#lang it #title Comunicato Kaminalibre Un tempo nuovo si avvicina a passi da giganti e sembra esser carico di sorprese Un tempo nuovo si avvicina a passi da giganti e sembra esser carico di sorprese, apprendimenti, rincontri e molto di ciò che non siamo capaci di immaginare quando lasciamo il carcere. Ma quando lo viviamo, la facciamo aggrappandoci alle convinzioni e alle idee che ci accompagnano come scelta di vita per costruire situazioni e momenti collettivi favorevoli sulla via di una maggiore giustizia e di una piena libertà, di una libertà per la quale abbiamo combattuto in tutti questi anni. Un tempo vecchio di reclusione inizia a scomparire dal nostro vissuto. E’ il tempo di questo maledetto carcere speciale, pianificato e concepito per fare a pezzi le nostre esistenze, quelle delle nostre famiglie, dei nuclei, delle organizzazioni e delle idee in cui crediamo. Siamo uguali a quando siamo entrati, con alcuni anni in più, con altri sguardi. Ben oltre una lapidaria sentenza o un’ovvia constatazione possiamo affermare che in questo viaggio di resistenza all’oppressione della prigionia noi siamo rimasti leali all’essenza dei nostri ideali di lotta, che ci hanno condotto qui. Malgrado la reclusione e l’isolamento abbiamo continuato a vedere i fratelli e le sorelle di strada venuti dai luoghi più impensati del pianeta; in questa maniera siamo riusciti a costruire spazi di organizzazione capaci della necessaria perseveranza per apportare da questo fronte, che è il carcere, alla ricostruzione dell’organizzazione proletaria degli emarginati coscienti che lottano per la trasformazione del mondo. Questo tempo vecchio che inizia la via della ritirata porta con sé infinite ore d’impazienza, parziali sconfitte, ostilità della repressione, molta incomprensione, perdite e allontanamenti di vario tipo; ma alla fine questo tempo ci lascia con una solida certezza: sapere che abbiamo vinto questa lotta diseguale. Lo Stato cileno aveva preparato tutto per seppellirci, ma noi siamo qui. Con la tranquillità per poter guardare in faccia chiunque, sapendo che questo momento lo abbiamo costruito noi, in maniera ininterrotta. Sciopero dopo sciopero, mobilitazioni da dentro e da fuori, scrivendo, disegnando, spaccando parti del carcere non in forma simbolica ma tangibile, apportando alla controcultura, picchiando i secondini e ricevendo i loro colpi, creando reti, canti, mettendo in discussione concetti, idee e pratiche , comunicando con linguaggi collettivi ispirati al pensiero e all’azione rivoluzionaria, proteggendo le nostre vite come eterno omaggio ai nostri caduti… Non si può capire questo momento se non si riesce a sviscerare la vitale importanza nel sapere che nella nostra persistenza essi sono ancora vivi e forti...: “El Mono” Alejandro Sosa, “El Papi” Andrés Soto Pantoja, Ariel Antonioletti, Pablito Muñoz Moya, Norma Vergara “Chika occhi di luna”, Claudia López Benaigue, i fratelli Rafael, Eduardo e Pablo Vergara Toledo, José Miguel Martínez “El Palito”, Mauricio Gómez Lira, i fratelli Rivera Calderón, José Domingo Gómez Rojas, Kurillanka, Kilapan, Alkatipai, Meski, la Janekeo, Leftraru tra i tantissimi che nel loro tempo e contesto hanno dato tutto per essere più liberi spezzando le catene, i gioghi, ribellandosi, intervenendo nella realtà per cambiarla. Questo è il primo istante in cui metto i piedi su una strada dopo 11 anni, 2 mesi e 15 giorni. Questo è il raggiungimento dell’obiettivo che ci eravamo prefissati con lo sciopero della fame di ottobre-novembre. Per ora l’uscita è prevista solo per le domeniche, per alcune settimane, per poi passare al fine settimana completo, alla semilibertà e infine alla libertà vera e propria. Stiamo vivendo