Il lavoro fa male

Il controllo sociale e mercificazione dell’uomo da parte dei padroni e dei loro protettori politici per la salvaguardia del profitto, sono alla base del sistema in cui viviamo. Dai grandi stabilimenti metalmeccanici alle industrie agro-alimentari, alle grandi distribuzioni, ai call-center, alla ristorazione, ecc…, a regolare i rapporti di lavoro è un modello denominato “just in time”, nato circa 20 anni fa in Giappone con l’idea di usare ogni componente di un prodotto solo nel momento in cui serve (nel posto giusto e al momento giusto), ottenendo così un enorme risparmio. Questo modello, alla base della legge Biagi, ha aumentato la prepotenza dei padroni nel trattare i lavoratori come una merce. Le vessazioni, i soprusi, le pressioni psicologiche ed i ricatti che molti subiscono sul posto di lavoro, non cessano fino a quando esiste una società che mercifica ogni strato dell’esistenza umana e impone un modello di vita nel quale un uomo è considerato una nullità se non ha un posto di lavoro, una bella macchina e una bella casa. C’è da chiedersi perché l’uomo subisce tutto questo. Ad esempio: presso alcune grandi catene di distribuzione alimentare in Italia (Coop, Carrefour/GS, Auchan/SMA, Conad, EsseLunga) i dipendenti raccontano quanto sono costretti a subire per non perdere il posto di lavoro*: “sia in fase di assunzione che dopo, i lavoratori devono superare il test degli 80 codici per i prodotti ortofrutticoli da passare alla cassa. In qualsiasi momento, un capo-responsabile può interrogare la cassiera per controllare se ricorda tutti i codici a memoria; il “test dello scontrino” riguarda il controllo all’uscita dello scontrino di un cliente. Nel caso in cui il responsabile trovi eventuali errori viene scritto un voto negativo sulla “pagella annuale” della cassiera, la quale è tenuta a firmare. Ancor più perfido è il test del “finto ladro”: i dipendenti devono scovare il presunto ladro in test nei quali ad improvvisarsi ladri sono proprio i capi. Il rischio maggiore è che in base ai voti segnalati sulla pagella annuale possano diminuire lo stipendio. Doppio voto negativo se il lavoratore avvisa il cliente che i prodotti non sono freschi, ma semplicemente rimescolati e riconfezionati per farli sembrare appena fatti. Una punizione frequentemente adottata dai datori di lavoro è: pulizia nei bagni, come in caserma.”*

Il lavoro non debilita l’uomo soltanto mentalmente, mettendo a dura prova il suo sistema nervoso, fino all’esaurimento e sfinimento, ma troppo spesso lo debilita fisicamente, portandolo alla tomba, come succede in tante fabbriche (l’ILVA di Taranto è uno dei tanti esempi), dove molti lavoratori perdono la vita sia per incidenti sul lavoro ma anche per suicidio. Così è capitato, il 24 settembre scorso, nella fabbrica Renault di Aubevoye in Francia, dove si è suicidato un tecnico della manutenzione. Tra ottobre 2006 e febbraio 2007 si sono suicidati altri tre tecnici al “Technocentre Renault” di Guyancourt. Nel 2007 si sono verificati sei suicidi anche alla Peugeot. Inoltre, tre suicidi in tre anni alla “EDF” in Francia e un altro alla “IBM France”. Nell’ambito dei grandi supermercati, il lavoro ha portato a delle malattie quali la sindrome di DE QUERVAIN (detta anche “delle ricamatrici”) e la sindrome del tunnel carpale, che colpiscono chi fa gesti ripetitivi, sottoponendo il braccio ad un sforzo.

Soprusi e abusi si perpetrano giorno per giorno sui lavoratori che non accettano di sottoporsi al massacro della propria individualità: così accade che chi ha un piercing non piace al capo-reparto e per cambio ottiene somministrazioni di punizioni.

Tutto questo rappresenta solo una goccia nell’oceano del mondo del lavoro dove lo sfruttamento dell’uomo non è un’abitudine, è una regola, e non raccontano, nella totalità, quanto realmente accade in molti ambienti di lavoro; in alcuni settori la realtà è ancora più disumana e brutale, ancor peggio in settori dove i lavoratori sono immigrati, ancor più ricattabili, subendo persino l’abuso di natura sessuale, pur di ottenere un permesso di soggiorno, pur di non finire rinchiusi in un CPT ed essere espulsi.

Una volta, ho letto in un libro: “le persone non sono diverse dagli animali. Una bestia che è stata terrorizzata ha solo due possibilità: o soccombe come una cavia da laboratorio o si trasforma in belva. Meglio la seconda ipotesi”, è l’unico modo per sopravvivere.

Il mondo non è solo diviso tra sfruttati e sfruttatori, ma anche tra chi, per costrizione, per rassegnazione o per indole naturale, non è capace di ribellarsi, e chi, attraverso la rivolta, scopre la gioia e la bellezza di una esistenza chiamata Libertà.