Ricorreranno alla Corte interamericana dei diritti umani

Ricorreranno alla Corte interamericana dei diritti umani (Cidh) due leader indigeni mapuche condannati a cinque anni e un giorno di detenzione per terrorismo, sulla base di una legge introdotta ai tempi della dittatura di Pinochet: lo hanno annunciato i loro legali, dopo che la Corte suprema del Cile ha ribadito ieri il giudizio di colpevolezza nei confronti di Pascual Pichún e Aniceto Norin, confermando una precedente sentenza emessa il 27 settembre scorso da un tribunale di Angol, 600 chilometri a sud di Santiago. La massima corte non ha ritenuto valido il ricorso presentato dalla difesa che denunciava la mancanza di garanzie per un equo processo.

I fatti risalgono al 12 dicembre del 2001 quando ignoti appiccarono un incendio a una tenuta di proprietà dell’ex ministro dell’agricoltura del governo Aylwin e giudice della Corte costituzionale Juan Agustín Figueroa, nei pressi di Traiguén. L’azione fu attribuita alla locale comunità mapuche in conflitto con le imprese forestali che sfruttano le risorse delle loro terre ancestrali.

I due ‘lonkos’, insieme all’attivista pro-indigena Patricia Contreras, erano già stati giudicati e assolti in primo grado lo scorso aprile, sempre dalla magistratura di Angol: tre mesi dopo la Corte suprema aveva però dichiarato nullo il dibattimento sostenendo che le prove presentate contro gli imputati non erano state valutate in modo adeguato. Le organizzazioni mapuche hanno contestato l’annullamento del primo processo e il diverso verdetto dei giudici nel secondo, denunciando l’influenza di alcuni settori politici e imprenditoriali sull’operato della magistratura locale.

Gli indigeni hanno ricordato che l’incriminazione dei due ‘lonkos’ è avvenuta sulla base della legge sulla sicurezza interna, promulgata dal regime militare di Augusto Pinochet che, tra il 1973 e il 1990, dispose l’esproprio delle terre ancestrali dei mapuche.

 
 

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