Editoriale - Peggio - Numero 0

Peggio *è l’espressione dell’incontro più o meno vario di uomini e donne aventi in comune degli obiettivi e la metodologia con la quale si prefiggono di raggiungerli.
Peggio vuole essere un urlo disperato in mezzo al silenzio in cui siamo condannati a trascorrere le nostre vite, perché bisogna smetterla di tacere e continuare a subire.
Peggio vuole essere un ostacolo in mezzo al vuoto imposto dal sempre più inesorabile processo di pacificazione sociale.
Peggio vuole essere un martello utilizzato da mani sapienti per rompere con la monotonia dell’ordine costituito.
Peggio vuole essere una critica all’esistente sempre più mercificato ed alle nostre vite di gente comune trasformata in merce e sballottata da un supermercato all’altro.
Peggio vuole essere un mezzo per riappropriarci delle nostre vite, svendute oggi al miglior offerente e consumate al ritmo dello slogan "Sempre Più Veloce".
Peggio vuole essere solidarietà e complicità nella rivolta, per essere contro la dilagante rassegnazione del "Tanto Sarà Sempre Uguale".
Peggio vuole essere una voce dissonante in mezzo al coro delle tanti voci "contro" e "antagoniste", fatte di riformismi o nuove autorità che si sostituiscono alle vecchie.
Peggio vuole essere un modo diverso di intendere i rapporti e le relazioni umane, in maniera orizzontale ed informale, alla ricerca continua di affinità.
Peggio vuole essere autogestione, auto organizzazione e rivolta permanente, lontano e contro logiche e pratiche partitiche ed istituzionali.
Perché peggio di questo presente ad attenderci c’è solo la morte, per coloro che morti non lo siano già in vita.
Perché nel fare la guerra alla società, faremo del nostro **Peggio.***