Negli ultimi mesi il clima di controllo ossessivo a Lecce sembra essere molto aumentato, e mentre due nostri compagni sono ancora in carcere e due agli arresti domiciliari, va avanti il processo che li vede accusati di associazione sovversiva insieme ad altri otto anarchici. Sono state varie le iniziative per chiedere la loro liberazione e per spiegare i motivi che li tengono reclusi, particolarmente la lotta contro i centri di detenzione per immigrati. Volantinaggi, presidi, cortei, banchetti informativi, spettacoli teatrali hanno continuato ad animare le strade e le piazze di Lecce esattamente come accadeva prima che i nostri compagni venissero arrestati. Gli anarchici non sono stati annientati né azzittiti; certo hanno trovato davanti a sé molte difficoltà ma non hanno abbassato la testa, perché il coraggio delle loro idee è stato più forte di tutto. La loro controparte, forze dell’ordine e magistrati, però non ha granchè gradito tale situazione, e così sono state aperte numerose indagini a carico di numerosi compagni col fine di scoraggiare la loro attività, impaurirli, isolarli. Carabinieri, polizia, procura leccese stanno agendo come un Kater pillar, per spazzare via qualsiasi contestazione fuori dalle righe. Seguendo la moda del momento, due procuratori, Giorgio Bruno e Guglielmo Cataldi hanno aperto due nuove indagini per associazione sovversiva a carico di tre anarchici leccesi e altri cinque sparsi per l’Italia, sulla base di vecchi volantini e giornali trovati in un auto, già conosciuti nel processo in corso, o semplicemente sulla base della corrispondenza tra alcuni di essi, corrispondenza già considerata non rilevante da una corte d’assise, perché sottoposta a censura, prima ancora dell’apertura dell’indagine. Si sprecano poi le denunce per affissione abusiva e apologia sovversiva, anche in questo caso procurate da un semplice promemoria di iniziative trovato in una delle tante perquisizioni e persecuzioni.

La situazione, che non è caratterizzante solo della cittadina salentina, ma di molte città italiane (vedi Torino durante le Olimpiadi), viene resa pesante dall’atteggiamento di sbirri e magistrati convinti di trovarsi in piena guerra fredda e intenzionati a non far passare alcuna voce stonata che turbi quella terrificante quiete che si vuole imporre ad una città e ad una provincia che dovranno in ogni caso essere votate al turismo. In questa atmosfera si terrà il 7 aprile la terza udienza del processo in corso per associazione sovversiva, e proseguirà poi ad intervalli di quindici giorni. Nel frattempo qualcos’altro è accaduto. Ad un anno dall’arresto dell’ex direttore del CPT “Regina Pacis” don Cesare Lodeserto, il Pm Tramis ha concluso le indagini riguardanti l’ultima vicenda che lo vede coinvolto insieme ad altri collaboratori, dopo le condanne per violenze e simulazione di reato. Le accuse vanno dal sequestro di persona, all’estorsione, all’abuso dei mezzi di correzione. Un parente di Lodeserto, Giuseppe Lodeserto è accusato di violenza sessuale, mentre il medico Catia Cazzato è accusata di falso, stessa accusa che l’ha vista condannata proprio insieme a don Cesare. Due giorni prima che venisse resa nota la conclusione di questa nuova indagine che farà passare nuove notti insonni a Lodeserto, lo stesso, insieme allo zio finanziere già defunto, è stato assolto dall’imputazione di peculato. La gestione economica del CPT non ha dato adito ad alcun reato per il Tribunale, per il motivo fondamentale che la contabilità non poteva essere controllata dal diritto privato dello Stato, come per ogni azienda o ente pubblico, ma dal diritto canonico, trovandoci difronte ad una ente ecclesiastico, facente capo alla Curia leccese. Non ci preme assolutamente entrare nella questione; quando Lodeserto fu arrestato, esprimemmo l’opinione di non voler vedere nessuno in galera, neppure un essere così spregevole, per quanto vedere un aguzzino davanti ai nostri occhi, peraltro scortato dalla digos leccese che ha macchinato la montatura contro di noi, non poteva che procurarci fastidio.

Cìò che ci ha particolarmente inorridito in questi giorni è stata invece la profusione di lodi e incensi nei confronti di quest’ultimo alla notizia della sua assoluzione, da parte di politici di destra e sinistra nonché dei giornali e televisioni locali, che gli hanno dedicato speciali e paginoni, con evidente commozione. Questo avvenimento avrebbe del tutto riabilitato la sua figura, a detta di tali viscidi sciacalli, omettendo e trascurando le sentenze di condanna che la stessa magistratura aveva pronunciato nei confronti del medesimo. Qualcuno addirittura avrebbe visto ristabilirsi la democrazia mediante tale sentenza assolutoria, chiaramente quella che questo qualcuno ha in mente; quella che assolve i potenti in quanto tali e condanna pesantemente i deboli. Quella che ghettizza, reclude, deporta poveri ed esclusi, ma elogia e santifica chi ha scambiato la carità con la tortura e l’affare. Lontani anni luce da questi opportunisti, sappiamo bene che la giustizia non si trova in tribunale e che per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti…

Per chi volesse scrivere ai nostri compagni:

Salvatore Signore, c.c Borgo S.Nicola, 73100 Lecce

Saverio Pellegrino, c.c Borgo S.Nicola, 73110 Lecce

Cristian Paladini

Ferrari Marina, via XXI Aprile 29, 73042 Casarano(Le)

E’ aperto un conto corrente postale per chi volesse contribuire alle spese legali

c.c.p 56391345 intestato a Marina Ferrari

 
 

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