei per trasportare dal mondo intero le opere d’arte. Gli stessi aerei che in genere la compagnia usa per deportare, su ordine del ministero degli Interni, gli immigrati senza documenti. Ieri donne e uomini legati ai sedili, oggi un bel quadro di de Chirico, meraviglia e varietà delle merci! Chi non può fare a meno del Mart, delle città e del mondo che rappresenta, chi non sente le urla della terra e degli uomini sotto i messaggi pubblicitari, si affretti. Le insegne luccicano, ma le fondamenta stanno crollando. Buon divertimento. *Alcuni nemici del migliore dei mondi* Ma le disgrazie, si dice, non vengono mai sole. Finito il museo, costato 150 miliardi di lire, ora politici ed imprenditori devono pensare al contesto. Così si comincia a parlare di costruire alberghi di lusso, di creare nella futura università di Rovereto una laurea breve in storia dell’arte, di rilanciare il nefasto progetto della Valdastico, l’autostrada che dovrebbe collegare Rovereto a Vicenza. Dopo le Fondazioni delle banche (Caritro prima di tutte) e i vari capitalisti, ora il Comune interpella direttamente gli abitanti per una sottoscrizione finalizzata all’acquisto di un quadro di Segantini (35 miliardi). Secondo i loro migliori auspici, su un costo di gestione annuale di 15 miliardi, le entrate del museo raggiungeranno il miliardo. E il resto? Indovinate. Mentre migliaia di famiglie faticano a campare, mentre c’è chi vive in strada…i turisti potranno consumare arte e coca-cola. Ma non saremo certo noi a proporre una gestione differente del “denaro pubblico” (cioè estorto dallo Stato). I soldi sono un criterio astratto, interno alla logica capitalista. Il dato concreto è l’attività umana di cui il denaro è allo stesso tempo prodotto e padrone. Costruire palazzoni, bucare montagne, spianare campagne e tutto il resto è un’attività imposta per gli interessi di pochi e contro le necessità primarie di molti. Per tutti i non-politici, i non-imprenditori, i non-commercianti, i poveri insomma, aumenterà il lavoro, cioè lo sfruttamento, per avere una casa, per andare al bar, per sopravvivere. Il Mart, infatti, avrà un impatto diretto sugli affitti e sui prezzi in genere. In più, il fatto che il piazzale sotto il cupolone venga pubblicizzato come la futura *agorà* cittadina, la dice lunga sugli spazi sociali della città. Un’*agorà* non può essere uno spazio sorvegliato da telecamere e vigilantes, e votato alla contemplazione passiva. Contrariamente a quanto afferma un cartellone pubblicitario, non c’è vita su Mart, ma solo merce. Il Mart è marcio: non si tratta di una battuta di spirito. La pavimentazione del museo è già rovinata a causa della condensa prodotta dalla gigantesca cupola. Di fronte alla passività umana, ci penseranno gli elementi della natura?
**UN CALDO CONTRIBUTO**
Domenica 8 dicembre [2002], si è svolta a Rovereto l’inaugurazione del Mart, alla presenza del ministro della cultura Urbani (Forza Italia). Mentre le forze di polizia erano concentrate attorno al museo, alcuni ignoti hanno bloccato le due strade principali di accesso a nord e sud della città con dei cassonetti incendiati. Stando ai giornali, sul posto sono stati lasciati dei volantini di cui la stampa ha riportato i seguenti stralci: *“Il ministro che oggi inaugura il Mart ha le mani sporche di sangue. Non staremo a guardare”.* Poi un riferimento alle lotte degli operai della Fiat, “spinti alla disperazione da padroni e Stato”. *“Il governo vuole archiviare l’assassinio di Carlo Giuliani, arresta decine di oppositori al G8, processa 150 lavoratori delle pulizie ferroviarie per i blocchi della primavera scorsa, precarizza sempre più la vita di milioni di salariati, rinchiude ed espelle gli immigrati senza documenti.
“Il nostro modo di essere solidali con chi blocca una normalità che lo soffoca è bloccarla a nostra volta”.*