#lang it #title LETTERA Cara amica,
ti sei mai fermata a pensare a come potrebbe essere la realtà della Rivoluzione, e ancora meglio, il mondo rivoluzionato… l’oggetto dei nostri desideri e lotte, fatto tempo presente?
Distruggere è liberatorio ma poi, che fare, come nominarla quella libertà, come comprenderla?
Oggi le nostre vite sono tutte, chi più chi meno, delle lotte contro qualcosa, così la fine delle lotte potrebbe coincidere con la fine delle stesse vite…
È necessario invece, avere già da ora un’idea della libertà, per saperla riconoscere fra tanti abbagli, saperla fare propria con coraggio e consapevolmente, non mischiandola alle molte seducenti vanità.
È necessario capire che la libertà sociale può essere qualcosa di reale e possibile, può essere un’esperienza umana che si concretizza nell’abolizione del potere e nel ripristino della naturale coesistenza delle pluralità.
Questa coesistenza – mi sembra – non la inventa né la instaura nessuno ed è un fatto connaturato all’esperienza umana, seppure oggi, questa, sia oltremodo soverchiata dall’ingerenza pervasiva degli Stati, dalle logiche suicide dei consumi e dall’esercizio dell’autorità.
Ecco perché non c’è nulla da attendere: la libertà oggi respira con fatica, affranta per la moltitudine umana che più non la desidera – o meglio – che con arrogante idiozia, la confonde con la sazietà di falsi beni o privilegi. Tuttavia ella respira e resiste.
Oggi l’amore per la libertà spesso tace e ha molto bisogno, per moltiplicarsi, di essere nominato. Solo la paura può impedirci di farlo.
Solo chiudere gli occhi può farci perdere la strada.
Chiunque ami la libertà la sa riconoscere in ogni più piccolo anfratto del suo paesaggio, ed è sua premura di moltiplicarla, con ogni mezzo a sua disposizione, per poi lasciarla – da sé – dilagare, lasciare che inondi, col più sublime dei piaceri sensibili, tutto ciò che incontra.
Ecco l’Anarchia. Gioiosa forma di liberazione del presente, liberazione senza forma, esperienza di questo mondo, di donne e uomini.
Ho sentito di intere generazioni invecchiate attendendo qualcosa di dirompente e liberatorio.
La Rivoluzione come manna dal cielo. E poi una senilità dello spirito trascorsa nella continua rievocazione dei tempi che furono… quanto dolore e straziante delusione in chi ha deciso di fare dell’attesa la misura del proprio presente.
Non credo di poter rinunciare alla tentazione della gioia e della libertà – qui ed ora – (ecco, forse, il segreto dell’eterna giovinezza!).
Questa dell’attesa non mi sembra affatto una buona idea.
Ti comunico questa scoperta, perché tu la possa custodire e condividere, come se fosse un fatto, già da sé, rivoluzionario. B.D.