22 febbraio 2003, Fornovo: ok, mettiamo in gioco i vostri corpi.

Circa trecento persone hanno presidiato i binari della stazione di Fornovo per bloccare il convoglio militare. A tal fine alcuni compagni hanno cominciato a posizionare pietre, bancali e pezzi di ferro sui binari. Immediatamente i buorocrati della CGIL (alcuni ben noti per l'infame ruolo di cogestione degli interessi padronali sul nostro territorio) insieme a leader e leaderini del "movimento dei movimenti" hanno cercato di smobilitare le rotaie. Quegli stessi pacifisti che con il loro rifiuto della violenza mandano al macello i compagni, depotenziando la radicalità delle lotte, recuperandole alla normalità dello Spettacolo... la solita merda della Politica. La medesima pratica si è vista durante la vertenza FIAT, quando la CGIL e Rifondazione invitavano gli operai di Termini Imerese ad abbandonare il blocco dello stabilimento di Melfi per andare a sfilare a Roma.

I compagni che cercavano di praticare forme di azione diretta sono stati chiamati fascisti e provocatori dai pacifisti, con la stessa fraseologia utilizzata dagli stalinisti per criminalizzare i rivoluzionari. Invitando a smobilitare le rotaie, adducevano come motivi l'importanza dell'interposizione corporea, al fine di sensibilizzare l'"opinione pubblica" che la violenza è solo quella degli sbirri che ti trascinano via per i capelli nel mentre ti randellano, e il blocco momentaneo di due treni civili. Si recriminava sulle condizioni dei passeggeri, sugli operai nei treni che volevano tornare a casa; ma non erano forse operai e proletari quelli che bloccavano le ferrovia? Gli auspicati scioperi contro la guerra non dovrebbero servire a bloccare tutto?

Verso le 23.30, è stata data notizia che il convoglio militare non sarebbe transitato per la stazione di Fornovo forse per una deviazione di percorso. E' sembrato allora di poter cogliere un velo di tristezza nei volti dei pacifisti, le cui eroiche gesta non sarebbero state narrate dai mass media... peccato, con tutti quei flash che scattavano da ogni parte e tutte quelle ore di riprese video di novelli registi di ogni risma...

Non vogliamo che si ripetano le criminali gesta della disobbedienza civile che a Genova ha permesso la smilitarizzazione fisica - ma soprattutto mentale - dei manifestanti, favorendo quell'orgia poliziesca a tutti ormai fin troppo nota.

Per bloccare la macchina della guerra avremo bisogno di ogni mezzo necessario che la fantasia proletaria sarà in grado di esprimere.

Parafrasando un famoso articolo di Otto Ruhle (comunista consiliarista tedesco) del 1939: la lotta contro il fascismo comincia con la lotta contro il bolscevismo, ora la lotta contro la guerra imperialista comincia con la lotta contro il pacifismo.

(25 febbraio 2003, da www.autprol.org)

La mobilitazione per fermare il trasporto di mezzi militari a Fornovo pone varie questioni che vanno al di là della guerra in Iraq. L’intervento militare in medio oriente ha scatenato forme di protesta radicali, scoprendo nel contempo i nervi dell’apparato repressivo in tutte le sue articolazioni, militari e ideologiche, rivelandone punti deboli e punti di forza.

Poveri illusi quelli che credono che di fronte allo spiegamento militare degli Stati e al calcolo economico, ci si possa contrapporre “interponendo” i propri corpi e facendosi sollevare di peso. L’unica cosa che hanno ottenuto è una discreta dose di legnate e la fatica dei poliziotti a sollevare qualche peso… ma non vogliamo entrare nella falsa contrapposizione violenza nonviolenza, ognuno fa come crede ed il problema è suo.

Se non fosse stato per la resa incondizionata di quasi tutti i presenti, quel treno a Fornovo, nonostante gli sfavorevoli rapporti di forza di uno a uno tra sbirri e manifestanti, poteva essere ritardato se non fermato. Certo la maggior parte dei manifestanti era già disilluso rispetto alla possibilità di tenere testa ai carabinieri. Ma quello che fa più incazzare sono le solite minacce, non tanto velate, da parte dei nuovi leaderini del movimento nei confronti dei pochi che cercavano di riprendere la posizione sui binari e successivamente di danneggiare i mezzi militari che passavano davanti con lancio di pietre. Se l’obiettivo era quello di fermare o ritardare il treno, dovevano essere usati tutti i mezzi a disposizione, quantomeno provarci. Altrimenti i novelli Gandhi rischiano di convincersi che un treno può essere fermato con qualche “vaffanculo” o “vergogna” all’indirizzo delle forze dell’ordine. Del resto gli sbirri non fanno che il loro dovere: la difesa dello Stato e dell’Economia.

(23 febbraio 2003, da www.autprol.org)

 
 

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