DEMOCRAZIA: MICROFONI E POLIZIA
15 settembre, Trieste, via Genova. Un rudimentale ordigno esplode e danneggia una finestra della sede dell'Iniziativa per il Commercio Estero.
Alcuni compagni, riuniti nella vicina sede del gruppo anarchico Germinal di via Mazzini, scendono in strada in seguito al botto. Dopo alcuni minuti vengono fermati dagli sbirri della Digos e portati in questura.
Seguono tentavi di far firmare verbali con dichiarazioni false e perquisizioni notturne a casa di un anarchico. Tutti i presenti, colpevoli di trovarsi in quel momento momento nella casa perquisita, diventano automaticamente "anarchici indiziati".
Il giorno seguente giunge la rivendicazione dei Nuclei Territoriali Antimperialisti, ma questurini e magistrati vogliono continuare con la pista anarchica: ulteriore perquisizione nel pomeriggio. Cercano armi ed esplosivi, se ne vanno con materiali infiammabili che chiunque tiene in casa e qualche capo d'abbigliamento particolarmente appariscente.
Il 26 ottobre i compagni vengono convocati in questura e qui schedati in quanto indagati per associazione con finalità di terrorismo (art 270bis), danneggiamento seguito da incendio, fabbricazione e detenzione di materiale esplodente.
Il 31 ottobre alcuni indagati scoprono nella propria abitazione tre microspie (collegate alla rete elettrica) di pochi centimetri di grandezza.
Pratica sicuramente non nuova quella della polizia: da anni i ribelli, gli anarchici, i compagni rivoluzionari sono oggetto delle attenzioni della magistratura. Negli ultimi mesi sono state scoperte microspie dello stesso tipo nelle abitazioni di diversi anarchici a Torino, Firenze, Bologna, Milano, Rovereto ... dove tutti gli spiati sono oggetto di indagini relative all'articolo 270bis.
Un progetto su vasta scala, quindi, quello di bloccare l'attività dei compagni, intimidire i ribelli e stroncare sul nascere l'interesse nei confronti di analisi critiche dell'esistente.
Quando il Grande Fratello diventa una misera trasmissione televisiva e l'originario concetto di "autorità che tutto vede e tutto sa" viene fatto dimenticare, può stupire che simili pratiche vengano utilizzate per controllare, reprimere e affibbiare quanta più galera possibile a chi questo mondo, così com'è, non piace proprio.
Da parte nostra non possiamo che consigliare a tutti, come minimo, di leggersi 1984 di George Orwell.
Per quanto riguarda gli spioni che si intromettono nella vita degli altri, ascoltando i discorsi e le effusioni più intime, non ci possiamo che augurare che uno slancio collettivo di buonsenso - e di buon gusto - li faccia sparire dalla faccia della terra.Portandosi appresso questa società basata sul dominio e sullo sfruttamento che mantengono in piedi.
"Lo colpì il fatto che la vera caratteristica della vita moderna non consisteva nella sua crudeltà o nella sua insicurezza, ma solo nella sua nudità, nel suo squallore, in quella sua incapacità di ascoltare ed apprendere"
"Tutto si confondeva nella nebbia. Il passato era cancellato, la cancellatura era stata dimenticata, e la menzogna era diventata verità"
George Orwell, 1984
[Testo del volantino distribuito alla manifestazione contro la repressione e in solidarietà ai compagni indagati, a Trieste, sabato 25 novembre 2000. Poco prima del passaggio del corteo in corso Italia alcuni anarchici espongono su di un'impalcatura uno striscione con la scritta Terrorista è lo Stato! Solidarietà è rivolta! Il volantino ha lo stesso titolo]
Non lo sappiamo, se siamo veramente solidali con gli inquisiti in questa montatura. Non lo sappiamo perché non siamo forse loro compagni di lotta, non camminiamo al loro fianco, forse solo talvolta, forse solo con qualcuno di loro. Però ora li sentiamo vicini nei nostri cuori, schiacciati dalla stessa repressione, cieca e stupida, così parrebbe nella sua miopia e nel suo perseguire indagini ridicole, ma forse intelligente e lungimirante: in fondo, riesce a colpire molto prima di una sentenza, quale essa sia: minacce, accuse, allettamenti squallidi, e così la paura, la testa e il cuore di questi compagni costretti alla difesa.
Non lo sappiamo, se la nostra solidarietà è gradita, in fondo, siamo degli egoisti innamorati, e le catene altrui ci inorridiscono quanto quelle che pesano addosso a noi, è per questo che vogliamo scioglierle.
A modo nostro, naturalmente.
L'abbiamo detto, che siamo degli egoisti, ed ora quelle accuse continuano a risuonarci intollerabili nelle orecchie, con tutti i loro rimbombi orrendi e le conseguenze esiziali per la nostra felicità. Che il dominio voglia piegare, costringere alla resa, ridurre al silenzio, impaurire, non è cosa che ci stupisca. Semplicemente, questa volta si sta mostrando un po' più brutto, un po' più vicino a noi.
Ma noi vogliamo continuare a giocare, ad amare, a lottare, non abbiamo paura, ecco, la solidarietà che siamo sicuri di poter dare ai compagni - se non altro, di sventura - inquisiti, è la solidarietà della lotta, della rivolta, della vita.
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