DOPO 50 ANNI, QUALE MEMORIA?

Il giorno 9 settembre 1957 nel paese di San Donaci (Br) in occasione dello sciopero dei contadini scatenato dalla crisi vitivinicola, scoppiò una vera e propria rivolta autogestita. Le barricate degli insorti erano sparse nei punti strategici, cioè le vie principali che portavano ai paesi limitrofi, creando quindi una fortezza.

La polizia tentò di prendere il controllo della situazione ma fu investita da una pioggia di pietre che, purtroppo, invece di bloccarne l’avanzata, provocò una reazio-ne ancora più violenta. I militari co-minciarono, infatti, a sparare sulla gente, uccidendo tre persone (due uomini e una donna) che si trovavano lì per caso a vedere. L’assassinio rimase irrisolto, non si fece mai luce sui fatti. Secondo la versione dei paesani, solo un popolano di nome Carmelo Stanca, di fatto fascista, pressoché santo per la chiesa ed eroe per la “buona famiglia” latifondista, a cui addirittura fu dedicata una via, era a conoscenza dei fatti. Conosceva so-prattutto chi diede l’ordine di sparare, ma tutto fu insabbiato. Ecco gli eroi! Lui, che con furbizia nascose gli altri dal grilletto facile, andando contro coloro – i contadini – che per fare giustizia li avrebbero volentieri uccisi con le proprie mani e le zappe.

In quel periodo del dopoguerra, lo Stato a “regime democratico” e la chiesa si occupavano di reprimere la ribellione, sparando da una parte e scomunicando dall’altra; nei regimi socialisti era simile: invertendo le ideologie, a rimetterci sono sempre gli sfruttati in qualunque Paese di questo mondo.

Nel corso delle commemorazioni di questi giorni, esponenti dei Comunisti Italiani hanno riportato il giudizio espresso all’epoca dall’allora deputato del PCI, attuale Presidente della Repubblica, Napolitano, che chiedeva giustizia per quei fatti. Lo speculare dei vari partitini discendenti dal PCI può solo creare l’illusione di una “democratica” giustizia, con i soliti richiami alla pacificazione sociale. Ma i signori di diverso colore politico sappiano che la giustizia non risiede nelle aule di un tribunale.

Rabbia amore e solidarietà ai contadini repressi dal mercato dei padroni.