«Altro è la teoria, altro è la pratica», recita un diffuso luogo comune secondo cui la teoria è fatta di belle parole buone solo per la conversazio- ne, ma non per servire da fondamento all’attività pratica. È qui che nasce la piaga dell’opinionismo, con i suoi pensieri indifferenziati da mutare a seconda dell’occasione. Ma per fortuna la storia non ha conosciuto solo amanti rachitici che mettevano preservativi alle proprie idee.

Zo d'Axa - Da Mazas a Gerusalemme - 116 pp - € 7,00

Pubblicato in Francia nel 1895, può essere letto come la testimonianza di un’epoca o anche come un breve romanzo autobiografico. L’autore è Zo d’Axa, straordinario eretico del movimento anarchico nonché fondatore del settimanale L’Endehors, dalle cui pagine si celebrò l’indissolubile legame di sangue che unisce il sogno all’azione. La sua attività lo portò ad essere accusato di far parte di una "associazione di malfattori", nell’ambito di un procedimento giudiziario diretto a reprimere un movimento dalle cui file uscivano in quel «fosco fin del secolo morente» molti tirannicidi e amanti della chimica esplosiva. Zo d’Axa racconta con tono beffardo e irriverente le sue peripezie cominciate a partire dall’arresto e proseguite, una volta libero, quando sarà costretto a prendere la via dell’esilio e a vagabondare per mezza Europa fino in Medio Oriente: due anni di vita trascorsi senza risparmio, fra fughe rocambolesche, sedizioni, detenzioni. Lungo questo percorso, l‘argonauta Zo d’Axa ci fa scoprire che la gioia più intensa consiste proprio nel vivere le avventure di un viaggio e non nel raggiungimento del Vello d’Oro: una persuasione che lo spinse sempre a cantare il piacere della rivolta e a deridere i pastori di ogni lieta novella di redenzione.

John Brown - Guerra alla schiavitù - 110 pp - € 6,00

Con uno di quei salti all’indietro con cui la storia non finisce mai di stupirci, la persecuzione dei neri e degli stranieri pove-ri è tornata di attualità. Uomini e donne la cui unica colpa è d’essere diversi da noi sono braccati, arrestati, reclusi. Sotto i nostri occhi. E allora di attualità è tornata ad essere anche la lotta di John Brown, l’abolizionista americano che alla metà dell’800 prese le armi contro lo schiavismo e gli schiavisti. Pur devoto a Dio, era consapevole che le ingiustizie non si risolvono con le preghiere. Uomo rude e semplice, sapeva che le vie della politica e della persuasione morale sono sinonimo di tradimento e di impotenza. Solo con la propria coscienza, sapeva che la libertà non è un privilegio per pochi fortunati: o esiste per tutti o non esiste. Così sfidò l’intero ordine sociale, morendo impiccato nel 1859. La sua storia è uno stimolo per gli odierni nemici di tutti i lager, uno schiaffo agli spettatori delle recenti retate di immigrati ed un monito per i moderni schiavisti e i loro tirapiedi. Ad un secolo e mezzo di distanza, il Vecchio John Brown non ha ancora detto l’ultima parola.

 
 

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