Ma dove cazzo vogliono andare così di fretta?
Un luogo comune vede i montanari come persone tranquille e pacifiche. Persone serene che vivono in luoghi incontaminati. Anche i montanari della Val Susa, in Piemonte, forse un tempo erano tranquilli e pacifici. Da tempo invece sono piuttosto arrabbiati, perché il Progresso e i Soldi si vogliono mangiare la loro valle che, come molte altre aree di questo mondo, è già piuttosto malconcia.
Attraverso la Val Susa dovrebbe passare la linea ferroviaria TAV/TAC (Treno ad Alta Velocità/Treno ad Alta Capacità, rispettivamente per passeggeri e merci) da Torino a Lione, parte di un progetto di mobilità “veloce” a livello europeo. Arrivando da Torino, il treno superveloce dovrebbe attraversare una prima galleria (Musinè-Gravio) lunga 23 Km, per sbucare in Alta Valle, dove un altro tunnel, di 53 Km, dovrebbe unire Venaus a St. Jean de Maurienne. Incredibile vero? Già, come la quantità di amianto e uranio che uscirà da questi grossi buchi, per riversarsi, con la brezza della sera, sui paesi della valle e su Torino.
La linea ad alta velocità viene presentata dai media (TG3 e La Stampa di casa Agnelli in primis) come una benedizione che salverebbe il Piemonte dal declino economico. Studi indipendenti hanno però evidenziato che, dal punto di vista dei trasporti, questo progetto è assolutamente inutile. La linea ferroviaria già esistente è sfruttata appena per metà delle sue potenzialità. Insomma, basterebbe investire (meno) per mantenere efficiente la ferrovia che già c’è. Si eviterebbero, tra l’altro, stragi dovute alla mancanza di sicurezza come quella di Crevalcore o incidenti come quello di Peri.
Ovvio che la costruzione delle linee ad alta velocità è un boccone prelibato per i grandi gruppi industriali e finanziari, basta ricordare, fra i principali interessi economici che stanno dietro al TAV, l’onnipresente clan Agnelli.
I danni ambientali dovuti alla costruzione della nuova linea ferroviaria sarebbero enormi per la Val Susa, con falde acquifere essiccate dagli scavi, un forte inquinamento acustico e, soprattutto, un milione di metri cubi di materiale estratto, contenente amianto e uranio.
Il che si traduce, per la salute di valsusini e torinesi, in Mesotelioma (un cancro della pleura provocato dall’inalazione di amianto, mortale in 100 casi su 100) e Linfoma (per intenderci, quello di cui si sono ammalati i militari esposti alle pallottole all’uranio in Kosovo).
La popolazione valsusina lotta da anni contro questo progetto. Questa tenace opposizione ha fatto slittare negli anni i sondaggi con cui partirebbe la costruzione della linea ad alta velocità. Con l’inizio dell’autunno, governo e ditte appaltatrici hanno previsto di dare avvio ai lavori, ma ormai da mesi la popolazione presidia i siti dove dovrebbero aprirsi i cantieri.
Vogliamo ricordare la marcia che, sabato 4 giugno 2005, ha visto 30.000 persone sfilare per dire ai padroni del vapore che di alta velocità non ne vogliono sapere.
Ricordiamo anche le molte azioni di sabotaggio contro i primi rilievi, a cavallo fra gli anni 1997 e 1998. Accusati di esserne i responsabili e banditi come “ecoterroristi” (termine curioso che definisce chi difende l’ambiente dalle grinfie del capitale) furono tre anarchici. Anni dopo il processo si concluse senza che i giudici potessero provare le accuse, ma due di loro, Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas, erano già morti agli arresti. La loro drammatica fine ci rende ancora più determinati a non chinare la testa.
Venerdì 9 settembre 2005, dalle ore 16 alle ore 20, davanti alla stazione ferroviaria di Rovereto, si terrà un banchetto informativo NO TAV.
Perché siamo solidali con la lotta popolare contro questo ennesimo sfregio all’ambiente e a chi vi abita.
Perché siamo coscienti che l’alta velocità è solo uno degli artigli (qui da noi si chiamano inceneritore a Ischia Podetti, rilancio della Pirubì, nuovo impianto di sci a Folgaria, antenne, tralicci e via dicendo) con cui i grandi poteri insidiano le nostre vite e le nostre terre. Ovunque.
Perché vogliamo lanciare un segnale a chi promuove il TAV: anche al di fuori della Val di Susa il loro progetto nocivo troverà l’ostilità che merita.
alcuni solidali dalle Alpi orientali
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