Editoriale - Peggio - Numero 2 - Settembre 2002
Peggio è giunto al suo terzo numero. Questa volta tratta ampiamente la questione immigrazione, e non per un caso, ma in virtù di una valenza specifica.
La criminalizzazione e la repressione nei confronti dei migranti, si fa sempre più dura, ancor più da quando essa viene correlata dai media ai problemi della guerra e del cosiddetto terrorismo islamico.
Non solo i centri di permanenza temporanea già esistenti, rappresentano al massimo la politica di annientamento e neutralizzazione di coloro che il Capitale non ritiene utili al suo sfruttamento, ma la politica italiana ed europea è tesa all’incremento della costruzione di tali luoghi. E se qualcuno stenta a definirli lager, non potrebbe certo fare lo stesso con un posto come Guantanamo, vero e proprio campo di concentramento, dove sono rinchiusi decine di islamici, colpevoli solo, forse, di essere tali, nei cui confronti anche un solo sospetto ha potuto giustificare la loro reclusione, in condizioni che non consentono di avere diritti o possibilità di difesa, mentre probabili torture ed esperimenti disumani li hanno ridotti a semplici cavie dipendenti dalla sadica volontà dei loro aguzzini, senza suscitare troppo scandalo nell’opinione pubblica. Chi crede che i totalitarismi siano un ricordo del passato non è che un ingenuo, e chi pensa che la presunta civiltà occidentale vi abbia messo una pietra sopra, non è che un cieco.
Di fronte a ciò l’unico mezzo per reagire è rilanciare la lotta. Con le parole e con i gesti più svariati, ma con la consapevolezza di non voler chiedere più nulla a chi è solo artefice di morte e sopraffazione. Crediamo nella libertà di movimento per tutti gli individui della terra nell’autodeterminazione della propria vita, per questo pensiamo che centri di detenzione per immigrati, così come ogni carcere, siano luoghi di negazione degli uomini in quanto tali e della loro libertà. Non difenderla è il primo passo verso la completa distruzione.
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