Come al solito, quando un episodio viene a turbare la pace sociale imposta e un piccolo granello di sabbia inceppa, seppure in maniera impercettibile, gli ingranaggi del dominio, le reazioni dei burattinai che tirano le fila di questa marcia società incancrenita non si fanno attendere, e si manifestano per mano e per bocca dei loro burattini più fedeli e servili: sbirri e giornalisti. Due facce di una stessa medaglia, essi si compenetrano e sono complementari tra loro, l’esistenza e lo sporco lavoro dei primi non sarebbero completi senza quelli dei secondi, e viceversa: rappresentano essi il braccio armato e la bocca fetida di uno stesso padrone: lo Stato. Esso rappresenta il cuore, ed è lì che bisogna colpire.

Il terrorismo vero, quello che storicamente appartiene agli Stati, domenica 11 luglio e nei giorni successivi si è manifestato in maniera palese a coloro che ancora non hanno due spesse fette di prosciutto sui propri occhi, e si è manifestato dapprima con violente cariche e pestaggi da parte degli sbirri nei pressi del Regina Pacis, e poi attraverso l’enorme campagna di terrorismo mass mediatico attuata da tutti i giornali e le tv che hanno raccontato i fatti.

Domenica 11 luglio, così come abbiamo fatto altre decine di volte, in poco più di una dozzina ci siamo recati sotto le mura del lager Regina Pacis per portare la nostra solidarietà e fare sentire il nostro calore a chi era internato, e per diffondere un volantino ai bagnanti che spiegasse loro cosa sia realmente quel posto; uno striscione, slogan, dei fumogeni per farci notare e discorsi fatti al megafono sono stati sufficienti ad infiammare gli animi dei reclusi, che dall’interno hanno iniziato a sfasciare tutto ciò che materialmente negava loro la libertà - non a caso iniziando dalle finestre sbarrate - e a lanciare tutto di sotto e contro coloro che erano i loro guardiani. Non occorrono molte parole: tra sfruttati, tra esclusi di ogni razza e colore le barriere non esistono, ci si riconosce a pelle e le distinzioni tra italiani e stranieri, "liberi" e internati, bianchi, neri, clandestini, arabi, mussulmani o atei sono solo termini vuoti e insignificanti.

Un uomo domenica ha provato a fuggire dal lager, senza purtroppo riuscirci ed anzi venendo picchiato violentemente per averci provato, ed a quel punto gli sbirri hanno caricato. In una caccia all’uomo sulla spiaggia, tra i bagnanti che parteggiavano quasi tutti per la legge, questi inutili uomini protetti dalla divisa hanno picchiato selvaggiamente una compagna che si è rotta un ginocchio ed un altro compagno, hanno manganellato tutti ed insultato le donne, infine hanno tratto in arresto un altro compagno. A questo punto, terminato il compito del terrorismo poliziesco, gli è subentrato quello mediatico.

Chiunque sia ancora in possesso di un minimo di intelligenza critica dovrebbe almeno chiedersi come fanno i vari giornalisti a parlare di fatti a cui non hanno assistito, arrivando sul luogo ore dopo l’accaduto, se non riportando unicamente le versioni che gli sbirri gli consegnano. È così che le mistificazioni e le falsità prendono consistenza e divengono "reali". Non una notizia, non una parola di quanto è stato detto e scritto in questi giorni corrisponde all’accaduto, e non c’è da aspettarsi diversamente da chi è incapace anche di riportare correttamente l’esatto numero dei manifestanti o addirittura l’età dell’arrestato!, e da chi tace del pestaggio selvaggio di un prigioniero che ha provato a fuggire per parlare delle presunte ferite di un paio di sbirri.

Continuano a chiamare i posti come il Regina Pacis "centri di accoglienza" quando in realtà la loro stessa legge li definisce in maniera diversa, perché essi altro non sono che carceri in cui finiscono coloro che sono in attesa di espulsione semplicemente perché sprovvisti di permesso di soggiorno.

È stato detto e scritto di uno o più*"assalti", "arrembaggi"* che ci sarebbero stati al CPT da parte dei manifestanti, con "lancio di spranghe e sassi", e che è stato questo a scatenare le cariche: tutto assolutamente falso. Non che la prospettiva mi dispiaccia, sia chiaro, anzi farò del mio peggio affinché il giorno in cui raderemo al suolo quella struttura arrivi quanto prima, solo in quella circostanza non era nelle nostre possibilità farlo, e ci tengo a chiarire come realmente sono andate le cose, per non lasciare che le menzogne di chi è abituato a mentire per mestiere diventino verità.

Pura invenzione è anche la notizia dei "lacrimogeni tra i bagnanti" o delle "forze dell’ordine all’inseguimento di alcuni extracomunitari in fuga protetti dagli anarchici", così come il fatto che i bagnanti siano stati terrorizzati dai manifestanti in fuga e non invece da carabinieri con pistole, manganelli, caschi e scudi; gli stessi lettori di cotanta "montagna di merda" - come già più volte abbiamo fatto notare - dovrebbero sentire offesa la loro intelligenza.

Riguardo al fatto che noi si sia "presunti anarchici", come scritto per ben sette volte nel corso di un solo articolo, vorrei tranquillizzare il "presunto giornalista" - reale servo e pennivendolo - che anarchici lo siamo per davvero, ed invitarlo educatamente a valutare meglio quanto scrive.

Qualche parola vorrei poi spenderla nei confronti dei parlamentari entrati nel Regina Pacis a seguito dell’accaduto, che hanno socializzato amorevolmente col direttore del posto ed hanno affermato che i reclusi che hanno causato la rivolta erano tutti ex detenuti, facendo passare una rivolta collettiva di gente esasperata come il gesto isolato di un solo gruppo di criminali, e dimenticando che coloro che vengono da pene detentive sono stati incriminati molto spesso proprio per lo stesso motivo che li ha portati in quel posto: la mancanza di un documento o il possesso di documenti falsi. Ma d’altra parte, non c’è nulla di cui meravigliarsi dagli stessi burattinai che dirigono le fila di sbirri e giornalisti, e che tra l’altro sono gli stessi che hanno creato le strutture quali il Regina Pacis.

Infine, rivolgo un pensiero a tutti gli esponenti di vario colore politico che hanno espresso solidarietà ai gestori del lager, a coloro che salutano con gioia l’operato di don Cesare Lodeserto, agli stessi don Cesare e vescovo Ruppi, a tutti gli operatori e complici che contribuiscono a fare andare avanti il Regina Pacis, allo sbirro Gabriele Mario che accusa il compagno arrestato di averlo colpito, ai tanti giornalisti che hanno fatto il loro solito sporco lavoro - la maggior parte dei quali non ha avuto neanche il coraggio di firmare i propri articoli - e a tutti coloro che hanno approfittato dell’accaduto per buttare merda sui compagni che da tempo lottano per la chiusura dei lager. Sappiano, costoro, che gli anarchici hanno la memoria lunga.

Sappiano, lorsignori, che gli anarchici non dimenticano…

Un Anarchico non presunto

 
 

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