A proposito di un inceneritore.

Le proteste, i malumori e l’insofferenza che in questi giorni stanno coinvolgendo i cittadini di Surbo e Giorgilorio, per il progetto di costruzione di un inceneritore di cui si parla da anni e che ora pare essere arrivato alla fase esecutiva, non possono e non devono restare isolate e circoscritte agli abitanti più direttamente coinvolti dal progetto per mere questioni territoriali. Quella che sembra essere nata come una semplice lotta locale di pochi residenti - e che come tale viene già fatta passare da giornali e tv -, deve inevitabilmente trasformarsi in una lotta comune, capace di coinvolgere tutti coloro che ritengono intollerabile la realizzazione di una nuova struttura nociva nel Salento, già abbondantemente devastato da abusi edilizi, privatizzazione e cementificazione delle coste, discariche di ogni genere - lecite e meno lecite -, giungla di ripetitori e altro ancora.

La realizzazione di un inceneritore - o "termovalorizzatore" come amano chiamarlo i suoi difensori - dentro cui riversare e bruciare tutta la spazzatura prodotta nella provincia, vorrebbe significare l’immissione nell’atmosfera, a ciclo continuo, di impressionanti quantità di diossina, gas nocivo derivante appunto dalla combustione dei rifiuti, con tutto ciò che una cosa del genere comporterebbe, e cioè la ricaduta di tale gas sulla vita della popolazione attraverso l’aria, l’acqua ed il cibo ingeriti. Non possono certo bastare le rassicurazioni degli specialisti - che abitano nelle loro lussuose ville in campagna - che ci descrivono questo mostruoso progetto come sicuro in quanto gioiello della più avanzata tecnologia a rassicurarci, né tantomeno la promessa politica di qualche nuovo posto di lavoro a rincuorarci, o la prospettiva di produrre energia da ciò che giornalmente buttiamo ad affascinarci. La costruzione di un inceneritore è un progetto di morte, distruzione e devastazione ambientale e sociale a cui bisogna opporsi con ogni mezzo necessario, e farlo tutti assieme.

Neanche può essere la soluzione, come già qualcuno ha ipotizzato, costruire l’inceneritore in un altro luogo, perché la ricaduta in termini di salute e distruzione è comunque sull’intero territorio (non bastano certo 50 km a fermare le nubi di gas velenosi spostate dal vento…), e perché bisogna uscire dalla logica di difesa esclusivamente della propria parrocchia se si vuole incontrare la solidarietà attiva di altra gente. La lotta non deve essere dei residenti di un comune interessato contro i residenti di un altro comune che potrebbe esserlo, ma di tutti i reali oppositori contro tutti coloro - uomini e istituzioni - che ne difendono il progetto e l’utilità.

Per evitare le facili mistificazioni di chi inevitabilmente farà notare che l’emergenza dello smaltimento dei rifiuti esiste, e che in qualche modo bisogna porvi rimedio, diciamo fin d’ora che chi afferma ciò è in malafede e cerca di confondere gli effetti con le cause reali. L’enorme quantitativo di spazzatura prodotto giornalmente, infatti, altro non è che l’effetto di un modello di vita dannoso, ma la cui causa è da identificarsi nell’attuale sistema sociale e nella società mercantile e dello spreco di cui viviamo schiavi, e che ogni giorno ci spinge ad acquistare e consumare una quantità incredibile di prodotti superflui: basta dare un’occhiata ai bidoni della nostra spazzatura ogni giorno per rendersene conto. Per uscire da ciò, tuttavia, non basta opporsi alla realizzazione di un inceneritore, ma sconvolgere l’intero sistema che ci domina. Opporsi all’inceneritore, è anche una lotta parziale in questa direzione.

Ma l’opposizione, perché sia reale, concreta e totale, deve necessariamente restare nelle mani della gente, dei reali nemici di ciò che si intende ostacolare, evitando di delegarne la sorte ad altri, siano essi racket politici - che mai come in questo periodo pre-elettorale dispensano promesse a chiunque -, sindacali, associativi o chiunque altro possa cavalcare le lotte per un proprio tornaconto personale, sia esso economico, politico o altro. Del resto, chi meglio dei diretti interessati può tutelare i propri interessi in termini di salute e difesa del territorio?

L’autoorganizzazione diretta degli interessati dal problema è il modo migliore per contrastare il problema stesso e porvi rimedio, e mai come ora questa semplice verità è sotto gli occhi di tutti. Le lotte dei ferrotranvieri e degli operai Fiat di Melfi per il rinnovo del contratto; quella della popolazione di Scanzano Jonico e di tutta la Basilicata (e non solo…) contro il deposito di scorie nucleari; quella dei cittadini napoletani contro la creazione di nuovi depositi di stoccaggio dei rifiuti, questi esempi ci parlano; essi sono la prova lampante di come si possano vincere delle lotte importanti facendo affidamento solo sulle proprie forze.

È questa la strada da seguire, è questa la strada che noi, insieme agli abitanti di Surbo, Giorgilorio e di tutto il Salento vogliamo provare a percorrere, per difendere la nostra salute, il nostro territorio, le nostre vite, ed opporci all’ennesimo abuso che le istituzioni vogliono compiere.

Non sappiamo se già esiste un comitato di opposizione al progetto dell’inceneritore. Se già ci fosse, intenderemmo prendervi parte, in caso contrario lanciamo la proposta per crearne uno e l’idea di ritrovarsi al più presto in una assemblea pubblica per decidere tutti assieme i metodi per opporsi a questo nuovo, nocivo progetto.


Alcuni solidali

 
 

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