MAGGIO E REPRESSIONE A LECCE…

Il 12 maggio cinque nostri compagni sono stati arrestati con l’accusa di associazione sovversiva con finalità di eversione dell’ordine democratico. Altri nove compagni sono indagati a piede libero con la medesima accusa, mentre pochi altri sono indagati per manifestazione non autorizzata e imbrattamento. L’arresto è stato preceduto da numerose perquisizioni a danno di numerosi compagni sparsi in tutta Italia, e nel capolinea Occupato di Lecce sottoposto a sequestro giudiziario. L’ennesima operazione fotocopia già sperimentata dagli inquirenti in questi anni nei confronti di numerosi gruppi anarchici e comunisti, che si è rivelata alla sua conclusione sempre una montatura, ha portato al sequestro di volantini, libri, opuscoli, manifesti, computer. Ciò a dimostrazione che più che i gesti compiuti da ignoti e ascritti agli anarchici, il "crimine" più temuto è quello di pensare, di scrivere, di manifestare liberamente, di riprendersi gli spazi che le istituzioni preferiscono vedere chiusi e decadenti, ma non certo utilizzati come luoghi di socialità.

Le accuse riguardano soprattutto le decine di iniziative che sono state condotte contro il Cpt "Regina Pacis" di S.Foca, luogo infame di reclusione di chiunque non avesse un documento in regola, spacciato però da pennivendoli e gestori come luogo di accoglienza. Nonostante gli anni di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, osservazioni, che non hanno prodotto nulla di veramente rilevante, gli inquirenti hanno dovuto usare la fantasia per costruire il castello accusatorio. E così hanno inventato frasi, tagliato qua e là discorsi e dialoghi, messo insieme parole prive di senso e spacciato mere opinioni per rivendicazioni. Con l’avallo dei media poi, sempre bravi a falsificare la realtà, hanno presentato all’"opinione pubblica" gli anarchici come dei sanguinari terroristi, colpevoli di chissà quale efferato delitto. Nel frattempo è stata data un’importante risposta ai repressori e un corteo partecipato e sentito si è tenuto il 21 maggio a Lecce per chiedere la liberazione dei cinque compagni, mentre numerose altre iniziative spontanee si sono ripetute in città. Molte persone hanno potuto rendersi conto della palese montatura. Nonostante ciò i giudici hanno continuato ad avallare il teorema del pubblico ministero Bruno, anche per le probabili pressioni di politici e personaggi di rilievo legati alla Curia leccese. L’11 giugno due compagni sono stati trasferiti su ordine ministeriale senza che se ne conoscessero le motivazioni, mentre uno di loro è stato sottoposto ad un regime carcerario molto duro, tra isolamento e soprusi delle guardie.

E NEL RESTO D’ITALIA.

Nel periodo successivo alla cosiddetta operazione "Nottetempo" di Lecce, numerose altre operazioni e arresti sono stati condotti in tutta Italia con un centinaio di perquisizioni e il sequestro dello spazio web della croce nera anarchica, un gruppo di solidarietà e sostegno dei detenuti. In Sardegna sette compagni sono stati messi agli arresti domiciliari; tra Roma e Viterbo altri cinque compagni sono stati portati in carcere, mentre a Bologna sono state emesse altre sette ordinanze di custodia cautelare di cui due riguardanti compagni già arrestati a Roma. Le svariate accuse comprendono l’ormai famigerata associazione sovversiva con finalità di eversione dell’ordine democratico. Il tribunale del Riesame di Bologna ha riconosciuto la montatura e così cinque anarchici sono stati liberati dopo pochi giorni. Il giro di vite è stato molto pesante fungendo nelle intenzioni dei repressori da monito per tutti quanti. Ma la solidarietà e la ripresa delle iniziative che hanno portato in carcere i nostri compagni potranno rappresentare il nostro monito.

FUOCO ALLE GALERE. LIBERI TUTTI.