Letture – Novità

Tempi di guerra - Corrispondenze dalle lotte contro le espulsioni e il loro mondo* (Numero 2, maggio 2004)

Viviamo in tempi di guerra. Se in alcune parti del mondo lo urlano le bombe e gli eserciti, in altre lo sibila il terrore di non avere di che sopravvivere, di finire in carcere, di dover lasciare le proprie terre in cerca di migliori condizioni di vita, per poi essere sfruttati e derubati della propria esistenza allo stesso modo, ma altrove. Questo altrove è allora dovunque. Ma se siamo in grado di riconoscerne le cause e nominarne gli artefici, può cessare di essere un’odiosa e inevitabile realtà, per tramutarsi in mille possibilità di riscatto, aprendo prospettive di lotta e angoli d’attacco. Quelli di questo bollettino sono i lager per gli immigrati e il meccanismo delle espulsioni. Tenteremo di fornire più materiale possibile su tutto ciò che li fa esistere e funzionare – strutture e ingranaggi, gestori e collaborazionisti – senza mai perdere di vista il mondo che li ha generati. Sito internet: http://digilander.libero.it/tempidiguerra

***Perché quel luglio torni ad essere una minaccia* (volantone)**

Il 2 marzo 2004 si è aperto a Genova il processo contro venticinque manifestanti accusati di "devastazione e saccheggio" per la rivolta contro il G8 del luglio 2001. Ed è solo l’inizio, un banco di prova in vista di operazioni giudiziarie forse ancora più vaste. Delle giornate genovesi si è ricordata soltanto la brutalità della sbirraglia. L’aspetto gioioso di una sovversione della vita quotidiana è quasi stato seppellito. Contro la vendetta di Stato, contro pacificatori e inquisitori, è il senso di quella sommossa che va affermato. Perché la rivolta esploda ben oltre gli appuntamenti stabiliti dal potere, là dove si gioca davvero la partita: nella totalità delle nostre vite. Altri testi e documenti sulla sommossa genovese, nonché gli aggiornamenti del processo in corso si possono trovare sul sito www.norep.net

Croce Nera Anarchica (Numero 7, giugno 2004)

Attraverso la Croce Nera cerchiamo di mantenere un ponte fra chi è in carcere e chi è fuori, rifiutando la creazione di due mondi separati. Riteniamo che per resistere alla repressione sia indispensabile impedire l’isolamento di chi viene imprigionato, non rassegnarsi alla reclusione. Fin qui abbiamo parlato di resistenza. Questo però non ci basta. Sentiamo che è indispensabile attaccare la macchina governativa per fermarla, non cercando di fare il minimo danno, ma di ottenere la massima distruzione. Qui ed ora.