Comunicato diffuso il 14/7/04
Concessi gli arresti domiciliari a Salvatore

Dopo due giorni di detenzione nel supercarcere di Lecce, il 13 luglio 2004 il GIP Vincenzo Scardia ha concesso gli arresti domiciliari al nostro compagno arrestato domenica scorsa, 11 luglio, per violenza a pubblico ufficiale, durante un presidio davanti al CPT "Regina Pacis" di San Foca (LE). In quell’occasione, i reclusi hanno dato vita ad una rivolta distruggendo le strutture interne; poi dalle finestre divelte del primo piano, in molti hanno guadagnato l’aria sulla balconata. Uno di loro è saltato giù, nel cortile antistante, in un tentativo di fuga, ma è stato bloccato dai guardiani mentre cercava di scavalcare la recinzione metallica. I compagni presenti hanno cercato di liberarlo dalla presa degli aguzzini ed è a questo punto che è partita la carica dei carabinieri in tenuta antisommossa. Due compagni sono stati fermati e identificati (uno rinchiuso nel CPT fino alle 22 mentre l’altro riusciamo a trattenerlo fra noi), mentre Salvatore viene trascinato via di forza (solo dopo molte ore sapremo che è in carcere a Lecce). Una compagna si è fratturato un ginocchio. Parrebbe che due carabinieri siano rimasti feriti alla testa.

Vergognosa la reazione dei bagnanti che affollavano la spiaggia a ridosso del lager: allenati a rivolgere lo sguardo altrove, domenica non hanno potuto evitare di accorgersi della violenza delle divise e della voglia di libertà degli immigrati reclusi, schierandosi apertamente dalla parte degli sbirri. Infastiditi per la meritata giornata di vacanza rovinata, hanno applaudito la forte repressione e negato aiuto a chi aveva ricevuto le manganellate. Ma probabilmente non c’è nulla di cui meravigliarsi.

L’arresto e l’incriminazione di Salvatore è soprattutto una vendetta dello Stato contro un compagno attivo e conosciuto e contro un percorso di lotta che probabilmente infastidisce i custodi della pace sociale su cui si fonda il presente ordine, intendendo per pace sociale non la convivenza pacifica fra le persone, bensì la convivenza pacifica fra dominanti e dominati, fra sfruttatori e sfruttati, fra dirigenti ed esecutori, a tutto vantaggio dei primi e della salvaguardia dei loro interessi.

Importante è non lasciarsi intimidire, non lasciare isolati i compagni incappati nelle maglie della "giustizia" (rifiutando i falsi distinguo fra colpevoli e innocenti), e continuare a battersi ognuno con i mezzi che ritiene più opportuni per sbarazzarsi definitivamente di carceri e tribunali, sorveglianti e aguzzini, Stati e governi, padroni e sfruttatori.


Salvatore libero, subito! Liberi tutti!
Capolinea Occupato
Via Adua – Lecce


Nei giorni seguenti tali avvenimenti si sono svolti a Lecce alcuni presidi, volantinaggi, contro l’arresto di Salvatore, contro la repressione della sbirraglia e contro i centri di permanenza temporanea; alcune scritte sono apparse sui muri a sottolineare la rafforzata voglia di libertà per tutti.

Sabato 17 luglio, una quarantina di compagni provenienti da varie città della Puglia, hanno tenuto un sit-in davanti al Duomo, sede della curia leccese, che tramite la fondazione "Regina Pacis" gestisce il CPT di San Foca. Per alcune ore, con megafono, striscioni, volantini e musica, i numerosi passanti sono stati informati dell’accaduto e della natura dei centri di permanenza temporanea, che la propaganda di regime continua a chiamare centri di accoglienza per mistificare la realtà. Alcune decine di carabinieri e poliziotti hanno controllato la zona circostante, mentre un operatore di una televisione locale è stato sbeffeggiato e mandato via dai manifestanti. Al termine del sit-in questi ultimi si sono allontanati con un corteo spontaneo per alcune vie della città.

Martedì 27 un presidio con volantinaggio si è tenuto fuori dal tribunale di Lecce, dove il riesame doveva decidere sulla revoca degli arresti domiciliari a Salvatore.

Azioni contro i CPT, le espulsioni e gli arresti ci sono state in altre parti della penisola ed oltre.

La notte del 26 giugno un ordigno rudimentale piazzato davanti ad una filiale di Banca Intesa a Milano veniva ritrovato inesploso, con una rivendicazione che accusa la stessa Banca di essere complice nella gestione di alcuni CPT. Sempre a Milano, un altro ordigno esplode davanti ad un’altra filiale di Banca Intesa la notte del 16 luglio, azione compiuta in "Solidarietà agli immigrati rinchiusi nei CPT". Infine, un’altra esplosione coinvolge questo istituto di credito a Milano, il 24 luglio, azione rivendicata contro i CPT, in solidarietà con i migranti rinchiusi e con gli anarchici arrestati.

Inoltre, la notte tra il 15 e il 16 luglio a Parigi sono state fracassate sei vetrate di due diverse filiali della banca italiana San Paolo, mentre nella stessa città la notte del 19 luglio è stata distrutta la vetrina di una agenzia di assicurazioni italiana. Le azioni sono state rivendicate in solidarietà con gli imputati del G8 di Genova e i compagni di Pisa e Lecce.

La solidarietà è un’arma!




 
 

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