una dinamica politica naturalmente complessa, consideriamo comunque che questo permesso domenicale sia un obiettivo collettivo ottenuto da molte persone libere e coscienti. Coloro che ci governano con la dittatura delle merci, i lacché della politica mondiale di Bush, non ci hanno regalato nulla. Quando si tratta di reprimere lo fanno senza schifo e con pervicacia riattivano la burocrazia giudiziaria e poliziesca per controllare i nostri movimenti nella città. E’ un conforto sentire la riconoscenza e l’allegria di molti così come la coscienza netta del momento che attraversa l’Organización Autónoma y Multiforme de la Rebeldía anticapitalista… anche se c’è ancora molto da fare. Di certo ci troveremo nelle strade e nei luoghi in cui sia necessario perché, come ci sono individui che rinnegano la loro storia per accomodarsi al modo di vita capitalista, io rivendico con un giusto orgoglio tutte le azioni intraprese, tutti gli atti di sana giustizia che ho commesso in nome di coloro che nome non hanno. La prigione politica terminerà solo quando saremo capaci di spazzare via la società divisa in classi, fino ad allora solo potremo fantasticare su vittorie che non sono tali, e per questo motivo ritengo che oggi sia doveroso rafforzare la solidarietà e lo scambio fraterno con i peñi y lamngen (fratelli e sorelle) Mapuche.
Ugualmente abbiamo bisogno di lotte più forti contro la colonna vertebrale della legalità borghese che risiede in uno Stato di Polizia perverso che rinchiude migliaia di proletari nelle carceri, veri e propri centri di sterminio. Lottare contro la criminalizzazione della miseria significa migliorare la mira dei nostri cecchini verso tutto il tessuto sociale che rende possibile lo Stato di Diritto che perpetua l’immunità per i borghesi e gli sfruttatori, e l’eterno castigo agli emarginati di sempre. Compagne e compagni, sorelle e fratelli, amiche e amici, famiglia... vi sarò eternamente grato per aver permesso che oggi io sia di nuovo per le strade. Sono emozionato, contento, ansioso ma anche tranquillo e fiducioso che si apprestano nuovi tempi, buoni e intensi. Con amore e sincera fratellanza, un bacio e un abbraccio a tutti... Che la memoria storica seppellisca coloro che condannano la violenza proletaria contro lo sfruttamento capitalista... Per il Comunismo, per l’Anarchia… Fino a che ci sarà miseria, ci sarà Ribellione! Marcelo Villarroel Sepúlveda
Prigioniero politico Kamina Libre
oggi 28 dicembre 2003, strade di Santiago, Cile
**10 ANNI DI CARCERE SPECIALE**
**CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA: 10 ANNI DI RESISTENZA E LOTTA!**
L’alba di domenica 20 febbraio 1994 fu il momento scelto per gettarci in un nuovo centro di sterminio in Cile, un nuovo laboratorio di sperimentazione comportamentale: la Cárcel de Alta Seguridad (K.A.S). Quella mattinata in 43 prigionieri politici, appartenenti in quel periodo alle organizzazioni politico-militari FPMR, Mapu-Lautaro e MIR, fummo trasferiti da diversi penitenziari del paese in un unico carcere progettato per annichilire le persone, tentando di distruggere così le forme di espressione politico-militare del Movimiento Popular Antidiktadura. Con il ripristino della “democrazia” è arrivato lo Stato di Polizia. Se ne andarono via i soldati e la repressione e la controffensiva vengono mascherate dietro l’apparenza dell’illusione di avere molte libertà. La Dittatura della Merce ha rinnovato la facciata e da allora è stato un continuo costruire carceri, dalle porte tecnologiche, in tutto il paese. Segno inequivocabile dell’avanzamento di una delle forme di disciplina sociale delle più macabre al ser-vizio dei potenti. Isolamento prolungato per mesi, scioperi della fame, sommosse, pestaggi, punizioni delle più varie, trasferimenti, macchinazioni e montature, evasioni, violazioni del regime interno... 