Dal carcere
Ho incontrato e conosciuto Giuseppe nel carcere di Lecce; ci siamo trovati entrambi sulla stessa sezione mentre eravamo in quel carcere per alcune udienze dei rispettivi processi: lui arrivava da Palermo, io da Sulmona.
Nel corso delle solite quattro chiacchiere che si scambiano durante le cosiddette “ore d’aria”, ho instaurato con lui un rapporto d’amicizia, di rispetto, intrecciando i fili di quelle naturali corrispondenze ed affinità che, talvolta, capita di provare fin da subito. Ho riscontrato in lui grande dignità e fierezza, ed un’etica non distante dalla mia, sebbene i motivi che ci avessero condotto al di là del muro di cinta fossero diversi tra loro.
Quella che segue, è una lettera che Giuseppe stava scrivendo subito dopo il primo presidio del maggio 2005, in seguito ai nostri arresti, per inviarla ai quotidiani locali. Io ci ho visto una sensibilità rara, non comune anche nel mondo carcerario, ed ancora di più mi ha colpito per il fatto che Giuseppe non aveva incontrato e conosciuto nessuno di noi tre anarchici che in quei giorni eravamo in carcere. Prima che la lettera fosse completata, una perquisizione in cella ha permesso alle guardie di appropriarsene, vedendoci dentro chissà cosa, secondo la logica contorta e deformata che seguono gli inquisitori di ogni tempo. Con la richiesta degli atti che lo riguardavano, a Giuseppe è stata restituita copia di quella lettera, che su mia richiesta ha voluto gentilmente farmi leggere, anche se per la cattiva qualità della copia, alcune parole risultano illeggibili e, come detto, è incompleta. D’accordo con lui, abbiamo poi deciso di pubblicarla.
Gentilissimo Direttore,
vi scrivo dall’interno del carcere di Lecce, oggi domenica 15 maggio [2005], alle ore 15 pomeridiane, al rientro dall’ora d’aria, abbiamo avuto tutti noi detenuti la gradevole sorpresa di poter assistere attraverso le sbarre della nostra cella alla manifestazione in favore degli amici anarchici rinchiusi in questo carcere, sezione Alta Sorveglianza.
Desidero con questa mia comunicare il grande sentimento umano che mi ha coinvolto ascoltando i loro messaggi che giungevano a noi attraverso i megafoni così i nostri problemi giudiziari si sono quasi annullati, e il nostro pensiero si è rivolto a quelle persone che dietro il carcere a distanza da noi rinchiusi, manifestano con ardore e passione i loro ideali coinvolgendo non solo i nostri pensieri, ma anche i nostri sentimenti.
Il mio pensiero a distanza di poche ore dalla fine di questa manifestazione è che in carcere esiste una grande apatia che coinvolge tutti noi reclusi, e la mia paura che possa ........ . Ma ciò che più mi ha colpito in questo fuori programma è che ha rotto sicuramente la routine quotidiana, a parte la malinconia di non ……… ……..
Giuseppe Rotundo
Via V. Bachelet, 32 - 90129 Palermo
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