Fracassiamogli l’udito
Oggi, 1 luglio [2004], è stata trovata una microspia nell’appartamento di alcuni anarchici, nascosta nell’antenna portatile del televisore. Non è la prima volta che gli sbirri installano i loro odiosi strumenti di spionaggio nelle nostre case e nelle nostre auto, secondo una pratica che è ormai sistematica ovunque. Se è un mestiere triste e infame quello di ascoltare le conversazioni private altrui, degno di servi pagati per esserlo, è un mestiere che, qualora non cambi il presente, rischia di avere un lungo futuro. Dalle telecamere ad ogni angolo alle mille schede magnetiche che registrano acquisti e spostamenti, la libertà di ciascuno è minacciata ed offesa.
Gli strumenti tecnologici del controllo si affiancano alla repressione brutale, e i primi non vanno mai senza la seconda. Eppure tutti questi aggeggi hanno un limite, e lorsignori lo sanno: essi diventano inutili quando il numero di chi si ribella si allarga fino a stravolgere i calcoli di un pubblico ministero o di un ministro degli Interni, quando l’inimicizia verso lo sfruttamento e la guerra conquista le piazze e si sente nei palazzi. L’isteria del controllo rivela che il terreno della sottomissione sta franando e si organizzano blocchi lungo le strade dell’obbedienza. Gli schifosi spioni del governo scompariranno con il mondo che li ha creati.
Anarchici roveretani
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