10 anni in cui abbiamo visto crescere figlie e figli nel mezzo di idee e azioni, avanzamenti e arretramenti, sempre cercando l’organizzazione, ricomponendo gli aspetti più essenziali della vita per poter affrontare con Dignità ogni decisione ed ogni momento vissuti in carcere… Dal carcere abbiamo assistito all’aggressiva espansione del capitale, così come alla pertinace insistenza di Organizzarsi per Lottare. L’evasione in elicottero dei membri del FPMR avvenuta nella sezione a lato della nostra, un parlatorio con vetri divisori che abbiamo rifiutato di usare, la conoscenza della prigione politica in altre parti del mondo... eventi che marcano centinaia di visite legate da una storia di comune resistenza, lotta intrecciata con la lenta ricomposizione delle e degli Sfruttate/i come classe e forza capace di costruire la vita nuova trasformando il mondo di merda in cui viviamo. Un decennio di diversi regimi di alta sicurezza ha modificato aspetti importanti per l’esistenza di noi che non abbiamo scelto né cercato questo posto. La composizione organica della militanza e il pensiero sono cambiati, rendendo possibile l’incontro fecondo con molta gente, così come differenziamenti di fondo con altre. Come spazio collettivo e Rivoluzionario-Libertario abbiamo costruito un Cammino che è stato interrotto in alcuni suoi tratti, ma in gran misura questo è ciò che ci permette oggi di tornare a camminare per le strade riaffermando la nostra idea-forza: Fino a che ci sarà miseria, ci sarà Ribellione! Aumentalo le e gli detenute/i per ragioni sociali, il concetto di massima sicurezza viene applicato indistintamente a tutte/i, come priorità punitiva. I peñi e le lamngen mapuche lo vivono quotidianamente nelle prigioni dello Stato cileno fascista. Ogni richiesta o esigenza popolare trasformata in azione è criminalizzata. La radicalizzazione e l’intensificarsi della Lotta per una vita migliore comporta una preparazione per affrontare gli attacchi repressivi dello Stato, sempre attento e ansioso di colpire coloro che si azzardano a colpire la pace sociale dei ricchi. Oggi sono in atto dei “tentativi di soluzione” che permettano la liberazione di una trentina di prigionieri politici, la gran parte dei quali si trova rinchiusa nella K.A.S. Un processo non esente da doppi fini, che ognuno tende a risolvere con conseguente trasparenza. Non siamo i primi né gli ultimi a vivere con dignità rivoluzionaria un’esperienza demenziale com’è la reclusione. Siamo vivi, in piedi, con molte energie per apprendere da ogni fratello e sorella, che ci aiuti a concretizzare nuove iniziative, collaborando in mille modi, ponendo il granello di sabbia per continuare a rivendicare la nostra storia di lotta, rivendicando coloro che non ci sono più, portando in alto l’aspirazione della Rivoluzione Sociale… per questa strada va Kamina Libre. Vi chiediamo di non demordere in modo da costruire la solidarietà concreta degli Sfruttati mantenendola attiva in prigione, nelle città e nei centri di sfruttamento lavorativo. Vi chiediamo di informarvi e di diffondere, di agitare e propagandare la libera iniziativa in modo da coordinarvi al meglio… Non fermiamoci né adesso né mai come Proletari in Rivolta per l’emancipazione totale. Lotta autonoma e Organizzazione per abbattere le mura delle prigioni! Non c’è sbarra o punizione capace di finirla con le idee di Ribellione e Rivoluzione Sociale! GIOVENTU’ COMBATTENTE INSURREZIONE PERMANENTE! COLEKTIVO KAMINA LIBRE
Karcel de Alta Seguridad
Venerdì 20 febbraio 2004
Santiago - Chile
www.nodo50.org/kaminalibre